Alla fine non è saltata  solo la conferenza stampa della premier (rinviata, salvo ulteriori bollettini medici, al 4 gennaio), ma anche quella canonica post Consiglio dei ministri, nonostante la carne al fuoco. Segno di quanto l’ultima riunione del 2023 a Palazzo Chigi sia stata abbastanza frizzante e non priva di scontri, in una corsa affannata a piantare bandierine. “Franco dibattito in Cdm”, è la formula che racchiude il dentro e fuori dei provvedimenti. La notizia è che Giancarlo Giorgetti sul Superbonus ha retto. O meglio: non ha contraddetto se stesso. Sicché il ministro dell’Economia ha concesso a Forza Italia il minimo sindacale per poter dettare alle agenzie fiumi di giubilo. Nel merito la faccenda è andata così: il Superbonus al 110 per cento resta per le famiglie con Isee basso (15 mila euro per un single), che potranno proseguire e concludere i lavori di ristrutturazione nel 2024.

I nuclei con Isee più alto potranno proseguire i lavori il prossimo anno ma con lo sgravio fiscale ridotto al 70 per cento (come previsto a legislazione vigente). Viene poi introdotta una sanatoria che mette in sicurezza coloro che non hanno completato i lavori al 31 dicembre 2023. Niente da fare per il Sal (stato avanzamento lavori) straordinario al  31 dicembre, ipotesi circolata in ambienti della maggioranza che avrebbe consentito di beneficiare del 110 per anche per i lavori effettuati entro la fine dell’anno ma non compresi nei Sal precedenti. La misura avrebbe avuto costi giudicati “non compatibili” con il bilancio dello stato. Continua su ilfoglio.it