Turismo, solo aiuti immaginari

Manlio Messina, di Fratelli d'Italia, dallo scorso luglio è l'assessore regionale a Turismo, Sport e Spettacoli.

Fosse per il governo della Regione, quest’estate il turismo non partirebbe nemmeno. E la Sicilia – your happy island, come recita il nuovo logo – rimarrebbe tragicamente vuota. I voucher promessi dall’assessore Manlio Messina – una notte in omaggio per ogni tre trascorse nell’Isola – sono ancora riposti nel cassetto (ma è verosimile che non li abbiano ancora stampati). Ma per carità, la colpa non è nemmeno di Messina. Che ha spinto a tal punto sull’acceleratore, da lasciarci credere che a giugno il piano sarebbe stato attivato e dalla prima settimana di luglio flotte di turisti, più dall’Italia che dall’estero, avrebbero invaso Favignana e Mazara, Palermo e Mondello, Noto e Ortigia, Scicli e Modica. Nulla di tutto questo. L’estate “in saldo” non s’ha da fare. Così sembra.

La causa di ogni male va ricercata nella solita Finanziaria di cartone, che l’Assemblea regionale ha approvato lo scorso 2 maggio (lavorando persino nel giorno della Festa dei Lavoratori), ma le cui misure sono rimaste congelate in attesa di buone nuove da Roma e da Bruxelles. Trattandosi di risorse extraregionali, da riprogrammare per altro, la Regione è in attesa del via libera delle commissioni competenti dell’Ars, del ministro Provenzano e del Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica. Ci vorrà del tempo. Eppure il capitolo Turismo è stato inserito nella prima proposta di delibera approvata in giunta, quella che prevede la rimodulazione di 400 milioni (“strappati” al Fesr, il fondo europeo per lo sviluppo regionale). Secondo l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, saranno liberati entro fine estate. A meno che qualcuno non metta gli ostacoli fra le ruote.

L’azione 6.8.3 è quella che fa riferimento alle “iniziative di promozione turistica”.  Ne parla anche l’articolo 10, comma 12, della Legge di Stabilità, in cui si prevede una spesa di 75 milioni di euro “per l’acquisto anticipato di pacchetti di servizi turistici, ivi compresi i ticket di ingresso a poli museali e monumentali, da operatori e professionisti del settore, strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere, agriturismi, agenzie di viaggio e tour operator, guide turistiche iscritte negli elenchi, accompagnatori turistici, cooperative e imprese turistiche da veicolare a fini promozionali tramite card e voucher, nei mesi successivi alla cessazione dell’emergenza sanitaria”. Letta d’un fiato, sembrerebbe una cosa bellissima: la Regione compra i servizi da agenzie di viaggio, tour operator, eccetera eccetera, e li rimette in vendita per i turisti con una sorta di codice sconto. Nel caso delle strutture ricettive, vale il “prendi quattro paghi tre”.

Ma c’è di più. La previsione di Messina prevedeva di destinare 13 milioni (sui 75) a un’iniziativa persino più allettante: l’acquisto di voli calmierati dalle compagnie low-cost che atterrano in tutti gli aeroporti siciliani (da Palermo a Catania, da Trapani a Comiso, passando per le isole di Lampedusa e Pantelleria). Il progetto “See Sicily” è un modo per garantire a chiunque voglia arrivare in Sicilia nei periodi di alta stagione, di poter usufruire di sconti importanti con i vettori aderenti all’iniziativa. Giusto la settimana scorsa, durante un’apparizione pubblica, l’assessore al Turismo aveva annunciato l’incontro con le low cost e un’azione incisiva per garantire alla Sicilia, da sempre bistrattata sul capitolo trasporti, di mettersi “al pari delle altre regioni”.

La proposta nasce nei giorni in cui Alitalia ha privato l’aeroporto di Trapani Birgi di due collegamenti fondamentali con Roma e Malpensa. Una forma di reazione dettata da “un governo silente e una compagnia che nonostante i 3 miliardi di contributo statali non è una vera compagnia di bandiera”. Un modo per rilanciare l’indotto – alberghi e strutture ricettive, agenzie di viaggio e tour operator, ristoranti, autonoleggi e organizzatori di eventi, per citarne alcuni – che ha già vissuto una fase di profonda depressione la scorsa primavera a causa del Coronavirus, e anche in questi mesi caldi non potrà contare sulle solite entrate. A Palermo, come riportato da Live Sicilia, ci sono 77 alberghi e 553 strutture extra-alberghiere, ma oltre l’80% delle strutture subirà un calo del fatturato fra il 50 e il 100%, anche se a risentire maggiormente della crisi saranno B&B e case vacanze. Nei primi sei mesi del 2020 il 90% dei gestori ha visto il fatturato quasi azzerarsi, con i B&B a -89%; per la seconda metà dell’anno il 52% prevede una riduzione degli affari tra il 50 e il 75%. Nel complesso mancheranno all’appello 70 milioni di euro.

