Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, lancia un duro attacco al governo regionale guidato da Renato Schifani e, più in generale, alla gestione della sanità in Sicilia, definita «la vera emergenza». In un’intervista a Repubblica, Faraone annuncia che il suo partito domani (durante una tavola rotonda a Palermo) presenterà proposte concrete su questo tema, ma precisa che non parteciperà alla manifestazione promossa da Pd e Movimento 5 Stelle, prevista per il 15 giugno: «Non saremo in piazza con loro, ma vogliamo costruire l’alternativa anche insieme a loro. Devono però essere più credibili».

Al centro delle critiche c’è la paralisi del sistema sanitario regionale, aggravata – secondo Faraone – dalle nomine mancate nelle Aziende sanitarie: «Schifani aveva detto che avrebbe cacciato i manager in ritardo. E invece, non solo sono tutti al loro posto, ma non riesce nemmeno a nominare i direttori generali delle Asp ancora senza vertice, come quella di Palermo e di Trapani». La causa? «Le solite logiche di lottizzazione della politica». Il capogruppo renziano cita anche la vicenda dell’Asp di Trapani e i gravi ritardi nell’abbattimento delle liste d’attesa. «Il governo nazionale e quello regionale, purtroppo, si muovono come se non fosse un’emergenza», aggiunge, ricordando anche i rilievi mossi dalla Fondazione Gimbe alla premier Meloni per la mancata adozione dei decreti attuativi.

Non meno severe le parole rivolte ai partiti di opposizione, accusati di ambiguità e complicità con la maggioranza. «Non si può andare in piazza di giorno e la sera tornare all’Ars col cappello in mano. Stiamo registrando troppi atteggiamenti di totale complicità», afferma Faraone, facendo riferimento all’approvazione della recente manovrina del governo Schifani, passata senza colpo ferire: «Non hanno nemmeno chiesto il voto segreto, in cambio di qualche milioncino per il proprio collegio». È una «opposizione finta, poco credibile, che sta solo preparandosi alla sconfitta», sostiene.

Sul piano politico, Faraone boccia la possibilità di una ricandidatura di Schifani alle Regionali del 2027: «È già il passato. Verrà spremuto fino a sei mesi dalla fine della legislatura, poi candideranno qualcun altro. Magari Gaetano Galvagno».