Non era ancora stata approvata la Finanziaria, che Renato Schifani già buttava il pallone avanti: “La prossima sarà una manovra senza precedenti”. L’esca che il presidente della Regione ha lanciato nel giorno degli auguri di Natale all’Astoria di Palermo, in una sala gremita di fedelissimi (tra cui gli assessori Dagnino e Tamajo), vale 2,4 miliardi di euro. Che saranno fruibili, forse, dalla prossima estate, o comunque dal momento in cui la Corte dei Conti avrà parificato i rendiconti rimasti in sospeso.

Schifani è così eccitato dall’idea di una manovra espansiva, che nei giorni scorsi ha pure tentato di ricucire coi magistrati contabili, rei – fino a poco prima – di impicciarsi troppo delle vicende del governo: dalla crisi idrica ai termovalorizzatori alla sanità. E così, ecco la mano tesa: “Esprimo il mio vivo apprezzamento per le parole della neo presidente della Sezione di controllo della Corte dei Conti per la Regione Siciliana, Maria Aronica, che ha confermato l’obiettivo di procedere alla parifica dei rendiconti regionali 2020-2024 entro il mese di luglio. Si tratta – aveva detto Schifani – di una prospettiva estremamente significativa, perché un eventuale esito positivo consentirà alla Regione di poter utilizzare l’avanzo di amministrazione, pari a oltre 2 miliardi, frutto del lavoro di risanamento portato avanti in questi anni. Risorse che intendiamo destinare alla prosecuzione degli interventi che stanno sostenendo la crescita economica della Sicilia”.

Già lo scorso settembre, appurata la notizia, Schifani aveva fatto i salti di gioia: “All’atto del nostro insediamento, la Regione aveva un disavanzo di 4 miliardi. Questo governo, con le sue scelte, ha dimostrato di saper guardare non soltanto all’oggi” ma ha saputo creare “le premesse per uno sviluppo stabile che abbia ricadute anche sull’occupazione per i nostri giovani e sulla qualità della vita dei Siciliani. Per questo voglio essere chiaro: sono risorse che destineremo prioritariamente a investimenti”.

Ebbene sì, avere a disposizione oltre 2 miliardi – pensate che la manovra approvata domenica notte pesa circa 1,3 miliardi di euro – significa poter fare la “rivoluzione”. E se la mente dei 70 deputati dell’Ars core subito alle mancette, di cui l’ultima Finanziaria risulta “depurata”, Schifani guarda oltre. Almeno a parole: serviranno infatti “quattro-cinque misure d’impatto per la Sicilia. Non faremo laghetti, fiumiciattoli o rigagnoli” ha garantito. E soprattutto “non guarderò in faccia a nessuno, sarà una manovra senza precedenti, pensando a questo appuntamento del prossimo anno tra luglio e settembre, a volte non riesco a dormire”.

E non è detto che la sua squadra di assessori, capitanata dal tecnico (in uscita?) Alessandro Dagnino, o dal Direttore del Dipartimento Finanze, Silvio Cuffaro, possa bastare: “Chiederò consigli ovviamente perché non sono un economista, mi avvarrò di consulenti a titolo gratuito, conosco molte persone. Vi garantisco che la scommessa non sarà persa”, ha detto Schifani parlando davanti alle centinaia di persone – tra cui deputati regionali, amministratori e dirigenti di Forza Italia – che affollavano la sala dell’Astoria. In tutto questo c’è un po’ di clima natalizio (si avvicina il tempo della strenna) e un po’ di propaganda. Ma c’è soprattutto una volontà suprema: allontanare il più possibile la resa dei conti che, nel prossimo gennaio, potrebbe far vacillare il governo.

La voglia di rimpasto, di strappare una delega al rivale, di piazzare qualche pedina nel sottogoverno, potrebbe essere “calmierata” dalla prospettiva dorata di far giungere una montagna di milioni nei collegi elettorali. Una mancetta moltiplicata per dieci. Per ognuno dei 70 parlamentari (ce n’è anche per le opposizioni, ovviamente). Wow. E questo tempo – da qui a luglio – non trascorrerà invano. Dopo aver assistito all’accantonamento di oltre 70 articoli nell’ultima Legge di Stabilità, a gennaio le norme ordinamentali e le “mancette” torneranno nell’agenda di Sala d’Ercole. La conferma è giunta dal presidente dell’Assemblea, Gaetano Galvagno, che imbastirà due o tre “collegati” alla Finanziaria con tutte le proposte stralciate dal testo. “Io non ci vedo nulla di male se il Parlamento interviene perché il tetto di una chiesa è crollato o per finanziare una strada”, ha confermato l’esponente di Fratelli d’Italia. Mettendo le mani avanti rispetto alla prossima sessione di bilancio.

Cioè quella che dovrebbe fare da apripista alla modifica del voto segreto, alla riforma dei Consorzi di bonifica, della dirigenza, eccetera eccetera. Tutto bellissimo: ma vuoi mettere la possibilità di apparecchiare una tavola imbandita con 2 miliardi e mezzo di euro? Peraltro, la prossima Finanziaria – quando i soldi verranno effettivamente “messi a terra” (come si dice nel gergo dei burocrati) – sarà piena campagna elettorale per le Politiche (che dovrebbero tenersi nella primavera del ’27) e delle Regionali, in programma nell’autunno successivo. Spendere quei soldi, sommergere i territori di liquidità, equivale a tirare la volata a Giorgia – che in Sicilia non ha più avuto modo né voglia di mettere piede – e archiviare definitivamente la stagione degli scandali (sempre che non capiti dell’altro). I clientes già si sfregano le mani. E qualcuno non ci dorme la notte…