Scuole riaperte, ma solo a metà

Da domenica la Sicilia torna in zona arancione. Ieri sera il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza che promuove l’Isola dopo due settimane. Dello stesso colore anche Puglia, Sardegna, Umbria e provincia autonoma di Bolzano. Tutte le altre regioni, comprese Lazio e Lombardia, sono in zona gialla. Il dato più incoraggiante, in Sicilia, riguarda l’indice Rt, tornato sotto la soglia dell’1 (0.98). La media nazionale è 0.84. Si potrà tornare a circolare all’interno del territorio comunale fra le 5 e le 22. Riapriranno negozi e centri commerciali (tranne nei giorni festivi e prefestivi), sarà possibile andare a fare visita ai parenti una volta al giorno e fino a un massimo di due persone. Permessa anche l’attività motoria all’interno del proprio comune (allontanandosi da casa). Restano chiusi per la somministrazione bar e ristoranti, che potranno fare attività d’asporto e domicilio fino alle 22.

Ma l’aspetto più significativo riguarda la scuola: dal 1 febbraio potranno tornare in presenza i ragazzi delle seconde e terze medie, mentre la task force diretta da Elio Adelfio Cardinale, in sinergia con l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla, ha deciso di far slittare a lunedì 8 febbraio l’inizio di licei e istituti tecnico-professionale per dare più tempo ai presidi di organizzarsi. Per le superiori, almeno inizialmente, tornerà in presenza il 50% degli studenti. Gli ingressi saranno scaglionati. Presidi e docenti chiedono, inoltre, screening  di massa all’interno degli istituti, e non solo nei drive-in, e una migliore organizzazione del trasporto pubblico, con corse aggiuntive. Alcuni comuni, come quello di Palermo, sono alla ricerca di volontari per evitare assembramenti di fronte agli ingressi delle scuole: all’avviso pubblico hanno risposto 40 associazioni (ancora troppo pochi).

“Il differimento di una settimana del ritorno alla didattica in presenza per le scuole secondarie di secondo grado – afferma Lagalla – trova giustificazione nel principio di cautela comportamentale adottato dal governo Musumeci, che intende per rassicurare le famiglie e l’opinione pubblica. Questa soluzione è indice di come ogni scelta sia stata adottata con ponderazione per garantire la più adeguata protezione degli operatori scolastici e degli studenti con l’obiettivo di evitare, nella settimana dall’1 al 6 febbraio, la sovrapposizione tra la riammissione completa della secondaria di primo grado e quella parziale della secondaria di secondo grado e di assicurare che studenti di età superiore ai 14 anni e operatori scolastici continuino a sottoporsi ai test nei siti di screening sanitario. Inoltre, il differimento del ritorno a scuola per le superiori intende consentire agli istituti scolastici e ai servizi territoriali (inclusa l’applicazione dei Piani provinciali per il rafforzamento dei trasporti) di ottimizzare l’organizzazione, in vista della ripresa delle attività didattiche in presenza. Infine, consente di monitorare ulteriormente, su scala regionale, l’andamento della curva epidemiologica a seguito della riammissione in presenza del 100% dell’utenza della scuola primaria e secondaria di primo grado, oltre che della scuola dell’infanzia”.

Ma la soluzione proposta e adottata dalla Regione non piace ai Cinque Stelle, che parlano di “scelta senza senso. La verità è che il governo Musumeci, ancora una volta, si è fatto trovare impreparato su qualcosa che era previsto da tempo. A farne le spese saranno ora gli studenti e le loro famiglie”. Lo affermano i deputati M5S componenti della commissione Cultura dell’Ars, Giovanni Di Caro, Stefania Campo, Ketty Damante e Roberta Schillaci. “Questa decisione – dice Stefania Campo – è ingiustificabile, sia a livello organizzativo che di gestione dei contagi. Non crediamo, infatti, che i presidi necessitino di un’ulteriore settimana per organizzare la Dad al 50%, dal momento che è noto da tempo che l’attività sarebbe ripresa con queste modalità. E non ci sembra logico volere monitorare ancora per una settimana l’andamento dei contagi, dal momento che questo breve lasso di tempo non dovrebbe farli scostare dai valori attuali. Ci sembra piuttosto l’ennesimo rinvio di una politica che non sa scegliere né decidere, cercando di non scontentare nessuno per non perdere consensi”. “Ci auguriamo – aggiunge Roberta Schillaci – che nel frattempo il governo abbia comunque pensato ad organizzare bene i servizi che portano i ragazzi a scuola, con il potenziamento dei mezzi navetta dedicati. L’esecutivo si faccia pure promotore di un tavolo di coordinamento dei controlli per evitare assembramenti pre e post scuola”.

Il piano di Falcone per il trasporto pubblico

Oltre 600 corse aggiuntive in tutta l’Isola, più di altri 300 bus messi in campo anche col contributo di licenze Ncc, taxi e bus turistici opportunamente contrattualizzati dalle aziende. Questi i servizi aggiuntivi messi a punto per il trasporto in sicurezza sanitaria della popolazione scolastica nelle nove province siciliane da lunedì 8 febbraio, giorno in cui rientreranno in classe gli studenti delle scuole superiori, seppure al 50 per cento. La percentuale di tali servizi che sarà operativa si aggirerà fra il 15 e il 20 per cento di quanto preventivato per le lezioni in presenza al 75 per cento. E qualsiasi ulteriore esigenza di trasporto, in ogni caso, potrà essere subito compensata dalle aziende del trasporto pubblico locale, nel quadro di un generale potenziamento dei servizi in tutte le nove Province dell’Isola.

Musumeci: ora puntiamo alla zona gialla

“Voglio sperare nella condotta responsabile di questa minoranza che ci ha messo in difficoltà nel periodo delle festività”. Il presidente della Regione Nello Musumeci, direttamente da Caltanissetta (dove ha partecipato all’inaugurazione dell’anno giudiziario) è tornato sulla “zona arancione” che scatterà domani: “Adesso puntiamo alla zona gialla – ha rilanciato – e per farlo abbiamo bisogno di una condivisione da parte di tutti perché la politica arriva dopo. Quello che conta è innanzitutto il numero dei contagi e il numero dei decessi”. Il governatore è convinto della bontà dei suoi provvedimenti: “Abbiamo vinto la nostra battaglia perché se non avessimo dichiarato la zona rossa il 17 gennaio – ha detto – probabilmente saremmo rimasti tutto il mese di febbraio condannati a restare chiusi. È chiaro che se dovessero emergere delle particolari esigenze soprattutto nelle aree metropolitane adotterò dei provvedimenti da zona rossa limitati ai focolai”.

I dati di sabato

Sono 846 i nuovi positivi al Covid19 in Sicilia, su 25.251 tamponi processati, con una incidenza di pari al 3,3%. La regione resta al sesto posto per contagio in Italia, dopo Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Lazio e Puglia. Le vittime sono 35 nelle ultime 24 ore e portano il totale a 3.443. Gli attualmente positivi sono 42.868, con un decremento di 1.399 casi rispetto a ieri. I guariti sono infatti 2.210. Negli ospedali i ricoveri sono 1.553, 31 in meno rispetto a ieri, dei quali 208 in terapia intensiva, 3 in meno del giorno precedente. La distribuzione nelle province vede Catania con 200 casi, Palermo 328, Messina 85, Trapani 69, Siracusa 51, Ragusa 34, Caltanissetta 30, Agrigento 38, Enna 11.

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