Abbiamo tutti la nostra canzoncina mattutina, quella che stoniamo davanti allo specchio del bagno o interrogando la finestra sul tempo che farà. Non si tratta della canzone che amiamo di più, ma di una maledetta benedetta melodia che a nostra insaputa un giorno fecce breccia dentro di noi. Da tempo immemorabile mentre mi faccio la barba mi risulta impossibile non canticchiare “’A canzuncella”, incisa nel 1978 dagli Alunni del sole. Gruppo musicale a cavallo tra tradizione napoletana e cantautorato pop, gli Alunni del sole non parteciparono mai al Festival di Sanremo pur avendo le carte in regola per vincerlo. Nei loro brani la voce ipnotica di Paolo Morelli racconta sempre amori fatali, la batteria incede malinconica e inesorabile: gli esseri umani sono pupazzi agitati da passioni travolgenti, giocattoli nelle mani del destino. Continua su Huffington Post
Massimiliano Perrotta
in Buttanissime Meraviglie
Sanremo, l’ironia sulle poltrone non paga
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