Neanche il reddito di cittadinanza, o il bonus 110, che avevano diviso il Paese prima di finire in soffitta con l’avvento di Giorgia Meloni, hanno prodotto un tale catalogo di misure clientelari. In Sicilia, il governo Schifani sembra aver trovato nella politica dei bonus e dei contributi a pioggia la nuova frontiera del consenso. Venuta meno la stagione delle mance nelle Finanziarie regionali – in parte frenata dall’apertura di un’inchiesta che ha coinvolto i ras di Fratelli d’Italia – il populismo siciliano ha trovato un’altra strada: bandi, avvisi e contributi ad hoc.
L’ultimo esempio riguarda i prestiti al consumo per l’acquisto di beni durevoli, una misura destinata ai cittadini con un Isee inferiore a 30 mila euro, a valere sul Fondo Sicilia dell’Irfis. La finanziaria della Regione, recentemente, ha ampliato la platea di chi può chiedere il contributo per l’abbattimento degli interessi: auto fino a 1.600 cc (prima 1.200), moto fino a 250 (prima 125), auto elettriche fino a 100 kW e scooter elettrici fino a 35 kW. In concreto, significa finanziare chi acquista macchine da 25 o 30 mila euro. «Andiamo incontro alle esigenze delle famiglie siciliane e con questa modifica abbiamo di fatto allargato la platea dei possibili richiedenti del contributo sui prestiti al consumo – ha detto Schifani –. Tutto questo sempre allo scopo di favorire l’accesso al credito e sostenere concretamente le famiglie nell’acquisto di beni durevoli con contributi a fondo perduto che possono dare ossigeno ai cittadini riducendo il peso degli interessi sui prestiti».
Ma i sindacati e le opposizioni vedono altro. Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia, denuncia: «Ancora una volta la Regione ignora i soggetti più deboli. Già con l’eliminazione del reddito di cittadinanza non si è fatto nulla per proporre un’alternativa. Ora si fa passare per sociale quella che è in realtà un’operazione finanziaria. E i soldi arrivano dal Fondo di Sviluppo e Coesione, che dovrebbe essere destinato alle fasce fragili. Qui, invece, finiscono a chi può acquistare auto da 25 o 30 mila euro».
Il capogruppo del M5S, Nuccio Di Paola, aggiunge: «Non credo che una famiglia che fatica ad arrivare a fine mese pensi di acquistare un’auto o una moto di grossa cilindrata. Così si avvantaggia chi sta meglio». Più ironico Ismaele La Vardera: «Grazie a Schifani mi comprerò una Ferrari. Che senso ha incentivare l’acquisto di veicoli di grossa cilindrata? La povertà non si combatte con le Bmw». Per Michele Catanzaro, capogruppo del Pd, «prima di pensare alle cilindrate, il governo dovrebbe sbloccare i decreti attuativi fermi da mesi. L’aumento del limite per le auto può avere un senso, ma per le moto sarebbe stato opportuno mantenere la soglia iniziale».
Il tutto è gestito dall’Irfis. E qui si apre un ulteriore capitolo: la presidente, Iolanda Riolo, è un’imprenditrice del settore automobilistico con un gruppo che controlla diverse concessionarie di marchi prestigiosi. Un intreccio che solleva seri dubbi di opportunità, se non di incompatibilità.
Ma le clientele non passano solo dalle auto. A giugno la Regione ha partorito il bonus lavastoviglie: appena 196 mila euro complessivi, domande online e un “click day” che ricorda più una lotteria che una misura sociale. La finestra è durata due giorni, con i più veloci a conquistare il contributo. Una misura spot che ha premiato poche decine di famiglie e lasciato tutte le altre con un pugno di mosche.
Nei giorni scorsi è arrivato, invece, il rifinanziamento del contributo di solidarietà: fino a 5 mila euro per famiglie con Isee sotto i 5 mila euro. Grazie a un milione di euro aggiuntivo, i beneficiari sono diventati 939. Ma la selezione, in caso di punteggio identico, è stata affidata al sorteggio. Un paradosso che trasforma un sostegno sociale in una lotteria e che invece, per Schifani, “testimonia la volontà di non lasciare indietro nessuno”. Tutto questo avviene mentre, nell’ultima manovra-ter, lo stesso Schifani ha chiesto e ottenuto di rifinanziare con 5 milioni la legge regionale sulla povertà. Ammettendo, implicitamente, che dietro i bonus a pioggia resta un vuoto di politiche strutturali.
Il filo conduttore è evidente: un welfare fatto di mance 2.0, che non passa più dalle leggine clientelari infilate nelle Finanziarie – scoraggiate dall’intervento del Ministero dell’Economia ma soprattutto dall’inchiesta in cui risulta indagato per corruzione e peculato il presidente dell’Ars Galvagno – ma da bandi e avvisi confezionati per intercettare segmenti di elettorato. Si premia chi compra l’auto elettrica o chi si porta a casa la lavastoviglie, chi riesce a vincere un sorteggio o a cliccare per primo.
Il risultato è una Regione che parla di famiglie e di fragili, ma che continua a disperdere risorse pubbliche senza affrontare i nodi veri: pronto soccorso al collasso, crisi idrica, lavoro che manca. Con una differenza sostanziale rispetto al reddito grillino: lì, nel bene e nel male, c’era un’idea redistributiva. Qui si finanzia la Bmw e si regala la lavastoviglie.