“Allora, è servito!”. Subito dopo il voto che per un soffio salva la collega Ilaria Salis dal processo in Ungheria, Mimmo Lucano esce dall’aula a Strasburgo col sorriso. È servito che lui, sindaco di Riace ed europarlamentare di Avs, sia venuto nella città alsaziana per votare. “Abbiamo cercato i voti uno a uno, non è stato facile”, confidano fonti vicine alla parlamentare di Avs, tirando più di un respiro di sollievo per la scelta dell’Eurocamera di confermarle l’immunità parlamentare che le autorità di Budapest volevano toglierle. È finita con 306 sì per la conferma dello scudo, 305 contrari, 17 astenuti e un centinaio di assenti. Favorevoli socialisti, sinistra, Verdi e Renew, anche se sulla carta hanno 310 voti. Contrarie le destre, dai Popolari in giù. Un solo voto di scarto, pur a scrutinio segreto. Di certo, se Lucano fosse rimasto nella sua Calabria, per Salis la giornata avrebbe preso un’altra piega. Ma dietro questo esito così sospirato quanto serrato, si nascondono i malumori nel Partito Popolare Europeo: sono il chiacchiericcio del giorno a Strasburgo. Il Ppe, ufficialmente schierato per la revoca dell’immunità, è stato il bacino di caccia dei franchi tiratori per Salis. Non è andata benissimo, ma è andata. All’ultimo, raccontano davanti alla plenaria, si è convinto un Popolare della delegazione rumena. Ecco, probabilmente il no decisivo è stato il suo, mentre Forza Italia respinge le illazioni di Matteo Salvini. Anche oggi il centrodestra italiano riesce a litigare. Continua su Huffington Post