C’è un paziente in fin di vita che si è risvegliato eha commosso il mondo: la sinistra. Tranne che in Italia, la sinistra – data per morta, anzi, già imbalsamata – ha improvvisamente aperto un occhio, poi l’altro, ha dato un colpo di tosse ed è tornata a camminare. Dal Canada all’Australia. Una resurrezione degna del miglior Vangelo. Chi è il taumaturgo? Donald Trump. Basta che egli apra bocca e l’intero emisfero sinistro si accorge improvvisamente che forse non è poi così difficile cavarsela.
In Canada, fino a ieri, si parlava dei liberali come si parla di una specie in via d’estinzione. I conservatori di Pierre Poilievre avevano in mano la vittoria: i sondaggi non lasciavano scampo, il destino era segnato. Poi Trump ha iniziato a starnazzare sull’ordine mondiale, sul fare del Canada il cinquantunesimo stato americano. La destra è precipitata e improvvisamente i liberali sono risorti. Lunedì il successore di Trudeau, Carney, ha vinto. E c’è da scommettere che non sa nemmeno lui come.
In Australia la situazione era persino più compromessa. Il governo laburista di Anthony Albanese stava scivolando lento e inesorabile verso la sconfitta, come una zattera alla deriva. Peter Dutton, con la sua aria torva e il suo lessico trumpiano, si era già fatto prendere le misure per il discorso della vittoria. Poi Trump ha annunciato le sue tristemente note misure da manuale semiserio di finanza creativa e i sondaggi si sono rovesciati come un bicchiere di birra al pub. Albanese, che già vedeva il buio, ha ripreso a galleggiare.
Persino in Inghilterra, quel fenomeno di Trump ha trasformato il premier di sinistra Keir Starmer in un leader europeo, continentale, la guida dei volenterosi, facendolo risalire nei consensi e nei sondaggi d’opinione. Un po’ dovunque il balengo della Casa Bianca ha rimesso in moto la sinistra e il centro liberale, cattolico, insomma anche la destra normale, come quella del tedesco Friedrich Merz. Dovunque, dicevamo. Tranne che in Italia. Ecco. Qui la sinistra non solo non si è rianimata. E’ in rianimazione. E a voler essere cattivi – e noi lo siamo perché è doveroso esserlo – bisogna dire che ci sta pure comoda. Continua su ilfoglio.it