Puntuale e stupido, è arrivato il marchio “sedicenti”, cattiva roba d’antan. “Sedicenti pro Pal”, nel post di Telese. E tutto un profluvio di attenuanti generiche, so’ sedicenni, anzi so’ fascisti (“il fascismo è nelle teste”, abbiamo dovuto leggere) perché dover ammettere che il Kollettivo studentesco autonomo imparentato Askatasuna (36 denunciati) non è “di destra” è faccenda impossibile per il buon pensiero “antifascista”. Anche per il direttore della Stampa Andrea Malaguti (si rinnova la solidarietà) erano “teppisti invasati, antagonisti fuoriusciti da un corteo pro Palestina”. (Fuoriusciti, insomma sedicenti). Ma sacrosanto è il ricordo del vicedirettore della Stampa Carlo Casalegno, il primo giornalista ucciso dalle Br (allora “sedicenti” pure loro). La verità è che non solo Torino, ma molte città italiane sono minacciate e messe sottosopra dalla violenza pro Pal, e cavarsela con “sedicenti” non basta.

A Bologna per la partita di basket del Maccabi, a Roma l’osceno insulto alla sinagoga. Ma soprattutto Torino è da lungo tempo alle prese con la violenza politica. Torino è la città che la pg della Repubblica Lucia Musti, inaugurando l’anno giudiziario 2025, aveva definito “capitale dell’eversione”. Documentando: “Nel nostro distretto assistiamo, ormai da trent’anni, al monopolio da parte del movimento antagonista torinese denominato Askatasuna”. Eppure il sindaco Stefano Lo Russo aveva minimizzato: “Non sono la persona indicata a commentarle”. Se non spetta a un sindaco giudicare il clima pericoloso di una città, non sapremmo a chi. Il risultato è che alla pg Musti è stata raddoppiata la scorta, a seguito di minacce del Nuovo partito comunista italiano, legato ai Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo). Con buona pace dei sedicenti-sti che da venerdì spiegano che si tratta di “fascisti”. Ed è motivo di riflessione che il sindaco sia lo stesso che ieri, alla Stampa, ha detto che occorre “distinguere le responsabilità individuali da contesti più ampi”. Senza riuscire una sola volta a indicare la violenza dei gruppi pro Pal impegnati nella difesa di un imam che, ha scritto Malaguti, “rivendica la legittimità dell’orrore inumano del 7 ottobre”. Lo Russo fa surf su parole e responsabilità, un primatista del sedicente. Parla di “violenza di matrice politica” ma la parola “pro Pal”, gli rimane fra i denti. Continua su ilfoglio.it