L’Ars ha approvato con voto finale la manovra ter, 27 voti a favore e 15 i contrari. Rinviati a settembre gli emendamenti aggiuntivi e i cosiddetti fondi per i territori, pari a 35 milioni di euro. L’impianto della Finanziaria non ha retto la prova di Sala d’Ercole. Prima il governo si è visto costretto a snellire il numero di articoli previsti (da 32 a 15), poi i franchi tiratori hanno fatto il resto, bocciando nell’ordine: l’articolo 2 sui fondi per l’editoria, l’articolo 3 sull’acquisto del palazzo di via Cordova, a Palermo (operazione da 13,5 milioni, con l’obiettivo di abbattare il costo delle locazioni passive); e l’articolo sui laghetti aziendali, voluto fortemente dal leghista Luca Sammartino. Una tranvata per il governo, che è riuscito a tenere botta solo sul finanziamento da 66 milioni in tre anni per abbattere le liste d’attesa. Rifinanziata per 4 milioni anche la legge sulla povertà. Stanziati, infine, 45 milioni per il trasporto dei rifiuti all’estero. Ma a emergere dalle dinamiche d’aula – oltre al metodo della tagliola che ha limitato gli interventi dei deputati sui singoli emendamenti – è una maggioranza a brandelli, che aveva già fallito sul tentativo di riforma dei Consorzi di Bonifica e che nemmeno in presenza del governatore Schifani ha saputo ritrovare coesione. Palazzo dei Normanni chiude fino al 1° settembre, la prossima seduta d’aula è fissata per martedì 9.

Nonostante il percorso a ostacoli e le batoste, il presidente Schifani esprime grande soddisfazione per l’approvazione in Aula all’Ars della manovra ter. «Un provvedimento importante – dice – reso possibile grazie a maggiori entrate per circa cinquecento milioni di euro. Con senso di responsabilità, abbiamo scelto di immettere immediatamente le risorse nell’economia siciliana, destinandole alle principali emergenze dell’Isola, oltre che porre particolare attenzione al sociale e allo sviluppo: due pilastri fondamentali per rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini e sostenere la crescita del nostro territorio». «Un sentito ringraziamento – aggiunge Schifani – va al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, per la gestione dell’Aula: in soli due giorni si è riusciti ad approvare una manovra così rilevante, nonostante i tentativi di ostruzionismo messi in atto dalle opposizioni. Il senso delle istituzioni e la volontà di dare risposte concrete ai siciliani hanno prevalso. Proseguiamo con determinazione nel nostro impegno per una Sicilia moderna che continua a crescere».

“La manovra di variazione di bilancio approvata oggi all’Assemblea regionale siciliana è l’ennesima occasione persa. Un provvedimento vuoto, senza visione, privo di misure strutturali realmente utili alla Sicilia. Un elenco confuso di interventi spot, senza coraggio e senza strategia.” Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Ars, dopo il voto sulla manovra ter. “Malgrado i tentativi di stravolgere le regole parlamentari, abbiamo costretto la maggioranza a rimanere in aula per quattro giorni consecutivi, smascherando le profonde crepe interne al centrodestra. È stato un enorme scivolone istituzionale da parte del governo imporre la ‘tagliola’ e mettere il bavaglio al dibattito democratico: un segnale grave che mina il confronto e il rispetto delle opposizioni. Anche questa manovra – prosegue Catanzaro – ha certificato ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti: la maggioranza di Schifani è a pezzi. Su quattro articoli il governo è andato sotto con il voto segreto, segno evidente di una coalizione divisa e senza coesione politica. Altro che governo forte: qui si galleggia tra compromessi interni. Serve un cambio di passo – conclude – questa manovra, ancora una volta, dimostra che la Sicilia merita molto di più di quello che questo governo riesce a offrire”.