Un governo difficile da aiutare

Il presidente dellArs, Gianfranco Micciché, apostrofa il M5S: "Ecco perché i loro disegni non diventano legge"

“Chi dice che fra me e Musumeci i rapporti non siano buoni – ve lo dico francamente – si sbaglia”. Dopo una lunga maratona in aula per l’approvazione della Finanziaria (“Sono rimasto incollato alla poltrona per 18 ore, mai fatta una fatica simile” spiega) Gianfranco Micciché ha ancora voglia di parlare. Ed entrare nel merito dei rapporti con il presidente della Regione, che molta stampa e numerosi addetti ai lavori, all’indomani dell’episodio dei “franchi tiratori”, ha rimesso in discussione: “Non serve dire che “attenteremo ai traditori”. Perché vi garantisco che all’interno dell’Assemblea non ci sono traditori. Ma, detto questo, non vogliamo nessun altro a parte Musumeci”.

Il dato politico di questi giorni è che, oltre a non esserci i numeri, a questa pseudo-maggioranza manca la coesione. Tanto che sull’articolo 7 della Finanziaria alcuni componenti della coalizione, almeno quattro, hanno votato contro.

“E’ evidente che ci sia qualche problema. Ma non parlerei di “problemi di maggioranza”. Questa è una maggioranza che non c’è e che ogni volta va costruita. Mi permetta di dire, però, che non è facilissimo aiutare questo governo. Diciamoci la verità: spesso, sulle cose da fare, non si impegna come dovrebbe”.

Sabotare il modello Portogallo è stato un avvertimento a Musumeci. Potremmo ipotizzare che oltre a non avere il presidente una maggioranza, c’è anche una maggioranza che sente di non avere un presidente?

“Vede, un governo senza una maggioranza passa intere giornate a mediare. Invece ciò che oggi viene fuori è che ci si arrabbia se qualcuno vota contro”.

Sono più le responsabilità del governo o dei deputati?

“Sarebbe sbagliato pensare che tutto dipenda dal governo. Tutto dipende da tutti. Noi il nostro ce lo mettiamo sempre, ma devono mettercelo anche gli altri. Le cose si sistemano se si parla e se si hanno rapporti. Ecco, un po’ di attenzione in più non guasterebbe. Musumeci è il primo ad averne bisogno”.

Cosa dovrebbe fare, ad esempio?

“Parlare di cecchini non è stata una bella cosa”.

Presidente, ci scusi. Come si definiscono, altrimenti, i membri della maggioranza che hanno fatto saltare il banco?

“Ognuno di noi ha portato avanti un lavoro faticoso. Sostenere che alcuni siano i “cattivi” e altri i “buoni” che aspettano che i primi smettano di fare i cattivi, non mi sembra il percorso più corretto da immaginare. E comunque glielo ridico: non ci sono traditori. Posso garantirlo anche a Musumeci. C’è gente che rimane delusa, giovani che magari reagiscono male, ma non traditori. Per far tornare l’entusiasmo che ora manca, serve che ognuno faccia la propria parte”.

Musumeci dovrebbe fidarsi di più?

“Io credo che qualcuno gli consegni una visione distorta di quello che accade in aula”.

Serve un processo di pacificazione?

“Non c’è alcun motivo. Vede, fra me e lui non esistono ragioni per litigare. Siamo entrambi consapevoli della grandezza di questo momento storico. Musumeci è presidente della Regione e non so se da bambino avrebbe mai potuto immaginarlo. Io per la seconda sono presidente dell’Ars, e non lo avrei mai pensato. E poi abbiamo lo stesso obiettivo: che la maggioranza regga”.

Dopo lo strappo sull’articolo 7, la coalizione è tornata compatta per il voto finale sulla Finanziaria. Lei ha detto: “O si fa stanotte o non si fa più”. Che ruolo ha avuto Forza Italia?

