Indagini, ritardi, commissariamenti. La sanità siciliana è finita in un imbuto da cui sembra impossibile uscire. A capo delle Aziende sanitarie (come quella di Palermo) mancano i vertici, nei cassetti giacciono piani mai approvati, intanto la Corte dei conti e la Guardia di Finanza scavano tra i conti pubblici per capire dove siano finiti fondi e responsabilità. Un sistema appesantito da anni di mala gestione e spartizioni politiche, che oggi mostra tutta la sua fragilità.
Uno degli ultimi segnali è arrivato dal Tar di Palermo, che ha imposto alla Regione di depositare entro Ferragosto la documentazione sull’iter della nuova rete ospedaliera. Una rete che non esiste ancora. Il caso che ha riacceso i riflettori è quello di Humanitas, la clinica catanese che attende da dodici anni l’autorizzazione all’ampliamento di venti posti letto in ortopedia e venti in neurochirurgia, come previsto da un vecchio accordo col governo Crocetta. Ma la vicenda – dove gioca un ruolo Luca Sammartino, nipote dell’attuale direttore generale di Humanitas – è diventata il pretesto per tornare a chiedere conto dei ritardi strutturali della Regione. Di riorganizzazione della rete ospedaliera si è tornato a parlare negli ultimi mesi, ma la convocazione dei manager delle Asp a Palermo finora non ha dato frutti: sulla riorganizzazione di ospedali e reparti pesa come un macigno il parere (condizionante) dei cacicchi della politica locale.
Nel frattempo, si allunga l’ombra della Guardia di Finanza sui fondi del Piano straordinario per le terapie intensive. Un’inchiesta aperta nel 2022 si arricchisce di un nuovo capitolo: un presunto buco da 40 milioni di euro che riguarda 39 reparti tra terapie intensive e sub-intensive. L’investimento complessivo, co-finanziato dalla Regione durante la pandemia, era di 308 milioni ma i numeri non tornano. L’ingegnere Tuccio D’Urso, ex soggetto attuatore del Piano, si sarebbe autoliquidato oltre 139 mila euro come Rup, nonostante l’incarico fosse formalmente gratuito. E i suoi collaboratori, sei in tutto, hanno percepito compensi per altri 130 mila euro in apparente assenza di legittimità. Il Ministero della Salute ha contestato l’intera operazione già a marzo. Ora la Finanza vuole sapere tutto: dove sono finiti quei soldi, quante attrezzature sono state acquistate, quante ne sono rimaste nei magazzini, quanto costerà il contenzioso con le ditte creditrici.
A completare il quadro desolante ci sono le osservazioni della Corte dei Conti: una nota inviata il 13 maggio solleva rilievi gravissimi. Si parla di “drastico peggioramento” negli indicatori di prevenzione, di inappropriatezze organizzative, di disavanzo senza coperture, di bilanci aziendali non chiusi, di liste d’attesa fuori controllo, di farmaci scaduti. Un atto d’accusa in undici pagine che riporta lo scontro con la Regione su livelli altissimi. Il presidente Schifani, in risposta ad alcuni episodi verificatisi nelle scorse settimane (come la contestata “ingerenza” sull’emergenza idrica), ha annunciato di voler esercitare la facoltà statutaria di nomina dei giudici contabili. Come se la crisi si potesse risolvere scegliendo i controllori.
Ma la crisi è politica prima ancora che contabile. Lo testimonia il caso di Ferdinando Croce, manager dell’Asp di Trapani sospeso per due mesi a causa dei ritardi nella consegna dei referti istologici. Il Tribunale del Lavoro ha rigettato il suo ricorso contro il provvedimento di sospensione, dichiarando infondata la richiesta di revoca e condannandolo anche al pagamento di duemila euro di spese legali. La misura, comunque, scadrà il prossimo 28 maggio. Proprio in vista di questa scadenza, Croce è stato convocato lunedì all’assessorato della Salute, per un faccia a faccia con i suoi principali accusatori: l’assessora Faraoni, e i direttori generali Iacolino (Pianificazione strategica) e Scalzo (Dasoe), che avevano formalizzato la proposta di decadenza.
Croce, nel frattempo, ha prodotto una lunga memoria difensiva indirizzata non solo alla Regione, ma anche al Ministero della Salute e alla procura di Trapani. “Su di me accuse false”, ha dichiarato il patriota, che continua a difendere la propria posizione e rivendicare l’assenza di responsabilità diretta nei disservizi dell’Asp. Ma la sua posizione resta fortemente compromessa e la revoca dell’incarico appare sempre più probabile. Fratelli d’Italia, partito che lo aveva sostenuto, ha già chiesto un risarcimento: punta alla direzione dell’Asp di Palermo o al dipartimento alla Pianificazione strategica.
L’Azienda sanitaria di Palermo, nel frattempo, è senza guida da quasi quattro mesi. Un vuoto di potere che incarna lo stallo totale di una macchina paralizzata dai veti incrociati tra i partiti. Il Movimento 5 Stelle ha annunciato una manifestazione per il 15 giugno. “La nostra sanità è quasi in coma”, ha detto Nuccio Di Paola, “grazie a un governo che ignora i problemi e continua a occupare le poltrone, lasciando medici e operatori soli in trincea”. “Riepilogare gli scandali e i disservizi della nostra sanità – dice Di Paola – è diventato quasi impossibile, faremmo prima, forse, a dire cosa funziona. È forse per questo che Schifani continua a non venire in aula per dirci, nel corso della seduta ad hoc che chiediamo invano da mesi, cosa sta facendo questo governo per tamponare le falle, ormai voragini, di questo settore. Il presidente cominci a nominare il direttore dell’Asp di Palermo e metta fine a questo sistema incancrenito, come lui stesso lo ha definito. Gli interessi di bottega dei partiti non possono tenere sotto scacco il bisogno di salute di milioni di siciliani”.
Non è più solo una crisi. È una resa, celebrata nel silenzio delle corsie e nel rumore dei palazzi. E mentre i siciliani continuano a fare i conti con liste d’attesa infinite per una visita o un esame diagnostico, all’Ars è attesa una variazione di bilancio per destinare 15 milioni di euro alle strutture convenzionate. Un tentativo per compensare i tagli derivanti dal nuovo nomenclatore tariffario sulle prestazioni, che rischia di mettere in ginocchio il privato accreditato e di aggravare ulteriormente i tempi e la qualità dell’assistenza.