Non servono scandali e pacchianate, sprechi o procedure opache, per rendere la Sicilia l’ombelico del turismo. Arte e architettura ce le abbiamo già. E risultano preziose. I produttori di “The White Lotus”, la serie tv ambientata fra Noto, Taormina, Palermo e Cefalù, hanno girato sull’Isola senza ricevere un euro di contributo da parte della Regione, né il via libera della Sicilia Film Commission, da cui passano (solitamente) tutte le pratiche legate alle produzioni su piccolo e grande schermo: eppure sono andati via con due Golden Globe, lasciando in eredità alla Perla dello Ionio un mare di prenotazioni da parte di turisti entusiasti. Hanno sprigionato energia verde (il colore dei dollari americani) per l’economia locale, per albergatori e ristoratori, e tutto l’indotto che vi germoglia attorno. Cui contribuisce Taormina con le sue bellezze sfrontate e la sua fama internazionale.

Non è l’unico esempio virtuoso. L’altro giunge in questi giorni dal magnate Bernard Arnault, che su Taormina ha calato un poker d’assi. Dopo l’acquisizione di due prestigiosi Grand Hotel e l’apertura della Maison Dior, il francese ha annunciato l’acquisizione di un prestigioso immobile sul Corso Umberto per far sede alla Maison Louis Vuitton. Taormina diventa d’un colpo capitale del lusso, senza che qualche affarista abbia messo in piedi strani sistemi per accaparrarsi la simpatia e l’amicizia di qualche sedicente burocrate. O senza che la Regione abbia dovuto scucire milioni e milioni per assicurarsi una vetrina che già possiede, senza bisogno di traslocare a Cannes (a certe cifre, poi…).

Basterebbe garantire alla Sicilia l’ordinarietà dei servizi e la cura della bellezza per farla diventare una bacheca di opportunità e un catalizzatore di sviluppo. Basterebbe occuparsene con serietà, tutelandone l’immagine; anziché dissolvere il suo prestigio dietro le maschere opache di alcuni suoi teatranti.