Ne ha fatte Salvini di cose per la Sicilia: giovedì, ad esempio, ha tagliato il nastro del ponte di Arco San Giuliano, lungo la “Strada degli Scrittori” (la Statale 640 tra Agrigento e Caltanissetta), prima di riunire la Lega per gli Stati generali alla Plaia di Catania; il giorno prima aveva siglato con Schifani e Occhiuto, il governatore della Calabria, un Accordo di programma per definire gli impegni tecnici e finanziari dei soggetti coinvolti nella realizzazione del Ponte sullo Stretto. Ma in questi due giorni dedicati all’Isola, in cui ha persino pensato di far diventare il Carroccio “primo partito”, ha trovato pure qualche inciampo: a partire dall’adesione dell’ex segretario Nino Minardo a Forza Italia; passando per il ricorso presentato dalla Procura di Palermo contro l’assoluzione in primo grado per la vicenda Open Arms.
A Catania, che si appresta a diventare il nuovo feudo dell’esperienza salviniana, si respirava un’atmosfera elettrica. E persino Renato Schifani, che non ha mai mascherato l’ambizione di poter correre per il secondo mandato a palazzo d’Orleans, gli ha dato il benvenuto più cordiale: “Non abbiamo mai avuto un ministro per le Infrastrutture così vicino come Matteo Salvini”, ha detto il presidente della Regione. Che si sarebbe aspettato di essere ricambiato a stretto giro, e invece: “Schifani bis? Ragazzi – ha replicato il Capitano – mancano due anni, con calma, dai ci penseremo. Sono contento di quello che stiamo facendo alla Regione”. Una formula che non è affatto un’investitura.
Pur ribadendo la lealtà al centrodestra, Salvini ha capito che in Sicilia tira un’arietta niente male. Che potrebbe permettergli di scavare una roccia resa friabile dai continui inciampi degli alleati. Fratelli d’Italia è falcidiata dagli scandali e da un’inchiesta che travolge da un lato il presidente dell’Ars Galvagno e dall’altro la corrente turistica (con l’avviso di conclusione indagini recapitato all’assessore Amata, indagata anche lei per corruzione); il destino di Forza Italia è legato a doppio filo a quello del suo leader (che però non è riuscito ad appianare le divergenze con la minoranza rumorosa del partito); e poi c’è la Lega, che almeno pubblicamente si dimostra in grande spolvero. Con Sammartino, che dopo la rinuncia al ruolo di assessore e vice governatore a causa di una grana giudiziaria, rappresenta il volto e il cuore del Carroccio. Senza più rivali interni.
Nino Minardo, ex segretario e presidente della Commissione Difesa alla Camera dei Deputati, da un po’ di tempo non esibiva il logo di Alberto da Giussano. Si era iscritto al gruppo Misto di Montecitorio per attrarre forze civiche e centriste. Ci provò anche accordandosi con il derelitto Udc di Lorenzo Cesa. Ma il centro della Lega è sempre più a destra, così Minardo quatto quatto se n’è uscito: destinazione Forza Italia. Lo stesso Salvini aveva promesso un gran numero di adesioni all’Ars, ma al suo fianco, per la foto di gruppo, sono comparsi i soliti noti: a partire dall’ex europarlamentare Annalisa Tardino, che oggi punta a rimpiazzare Pasqualino Monti da presidente dell’Autorità Portuale di Palermo.
Attorno alla nomina che “non tarderà” ad arrivare, si era aperta un’altra contesa tra Salvini e Schifani, con quest’ultimo che non sembrava apprezzare il profilo proposto dal Carroccio. Ebbene, anche stavolta la diplomazia ha trionfato: “La scelta sarà fatta a breve, nel nome della competenza, come sto cercando di fare, da Trieste a Gioia Tauro a Livorno, a Genova e come abbiamo fatto a Messina e faremo a Palermo e l’anno prossimo a Catania”, ha detto Salvini. Che è riuscito a ringalluzzire Palazzo d’Orleans, da cui è filtrato l’apprezzamento per l’apertura a una “scelta di competenza”. I dissapori del passato, anche quelli legati al dirottamento di un miliardo e 300 mila euro dei fondi di Coesione per la realizzazione del collegamento sullo Stretto, sembrano dimenticati.
Sul Ponte si è aperta una fase decisiva, che Salvini spera di poter utilizzare per la propria propaganda. E’ attesa a breve l’approvazione del Cipess per l’apertura dei cantieri, ma l’Accordo di programma è tornato buono per una foto di gruppo e le dichiarazioni entusiastiche da ambo le parti: “Con questo Governo – ha evidenziato Schifani – il rischio che il Ponte resti una cattedrale nel deserto è definitivamente scongiurato. È in corso, infatti, un vero e proprio piano strategico di infrastrutturazione stradale e ferroviaria per la Sicilia, con investimenti di quasi 20 miliardi di euro. Desidero ringraziare il ministro Salvini per la forte determinazione e la costanza con cui ha sostenuto e portato avanti il progetto. Senza il suo impegno e la sua caparbietà oggi non saremmo a questo punto”.
Salvini è davvero il “salvatore”. E sebbene siano rimasti sullo sfondo i problemi che attanagliano le aree interne, l’autostrada A19, la gestione del Cas, il Ministro ha dimostrato di avere particolarmente a cuore le sorti dell’Isola: “Mi piace ricordare che per la Sicilia abbiamo programmato investimenti a tutto campo superiori ai 22 miliardi, con quasi 800 milioni solo per l’idrico, con ben 117 interventi previsti, e un miliardo e mezzo per le strade”. “Non solo i siciliani, ma tutti gli italiani hanno il sacrosanto diritto di avere strade e infrastrutture efficienti e all’altezza – sottolinea Salvini -. Anche per questo abbiamo rinnovato i vertici del gruppo Fs e di Anas”. Altro punto che suscita il sollazzo della Regione. Era stato Schifani a chiedere e ottenere dapprima le dimissioni dei due subcommissari per l’autostrada Palermo-Catania e poi la “testa” del responsabile Anas per la Sicilia, che il governo – accontentandolo – ha individuato nell’ingegnere Nicola Montesano.
È proprio il caso di dire che grazie a Salvini si spalancano tutte le strade. Il segretario della Lega, che in questi anni del governo Meloni è stato vittima dei ritardi di treni e del suo stesso personaggio, in Sicilia è riuscito a ritagliarsi un’oasi dorata. Approfittando della benevolenza di chi governa e, da ultimo, delle vicende giudiziarie che hanno tramutato FdI in un partito sgarrupato, più sensibile alle clientele che agli impegni assunti con gli elettori. In questa versione un po’ tafazziana della destra di governo, puoi aspettarti di tutto: “Tengo molto alla Sicilia, l’obiettivo della Lega è di diventare il primo partito nell’isola”, ha detto Salvini. Una minaccia o cosa?