Si salvano solo le clientele

Il governatore Nello Musumeci sta provando a trovare alleati per garantirsi la seconda elezione a palazzo d'Orleans

Da una prima spulciata della prossima Legge Finanziaria, 72 articoli che gli uffici dell’Ars hanno già “squartato” per ricavarne appositi disegni di legge, vengono fuori un paio di elementi molto interessanti: il primo è che non ci sono più soldi per contrastare l’emergenza Covid. Fra tagli e sforbiciate, resta un malloppo per garantire prestiti a medio e lungo termine, a tasso zero, per le imprese più duramente colpite dalla pandemia. All’operazione, che prevede il coinvolgimento della Banca Europea per gli investimenti, la Regione co-partecipa con una dotazione da 50 milioni. Da qui il secondo elemento: il filo conduttore della Legge di Stabilità, in attesa di capire come si evolverà il ddl nelle commissioni di merito, è il tentativo di tessere una piccola rete di clientele (i soldi a disposizione, d’altronde, sono quelli che sono). Un atto utile a preparare il terreno in vista della prossima scadenza elettorale: non tanto (e non solo) le Amministrative di primavera, ma soprattutto il grande appuntamento delle Regionali, fra un anno e mezzo.

Sembra presto, ma come abbiamo imparato dall’ultima “manovra di guerra” i tempi per l’erogazione delle somme, in Sicilia, sono estremamente lunghi. Altrimenti, a nove mesi di distanza, non saremmo ancora in attesa di 70 dei 100 milioni predisposti per le famiglie indigenti, o degli oltre 300 milioni – tra fondo perequativo e fondo per gli investimenti – promessi ai 390 comuni siciliani. La pervicacia della mala burocrazia e l’impossibilità di trovare un’alternativa all’utilizzo di risorse extraregionali, ha portato alla pubblicazione del bando dell’editoria solo l’altro ieri, a 289 giorni dall’approvazione della Finanziaria all’Ars. Mentre la giunta, cercando di far quadrare le coperture, trasmetteva a Palazzo dei Normanni la nuova manovra. A proposito di editoria: mentre l’Irfis si occupava della pubblicazione dell’Avviso – una settimana in ritardo rispetto agli annunci di Armao – i soldi dalla Regione non erano ancora arrivati. I dieci milioni di euro, sbloccati alla vigilia di Natale grazie al via libera del Cipe, sono chissà dove. Verranno serviti su un piatto d’argento nei prossimi mesi. In campagna elettorale sarà più facile per chi li avrà ottenuti ricordarsene.

Ma torniamo alla prossima Finanziaria, soffermandoci sugli articoli che profumano di clientele. In attesa dell’assalto alla diligenza dei deputati – evento ormai sistemico, alla vigilia dell’approdo in aula del disegno di legge – il governo ha già predisposto con l’articolo 57 la stabilizzazione di 5 mila lavoratori Asu (attività socialmente utili), precari da oltre dieci anni. Come si evince dalla relazione allegata al ddl, non è mai stato semplice – per “difficoltà connesse con il rispetto dei vincoli assunzionali da parte degli Enti locali” – applicare la normativa nazionale e regionale in materia di stabilizzazione dei soggetti in questione. L’escamotage è stato fornito da un emendamento inserito nella Legge di Bilancio nazionale, all’articolo 1, che recita: “I lavoratori  che alla data del 31 dicembre 2016 erano impiegati in progetti di lavori socialmente utili (…) possono essere assunti dalle pubbliche amministrazioni che ne erano utilizzatrici alla predetta data, a tempo indeterminato, anche con contratti di lavoro a tempo parziale, anche in deroga, per il solo anno 2021 in qualità di lavoratori  sovrannumerari, alla dotazione organica e al piano di fabbisogno del personale previsti dalla vigente normativa”. Agli enti che oggi utilizzano gli Asu, come chiarisce in una nota il deputato centrista Carmelo Pullara, sarà concesso “di stabilizzarli utilizzando gli stessi fondi che attualmente ricevono dalla regione”.

