Dal “giovedì nero” la politica siciliana è andata in letargo. Non avviene più nulla e persino Schifani, prodigo di annunci, ormai si affida a un po’ di rassegna stampa per animare le pagine social. Dopo aver ripreso il dato di UnionCamere sull’aumento del numero delle imprese in Sicilia – intervento che gli è costata la durissima reprimenda di Manlio Messina – oggi è toccato al report della Cgia di Mestre sulla riduzione delle ore di cassa integrazione. “Sono elementi oggettivi che confermano l’efficacia delle azioni messe in campo dal governo”, ha ribadito Schifani. Forse una piccola provocazione al Balilla, che qualche giorno addietro aveva rivendicato con orgoglio l’azione di Musumeci e l’immobilismo del suo successore.
In attesa della prossima replica – spoiler: scorrete in fondo al pezzo – la scena della politica siciliana è muta. L’unico a scalciare è Luca Sammartino, alle prese con una scrupolosa campagna acquisti per potenziare la Lega. Gli altri sono tutti in religioso silenzio, almeno fino a domani: a palazzo d’Orleans, infatti, andrà in scena il vertice di coalizione numero 2 dall’epilogo del 9 ottobre scorso all’Ars, quando il governo venne massacrato dall’opera dei franchi tiratori (specie i patrioti) e poi fece finta di nulla, per evitare di sgretolare tre anni di legislatura.
La festa del perdono, andata in scena con il primo summit di maggioranza, potrebbe ripetersi. Ma sarà un altro bluff, almeno finché Schifani e Fratelli d’Italia non decideranno di abbattere il muro che li separa. Non c’entra la Finanziaria, non c’entrano le mance, bensì le poltrone. Su tutte quella di Salvatore Iacolino, che per il momento rimane a capo della Pianificazione strategica. L’opera di ricucitura, in settimana, ha fatto registrare un’altra mossa: la nomina – e cosa, sennò – dell’ex deputato Nicola Catania a subcommissario “per la valorizzazione energetica e la gestione del ciclo di rifiuti nella Regione Siciliana”. Un vice-Schifani che seguirà da vicino anche la questione termovalorizzatori. Catania era stato deputato all’Ars prima di essere dichiarato ineleggibile e messo fuori gioco da una sentenza della Cassazione. Ora ritorna con un’altra veste, la seconda, dopo essere stato accolto anche da Galvagno nel suo staff.
Ma il premio a Catania – che, per carità, avrà tutte le competenze di questo mondo – non è soltanto una questione fra Schifani e FdI. Rientra nelle regole non scritte della “casta”, secondo cui i trombati (specie i non eletti) ottengano una ricompensa al primo giro utile di sottogoverno. E’ riuscito a Beppe Picciolo, fedelissimo di Totò Cardinale, che dopo aver fallito l’elezione a Messina con Forza Italia, si è ritrovato a capo dello Iacp. Cioè l’Istituto Autonomo di Case Popolari. La stessa missione dovrà svolgere Giovanni Moscato, meloniano e già sindaco di Vittoria: fu dichiarato decaduto quando il Comune, nel 2018, venne sciolto per mafia. Da poco era stato nominato coordinatore provinciale di FdI a Ragusa. Anche Corrado Bonfanti, già sindaco di Noto, anch’egli non eletto in Forza Italia, è finito al Consorzio Universitario (di Noto, ovviamente); mentre Alessia Scorpo, che aveva tentato la via dell’Europa – ma non fu eletta nel 2024 – ricoprirà l’incarico di presidente dello Iacp di Siracusa. Dopo aver perso alle elezioni, diventano tutti massimi esperti di case popolari.
A Caltanissetta, stesso istituto, è finito l’ex candidato della DC (alle Regionali del 2022), Gero Valenza. A Enna, invece, il forzista Francesco Occhipinti (stessa sorte, ma con Forza Italia). Nel report confezionato dai Cinque Stelle – molto più bravi con queste cose, meno con la politica – trova spazio anche Massimiliano Giammusso. Cioè l’avversario di Ruggero Razza, in casa FdI, alle ultime Europee: sostenuto da Salvo Pogliese non riuscì a ottenere l’elezione a Bruxelles: da ieri dirige l’Ente Parco dell’Etna. Un altro precedente illustre, in tempi diversi, aveva riguardato Totò Lentini: la sua rinuncia alla candidatura a sindaco di Palermo – dopo tre legislature all’Ars – gli era valsa la carica di Amministratore Unico di Palermo Energia Spa. Mentre Francesco Cascio è finito a Sicilia Digitale (anche il medico rinunciò all’iniziale investitura, per favorire Lagalla, e fallì di pochissimo il ritorno a palazzo dei Normanni). Per Francesco Scoma si erano già spalancate le porte di Amg Energia, società partecipata del Comune di Palermo (città di cui avrebbe voluto diventare con la sponsorizzazione di Salvini).
Questo elenco – lungo ma del tutto parziale – rivela come la politica siciliana occupi il tempo tra una Finanziaria e l’altra. E quali siano le principali occupazioni dei leader di partito nel corso degli sbandierati vertici di maggioranza che, stando ai comunicati stampa che ne seguono, terminano sempre con gli intenti più pacifici. Piccolo ma doveroso excursus: quando nel corso dell’ultima riunione della Prima commissione all’Ars, è venuta fuori la richiesta (degli Autonomisti) di trattare anche il parere sulla nomina di Iacolino e Firenze (all’Asp di Palermo), il presidente Abbate (Dc) ha preso tempo adducendo motivazioni non meglio precisate. Segno che nella maggioranza, a tenere banco, non sono i problemi dei siciliani, né le riforme, né la spesa dei fondi del Pnrr (che secondo il Balilla espongono la Sicilia a un rischio potenziale di 11 miliardi di euro). Ma questa eterna trattativa su incarichi, poltrone e consulenze.
Ultimo appunto. Di fronte all’ennesimo tentativo di Schifani di attribuire al proprio governo il risanamento dei conti (il famoso azzeramento del disavanzo), Manlio Messina ha preso nuovamente la parola: “Schifani continua a vaneggiare! – ha rimarcato l’ex assessore regionale al Turismo – I conti non sono stati risanati da tre anni del suo operato, ma dagli accordi e le azioni fatte dal Governo Musumeci di cui Schifani continua a beneficiare. Anzi con la sua politica la Sicilia rischia solo di andare indietro. Speriamo abbia un sussulto d’orgoglio!”. Sipario.


