Ha taciuto a lungo ma poi ha rotto gli indugi perché il siracusano più conosciuto nel campo della critica d’arte, italiana e non solo, Demetrio Paparoni, non poteva restare silenzioso senza che quel tacere venisse scambiato per “silenzio assenso”. E così, vista la mostra sul Caravaggio “siracusano” in corso a Rovereto, ha deciso di dire la sua.

“La molla che ha fatto scattare in me l’esigenza di intervenire – dice Paparoni – è il susseguirsi di fake news attorno a questa faccenda, il modo in cui la città è stata insultata. Sia chiaro: io non sono contrario al fatto che le opere del passato, verificate le loro reali condizioni, viaggino e siano prestate per mostre importanti. Come sono favorevole al fatto che l’opera torni nella sua sede originale della Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, se le condizioni di sicurezza lo consentono. Ma la mostra curata da Sgarbi al MART senza il Caravaggio sarebbe stata una mostra come se ne fanno tante. Spostare l’opera a Rovereto ha il sapore di una forzatura politica, e questo è assolutamente irritante. Ben altra cosa sarebbe stato prestarla in una mostra come quelle che propongono le Scuderie del Quirinale, che diventano una vera occasione di studio di un artista o di un’epoca”.

Ma il dipinto non aveva bisogno di restauro e/o interventi conservativi?

“Sgarbi ha parlato di un restauro che poi non è risultato così indispensabile, di una teca che poi è stato detto avrebbe danneggiato l’opera, soprattutto ha promesso ripetutamente lo stanziamento di 350.000 euro da parte della Provincia di Trento a tutto vantaggio dell’opera di Caravaggio. Spero che in Sicilia ci si sia preoccupati di formalizzare questo impegno e che questi soldi saranno realmente spesi, e tutti, a tutela dell’opera e del luogo che la ospiterà. Sarebbe quanto meno bizzarro se nessuno in Sicilia avesse pensato di tutelarci dal rischio che alla fine la cifra si assottigli all’inverosimile. Spero inoltre che parte dello stanziamento non sia dirottato su una mostra a Siracusa curata dallo stesso Sgarbi che gli consentirebbe di accendere un ulteriore riflettore su di sé”.

I toni del dibattito in città sono stati subito molto alti e si è pure divisa la giunta comunale…

“Mi ha anche colpito molto il modo aggressivo con cui si è cercato di mettere a tacere, durante la conferenza di presentazione della mostra a Siracusa, la giornalista Laura Valvo. Il fatto che gli assessori Granata e Samonà, che di fatto rappresentavano al tavolo la città e la regione, non abbiano reagito richiamando Sgarbi all’ordine è stato un atto di codardia istituzionale. La scortesia rivolta alla giornalista siracusana è di fatto una scortesia rivolta anche a quanti a quel tavolo rappresentavano Siracusa e la Sicilia”.

Ma a quel tavolo mancava il massimo rappresentante della città.

“Il sindaco Francesco Italia ha fatto bene a non partecipare alla conferenza di presentazione della mostra del MART. La sua assenza in quel contesto ha dato dignità alla città. Avrebbe dato ancora più dignità alla città se avesse ritirato la delega al suo assessore alla cultura”.

Però s’è attirato gli strali di Sgarbi anche sulla vicenda del Caravaggio “di Cleveland”.

“L’attacco di Sgarbi al Sindaco a proposito del ‘Caravaggio falso’ esposto a Siracusa è ridicolo. Sgarbi scarica tutta la responsabilità della mostra del “falso Caravaggio” sul sindaco ignorando che ‘Per una crocifissione di Sant’Andrea’ è stata voluta e promossa proprio dall’assessore Granata. Lo stesso Sgarbi in passato per il pasticcio di quella mostra, così come per la mostra Ciclopica, aveva chiamato in causa proprio l’assessore Granata e l’organizzatore di mostre, Gianni Filippini, che il critico ben conosce perché ha lavorato come produttore di diverse sue mostre in Sicilia”.

Tuttavia su un punto Sgarbi è inattaccabile: Siracusa e la Sicilia non hanno fatto molto per salvaguardare il dipinto.

“Sgarbi accusa la classe politica siciliana di non aver fatto nulla per salvaguardare lo stato di salute del quadro, dimenticando che proprio il “sensibile” assessore Granata è stato tra l’altro vicepresidente della Regione Siciliana e assessore regionale per circa sei anni, solo per citare alcuni degli incarichi di peso ricoperto. A Sgarbi non serve dunque poi molto per identificare almeno un nome tra coloro che sull’affaire Caravaggio ha responsabilità pregresse”.

Comunque alla fine “perdere” il quadro da settembre a novembre per riaverlo a Dicembre alla Borgata potrebbe non rivelarsi un gran danno e anche la mostra al MART appare interessante.

“La mostra al MART è un discorso a parte. Nell’insieme non è certo di quelle mostre che lasciano il segno, nonostante ci siano anche opere importanti. Peraltro lo spettatore che si appresta a visitarla viene accolto da una proiezione in cui Sgarbi, per poi trovarsi subito in una stanza dove ancora Sgarbi spiega e commenta la mostra su un grande schermo, e ancora può leggere il nome di Sgarbi a caratteri cubitali sulle pareti dei locali espositivi. In catalogo scrive di aver fatto “una mostra a sua immagine e somiglianza”. Il MART è stato fin ora una istituzione seria, ben lontana da questo tipo di approcci. Anche il fatto che come presidente Sgarbi abbia nominato direttore artistico un funzionario amministrativo è indicativo del fatto che intende usare il suo incarico politico per ricoprire un ruolo che non gli spetta”.

Una sua presa di posizione su questo tema era stata invocata da molti; oggi hai detto come la pensa. E’ il segnale che vuole agire da protagonista in questa vicenda e, magari, l’apertura verso un impegno professionale a Siracusa?

“Non tornerò su questo argomento perché penso di aver già detto quello che spettava a me dire. Del resto, stanno già facendo un ottimo lavoro le tante persone che si stanno battendo per difendere la dignità e gli interessi della città. La domanda mi permette di precisare che qualora mi fosse proposto di curare una mostra a Siracusa non sarei in grado di accettare”.