A fare le pulci alla Regione siciliana non è soltanto la Corte dei Conti, che tra qualche giorno si pronuncerà sul giudizio di parifica. Ma anche la Corte Costituzionale, che ieri ha accolto il ricorso presentato dalla procura generale della Corte dei Conti, relativo al Rendiconto 2019, e dichiarato illegittimo l’articolo 6 della Legge di Stabilità 2016 che aveva consentito alla Regione di utilizzare le risorse del Fondo sanitario “per il finanziamento delle quote residue di capitale e interessi del prestito”. Cioè un mutuo con lo Stato, per un debito nel sistema sanitario, dal valore di 255 milioni ogni due anni. Quei soldi, secondo la Consulta, potevano essere utilizzati solo per garantire i Lea (livelli essenziali di assistenza) della Sanità.

Secondo fonti regionali consultate dall’Ansa, “questa sentenza non avrà un impatto consistente” sul prossimo Bilancio, giacché la Regione avrebbe già accantonato, nell’ultima manovra, 255 milioni di euro che adesso verranno riversati sul Fondo sanitario rimasto sguarnito. L’unica preoccupazione, però, riguarda il biennio precedente a quello di riferimento, cioè gli anni 2017-18. Se la sentenza avesse valore retroattivo, allora Palazzo d’Orleans dovrebbe recuperare altri 255 milioni. Nessun problema, invece, per il 2021 e 2022: l’anno scorso per due terzi la rata del mutuo è stata coperta con fondi di bilancio regionale, per cui rimarrebbe una quota residua di circa 42 milioni (ma l’impatto è minimo perché nel frattempo il mutuo è stato rinegoziato). Mentre quest’anno la rata è stata interamente coperta con fondi regionali.