L’intervento di Scavone sarà benedetto da migliaia ed è apprezzato dallo stesso Pullara – che pure ha preso le distanze dagli autonomisti – perché “la norma in questione prevede che le stabilizzazioni possano avvenire anche con contratti a tempo parziale e come lavoratori soprannumerari rispetto alla dotazione organica e al fabbisogno di personale. Si può dunque derogare a tutti i paletti che finora hanno tenuto bloccato le assunzioni alla Regione, nei Comuni, negli ospedali e in qualunque ente pubblico – spiega il deputato del neo movimento regionale ‘Onda’ -. Inoltre per una buona fetta di quanti non potranno beneficiare dell’assunzione definitiva è previsto il prepensionamento potendo andare in pensione anche a 65 anni e la Regione verserà fino al compimento dei 70 anni una integrazione all’assegno dell’INPS”. Una manna dal cielo per un bacino elettorale assai consistente.

Nella Finanziaria lacrime e sangue, sono più gli articoli che parlano di contenimento della spesa, che non le spese vere e proprie. All’articolo 1, per esempio, si fa riferimento al monitoraggio della spesa corrente, al 3 si parla di riduzione di spese e maggiori entrate per il patrimonio regionale, al 4 si citano le disposizioni in materia di contenimento e razionalizzazione della spesa. E, si appunta, l’esigenza di un piano di rientro “in forza del quale gli organi di amministrazione (delle partecipate) devono prevedere entro il 30 aprile 2021 una riduzione della spesa corrente pari al 3% rispetto a quelle sostenute l’anno precedente”. In caso si mancato rispetto delle disposizioni, “è prevista quale sanzione la decadenza degli organi di amministrazione”. E ancora, con l’articolo 17 si mette mano alle pensioni dei regionali (altro bacino elettorale parecchio carnale). Ma lo si fa con il bisturi: verrà istituito un contributo di solidarietà a scaglioni, che prevede un taglio da 4 a 98 euro al mese. Quest’ultimo sarà applicato a chi percepisce un assegno di quiescenza superiore a 6.500 euro (825 pensionati d’oro). Il risparmio annuale complessivo è di 4 milioni.

E’ previsto anche il blocco delle assunzioni fino al 2023, e altre mancette qua e là: con l’articolo 58 si autorizzano i Centri per l’impiego a procedere, “previa pubblicazione di apposita evidenza pubblica di selezione, alla ricezione di nuove istanze di partecipazione per la redazione di graduatorie da predisporre secondo i criteri stabiliti dalla norma vigente nei limiti del finanziamento già assegnato”; l’articolo 62 distribuisce una mancia da 700 mila euro alle cooperative dei tassisti. Con l’articolo 13, in attesa del passaggio all’Agenzia delle Entrate, la Regione si congeda da Riscossione Sicilia con un altro regalino da 18 milioni. Per garantire la ricapitalizzazione della disastrata società delle tasse, e la sopravvivenza dei suoi lavoratori, è previsto anche un investimento di 300 milioni da parte dello Stato.

La Finanziaria è questo, né più né meno. Da un lato l’obbligo di far fronte all’accordo Stato-Regione dello scorso gennaio, che impone una cura dimagrante spalmata su dieci anni (da qui le numerose voci relativi alla spending review); dall’altro l’esigenza della politica, e dell’attuale governo, di procacciarsi consensi in vista delle prossime elezioni. Dove Musumeci si gioca la riconferma.  Per farlo ha pensato di espandersi nel Messinese, regalando alla famiglia di Francantonio Genovese, il vecchio ras delle preferenze (con un passato da segretario regionale del Pd), la possibilità di scegliersi un assessore al posto di Pierobon e completare la scalata all’Udc grazie alla presenza del figlio Luigi (ex capogruppo di Ora Sicilia, molto vicino a Ruggero Razza). Un lavoro di cesello che potrà dare i suoi frutti. Al netto degli Asu e della Finanziaria lacrime e sangue.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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