Sanità, torna a Palermo la Faraoni

L'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha convocato sabato l'unità di crisi sul Coronavirus a Catania

Dopo mesi di attesa e una ridda di voci, oltre che una selezione puntigliosa nel rispetto del decreto Lorenzin, la giunta regionale ha partorito i nomi della nuova sanità siciliana. Nel corso della riunione di ieri sera, Razza e Musumeci siciliano hanno rotto gli indugi e anticipato di un giorno le scelte definitive: la più interessante riguarda il ritorno a Palermo di Daniela Faraoni, nome caro al presidente dell’Ars Gianfranco Micciché. Ex dirigente amministrativo all’Asp di Catania, Faraoni si scontrò con Matteo Tutino, il chirurgo di Rosario Crocetta sotto inchiesta per truffa aggravata, durante la sua permanenza a Villa Sofia. Sarà la Faraoni a dirigere l’Asp. Al Civico va Colletti, già dirigente della Seus 118, molto stimato dai vertici di Forza Italia e Cantiere Popolare. L’unico “papa straniero”, ammesso che così si possa chiamarlo, è Walter Messina, palermitano che ha lavorato per un lungo periodo fuori dalla frontiera siciliana (Toscana, Calabria e Sardegna): rivestirà il ruolo di manager a Villa Sofia.

Maurizio Letterio Lanza, che è stato anche nel gabinetto di Stancanelli quando era sindaco di Catania, sarà il nuovo direttore generale dell’Asp etne, Paolo La Paglia dell’Asp di Messina. Salvatore Ficarra, commissario uscente a Ragusa, viene dirottato a Siracusa. Al suo posto, nel capoluogo ibleo, fa rotta Angelo Aliquò, che aveva rivestito il medesimo incarico qualche anno fa. Gli altri sono Giorgio Santonocito ad Agrigento, Alessandro Caltagirone a Caltanissetta, Francesco Iudica a Enna. A Trapani viene promosso Fabio Damiani, già commissario del Ciapi dopo gli scandali, che ha avuto scontri con Crocetta su alcune gare centralizzate: il suo nome è gradito all’Udc. Sul fronte ospedali scelti anche Salvatore Giuffrida (Cannizzaro di Catania), Fabrizio De Nicola (Garibaldi di Catania), Mario Paino (Papardo di Messina) e Vincenzo Barone (Irccs di Messina). Sono rimasti fuori dai giochi, invece, i papabili manager lombardi, considerati modelli di gestione e amministrazione in ambito sanitario. La Regione ha deciso di affidare le chiavi di un settore così delicato a risorse cresciute in casa. Come una squadra di calcio che prima li alleva e poi li fa esordire.

Paolo Cesareo :

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