Sia i voucher per le attività turistiche che per le strutture ricettive, che i voli a prezzi calmierati, però, non saranno realtà prima di agosto. In queste ore si sta pensando di prorogare l’iniziativa per il 2021, tale è la paura di non farcela. Ma nel caso delle tratte aeree low-cost, il rischio paventato è quello di non partire mai. “Lo stesso assessore Messina – ha spiegato in un post Nuccio Di Paola, deputato regionale del Movimento 5 Stelle – ha paventato il rischio che questa misura, per quanto idonea ad avere delle ricadute positive sul turismo regionale, possa essere considerata un “aiuto di stato”, contrario alla normativa europea. Abbiamo presentato un’interrogazione per capirci di più, ma nel frattempo c’è un intero settore in ginocchio, che tra mille difficoltà sta provando a ripartire. Perché, data l’incertezza, non si è scelto di modulare diversamente queste risorse, per dare un po’ di ossigeno e un sostegno concreto ai professionisti, ai lavoratori e gli operatori del turismo siciliano?”.

In effetti la perplessità dei grillini è lecita. L’articolo 107 del TFUE (il trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) dice che “sono incompatibili con il mercato interno, nella misura in cui incidono sugli scambi tra Stati membri e salvo le deroghe espressamente previste, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza”. A meno che non si tratti di aiuti destinati ad ovviare a danni “arrecati dalle calamità naturali” o “destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse”. Se così non fosse il problema sarebbe grosso. Anche se l’Unione Europea, che a causa della pandemia ha un po’ allentato i cordoni del rigore, ha già illustrato misure temporanee d’aiuto “per garantire la liquidità e l’accesso ai finanziamenti per le imprese, in particolare le PMI”, sostenendo che anche il Covid può essere considerato un “evento eccezionale”.

Va pertanto fissato un confine entro il quale l’aiutino della Regione siciliana si configuri o meno come “aiuto di Stato”. Nell’interrogazione presentata dai Cinque Stelle, si ritiene inoltre che “la misura non rientrerebbe neppure tra le esenzioni per categoria previste dal Regolamento UE n. 651/2014 della Commissione, atteso che l’art. 51 prevede espressamente che gli aiuti in relazione al trasporto aereo possono ritenersi compatibili con il mercato interno solo nel rispetto di alcune specifiche condizioni, quali, ad esempio che l’intero aiuto vada a beneficio degli utenti finali che hanno la residenza abituale in regioni cd. “remote” (la Sicilia non è tra queste; le Canarie sì, ndr)”. Pertanto, il Movimento chiede di “sapere se è stato verificato che l’acquisto dalle compagnie aeree di buoni sconto da offrire come voucher al turista che acquisti biglietti aerei con destinazione Sicilia rientri nelle misure di sostegno economico compatibili con il mercato interno ai sensi del TFUE” e “se non intenda rimodulare le risorse a vantaggio delle imprese del settore turistico con sede in Sicilia che hanno carenze di liquidità o difficoltà a preservare la continuità dell’attività economica, attraverso misure che non rientrano nell’ambito del controllo degli aiuti di Stato dell’UE e che possono essere attuate senza il coinvolgimento della Commissione”.

Della stagione turistica siciliana, al 5 luglio, rimane veramente poco. Musumeci aveva chiesto a Roma un allentamento delle restrizioni già a fine maggio, con l’obiettivo di ripopolare l’isola di viaggiatori (con prudenza); poi è arrivati l’app SiciliaSiCura per tracciare l’arrivo dei turisti (ma è alta l’insoddisfazione); infine è toccato al nuovo brand, costato ventimila euro e, secondo molti, scopiazzato sul web. Insomma, non ne va dritta una. Anche l’adesione delle strutture ricettive al bonus vacanze escogitato dal governo nazionale (da 150 a 500 euro di contributo se hai un Isee familiare inferiore a 40 mila euro) non sta raccogliendo grosse adesioni. E da parte della Regione, s’è visto, manca un sussulto vero: “Questo assessore di Fratelli d’Italia verrà ricordato solamente per la deplorevole vignetta su Conte – è la conclusione tranchant di Di Paola – Il settore del turismo siciliano è in ginocchio e Musumeci ed il suo governo di centrodestra unito sono completamente assenti”.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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