Tutti i direttori chiamati sul podio per dirigere l’Orchestra sinfonica siciliana sono stati scritturati per un solo concerto: debutto il venerdì e sabato la replica. Ma Beatrice Venezi – che a Roma siede alla destra del ministro della Cultura, Genny Sangiuliano, ed è molto influente con Giorgia Meloni – ha avuto l’incarico di dirigere non uno ma due concerti: uno alla fine di questa settimana, l’altro all’inizio del mese prossimo. Un privilegio dovuto certo alla sua bravura e alla sua fama internazionale; ma anche all’esigenza che il sovrintendente della Sinfonica ha di cancellare la macchia di unto – unto del Signore – che purtroppo si è depositata sulla sua nomina e sulla sua irresistibile carriera.

Andrea Peria, lo ricorderete tutti, è stato un campione di velocità: quando Gianfranco Miccichè è stato politicamente vinto e affondato, lui – con uno scatto da centomestrista – è saltato sulla barca del vincitore Renato Schifani, nuovo presidente della Regione e nuovo ras di Forza Italia. Ovviamente è stato ricompensato nel giro di pochi mesi con la nomina a sovrintendente della Sinfonica: un passaggio intermedio che dovrebbe portarlo, fra qualche anno, al vertice del Teatro Massimo. Ma il suo arrivo al Politeama è stato fortemente criticato e contestato, sia sul piano culturale che su quello formale. Al punto che Gaetano Cuccio, da presidente della Fondazione che governa la Sinfonica, ha preferito dimettersi anziché avallare un “oltraggio” alla legge che vieta al sovrintendente di ricoprire altri incarichi retribuiti con denaro pubblico. Peria, ahimè, occupava – e continua a occupare – sotto gli occhi di tutti, anche di chi lo ha nominato, almeno altre quattro poltrone: è tuttora presidente del Corecom, un ente inutile che gli garantisce comunque uno stipendio aggiuntivo di quasi quattromila euro al mese; è consigliere della Camera di Commercio di Palermo; è il factotum dello spelacchiato festival di Morgantina, finanziato dai Beni Culturali; organizza il Festino di Santa Rosalia, patrocinato dal Comune di Palermo, e pure le feste di Palazzo d’Orleans. Un cumulo di prebende in contrasto, va da sé, con la legge 26 del 2012, che è una norma igienica e all’un tempo preventiva: il legislatore l’ha voluta per evitare che un pagnottista, mangiando contemporaneamente in cinque piatti, finisse per ingozzarsi.

Riuscirà Beatrice Venezi, con la sua luce da “diva ministeriale”, a compiere il miracolo della dimenticanza? I suoi concerti registreranno certamente un pienone. In prima fila vedremo immancabilmente Schifani e Signora, l’assessore al Turismo, Elvira Amata – la stessa che, forse senza rendersene conto, ha firmato la maldestra nomina di Peria – e tutto lo stato maggiore del nuovo potere, quello che governa l’Italia e la Sicilia. Chissà: con ogni probabilità tornerà a Palermo, per presenziare grande evento, il vice capogruppo della Camera dei Deputati, Manlio Messina detto il Balilla, il solo che possa vantare di avere assegnato alla patriota Venezi, negli anni fragorosi della corrente turistica di FdI, il primo incarico di sottogoverno in Sicilia: la molto dorata direzione artistica della Fondazione Taormina Arte.

Tra tanto splendore e tanti gerarchi in frack, un raggio di luce riflessa si poggerà, magari con un paio di selfie, anche sul sovrintendente e gran cerimoniere Andrea Peria. E vivranno tutti felici e contenti. E chi se ne frega della legge 26 con i suoi fastidiosissimi divieti, paletti e rigori. In Sicilia si sa, le leggi si interpretano o si ignorano. Raramente si applicano. Al Politeama, nelle quattro sere stellate dei concerti, ci sarà spazio solo per il divertimento e per lo champagne. Cin cin.