Totò Cardinale, da padre nobile e “suggeritore” di cose siciliane, è ancora al centro delle dinamiche politiche. E’ il padre politico di Edy Tamajo, assessore regionale alle Attività produttive, che è stato capace (anche) di rimediare oltre 120 mila preferenze alle ultime Europee. Ma Serena Cardinale, figlia di Totò, è qui per altro.
Laureata in Architettura e in Disegno industriale, tre Master di cui l’ultimo di secondo livello in Governance e Management della Pubblica Amministrazione, vorrebbe dare manforte a un assessorato, quello alle Attività produttive, che sta attraversando una fase cruciale della sua storia. E che da diciotto giorni si avvale della professionalità di una donna in carriera ma ancora 37enne, entrata nei ranghi dell’Amministrazione grazie all’aspettativa concessa dalla Regione Lombardia. “L’accoglienza? Diciamo che speravo in qualcosa di meglio – si schermisce Serena -. Non mi aspettavo queste polemiche, anche perché per mia natura non amo il chiacchiericcio né le provocazioni. Per il cognome che porto, mi sono sempre tenuta distante dalla politica e ho affrontato gli impegni lavorativi con estrema serietà”.
Eppure la sua discesa nell’Isola ha fatto rumore. Quando è nata l’idea di riportarla in Sicilia?
“Qualche mese fa ho ricevuto dall’assessore Tamajo la proposta di collaborare con lui. Sapevo che nel gabinetto si sarebbe reso un posto disponibile. A quel punto ho riflettuto a lungo e mi sono confrontata con i miei superiori in Regione Lombardia: in quel momento avevo ricevuto delle competenze ulteriori, rivestivo una posizione di elevata qualificazione. Con il loro benestare ho accettato”.
Se ne sarà subito pentita.
“Questa scelta è motivata dall’immenso apprezzamento nei confronti del lavoro che svolge l’on. Tamajo, ma anche dall’idea di per poter dare un contributo concreto in un assessorato, le Attività produttive, che conosco molto bene. La Lombardia è considerata un modello a livello nazionale”.
Qualcuno ha avuto da ridire perché è la figlia di Cardinale, ma anche per la natura del suo incarico.
“E allora chiariamo subito. Io ricopro un incarico a tempo determinato, proprio perché di natura fiduciaria. Il mio concorso pubblico l’ho fatto altrove risultando prima in graduatoria e quando tornerò in Lombardia, dove peraltro ho mantenuto casa, ne sarò felice”.
Il suo trasferimento è tutt’altro che definitivo.
“Di fatto non ho ottenuto alcun trasferimento e sono dipendente della Regione Lombardia. Il periodo di aspettativa è stato concesso grazie un protocollo d’intesa fra i due assessorati, tutto è stato definito ben prima di agosto. La data dell’inizio della collaborazione, per mere ragioni burocratiche, è stata concordata per il 1° settembre”.
Come si è evoluta la sua carriera?
“Ho avuto la “fortuna” di arrivare in Lombardia come ‘tecnico’ nella Direzione generale dello Sviluppo economico, cioè in un contesto in cui un tecnico è cosa rara. Dopo poco più di un anno ho ottenuto la prima posizione di elevata qualificazione, lavorando in una struttura che si occupava di attrazione e investimenti, nello specifico di programmazione negoziata per lo sviluppo economico dei territori. L’obiettivo, attraverso un partenariato pubblico-privato, era favorire l’inserimento di nuove imprese per sostenere il tessuto imprenditoriale nei territori più fragili e soggetti allo spopolamento. Inoltre, ho coordinato un progetto che mi ha permesso di viaggiare molto in Europa ed entrare a contatto con altre amministrazioni. Grazie alla mia qualifica ho potuto svolgere un lavoro “trasversale”, che mi è servito per migliorare la mia esperienza”.
Quali differenze ha trovato in questi primi giorni fra l’assessorato alle Attività produttive della Regione Lombardia e quello siciliano?
“E’ presto per una valutazione organizzativa. I bandi vanno di pari passo, sono molto simili, in ambedue le Regioni sono finanziati da fondi Fesr e si tende a dare spazio alle nuove imprenditorialità.”.
E’ già scritto il finale di questa storia?
“Mentirei se dicessi che non sono felice di essere qui. Ma non ho mai fatto programmi nella mia vita e non li faccio adesso. Vedremo”.
Ma davvero non ha mai pensato di fare politica?
“Con un papà come il mio sarebbe stato difficile. Leggo di fatti di politica, mi interessa, ma non è un mestiere che ho mai pensato di svolgere. Preferisco il mio”.