“Forza Italia ha una pattuglia di tredici deputati. C’era un assente giustificato. Gli altri dodici sono rimasti in aula tutto il tempo. Micciché e Savona, fra l’altro, erano anche malaticci. Sul lavoro che ha fatto Giuseppe Milazzo, il nostro capogruppo, andrebbe scritto un libro. Tutti noi avremmo più piacere che il lavoro fatto riceva la giusta considerazione e non sia ritenuto obbligatorio solo perché facciamo parte della maggioranza. Gli unici obblighi che abbiamo sono nei confronti dei siciliani e dei nostri elettori. Mi dispiace e mi infastidisce quando qualcuno afferma che teniamo una maggioranza sotto ricatto. Giusto per capire: chi avremmo ricattato e perché?”.

Musumeci, per smascherare i “traditori”, ha invocato anche l’abolizione del voto segreto. E’ d’accordo?

“Bell’invocazione. Il voto segreto esiste e nessuno è mai riuscito ad abolirlo. Non è così facile perché ci vuole il voto dell’aula e appena l’aula vota lo fa segretamente. Ma non escludo che discutendo si possa fare qualsiasi cosa. Nessuno, però, pensi che riusciremo a fare tutte queste operazioni perché siamo forti. Non lo siamo. Occorre remare dalla stessa parte”.

E una nuova legge elettorale?

“Anche questo è un tema che affronteremo. Credo ci sia abbastanza intesa con Musumeci. Ma non c’è dubbio che non sarà facile cambiarla, altrimenti lo avremmo già fatto”.

Musumeci ha respinto per la seconda volta il soccorso del Movimento 5 Stelle. L’operazione-stampella, al momento, è scongiurata.

“Non la considero minimamente possibile. Se ci fosse una cosa di questo genere, non ci sarebbe più Micciché. Non è un argomento di discussione. Le elezioni sono state vinte da una forza politica, se si vuole cambiare basta parlarne e ce ne andiamo”.

Le Europee si avvicinano e i discorsi sul rimpasto si riaprono. Lei tempo fa ha detto che non eravate interessati.

“E lo confermo. Noi non ne abbiamo bisogno. Ma se ce ne sarà uno, dovranno coinvolgerci. In vista delle Europee, a prescindere dal modo di lavorare di qualche assessore, è possibile che si possa pensare a dei cambi. Ma anche questo è un tema che va discusso senza fare fughe in avanti. Ogni fuga in avanti è un passo indietro”.

Anche Romano ne ha fatto uno – annunciando la sua candidatura nella lista di Forza Italia per le Europee – e lei l’ha frenato…

“Io non ho frenato niente. Ma tutto si fa ragionando. Se Saverio vuole essere candidato, venga da me e ne parliamo. Noi siamo un partito, anche abbastanza complicato (sorride). Non basta dire che si è candidati per esserlo. A quel punto uno rischia di farsi male. Sono convinto però che possiamo studiare serenamente un percorso che ci consenta di arrivare a una candidatura che coinvolga altri alleati. E’ chiaro che gli accordi si fanno quando hai dieci collegi e gliene cedi due. Se ne hai due e gliene cedi uno diventa tutto più difficile”.

Ma lui ha sfoggiato una foto con Berlusconi.

“E ha fatto bene. Ma mi viene difficile, però, credere che Berlusconi possa candidare persone senza sentire i suoi. Tanto che mi ha chiamato subito dopo l’incontro per mettermi al corrente. Ripeto: sarei felicissimo di arrivare a una candidatura condivisa con il partito di Romano che con noi è stato assolutamente leale e con cui abbiamo costruito insieme la candidatura e la vittoria di Musumeci alle Regionali”.

Tornando alla Finanziaria: come reagirà Roma al fatto che abbiate tenuto per voi, senza una preventiva autorizzazione, una rata del disavanzo da restituire in tre anni? Non rischia di apparire come una forzatura?

“Nessuno di noi lo sa per certo, ma diciamo che siamo molto fiduciosi sul buon esito della trattativa. Se andasse diversamente, ci ritroveremmo un grosso problema. Ma al momento la Finanziaria è coperta”.

Cosa pensa della volontà di concedere una autonomia differenziata a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna?

“E’ un errore colossale. Lo pagheremmo pesantemente, non immagino nemmeno quanto in termini economici”.

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