Sotto l’ombrellone e in commissione parlamentare, a Roma: ovunque si parla di Ponte. Da settimane, da mesi, da anni. Il tema è sempre uno: si farà mai l’attraversamento stabile dello Stretto? Sembra una partita a chi la tira più lunga. Anche il ministro Giovannini, uno del governo dei “migliori”, non fa eccezione. E ieri, nel corso di un’audizione presso le commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera, s’è preso un altro annetto (o poco meno) per la redazione di un progetto tecnico-economico di fattibilità. Il Ministro ha proposto di affidarlo a Italferr, società legata a Ferrovie dello Stato. L’obiettivo è vederci chiaro: stabilendo, in pratica, se è meglio il ponte a campata unica – per cui esiste un progetto “da adeguare”, quello del 2011 di Eurolink – o quello a tre campate, che una precedente relazione affidata a una commissione di studio istituita presso il Ministero delle Infrastrutture (dal predecessore di Giovannini, Paola De Micheli), sembrava preferire. L’impatto ambientale sarebbe minore. I costi, forse, pure.

La storia del Ponte va avanti. Tra un rinvio e l’altro alimenta speranze, discussioni, valutazioni di ogni tipo. E spaccature, come quelle all’interno del Movimento 5 Stelle. Dove, ad esempio, il sottosegretario Cancelleri è (diventato) un aperto sostenitore dell’infrastruttura, prima ripudiata. E dove per alcuni, come il deputato siracusano Paolo Ficara, il rischio è di “buttare altri soldi per progettare una cattedrale nel deserto”. Anche perché lo studio costa: 50 milioni di euro.

Sulla scia del progetto di Italferr, bisognerà “avviare un dibattito pubblico al fine di pervenire a una scelta condivisa con i diversi portatori di interesse”. Un’altra perdita di tempo. Anche se un piccolo spiraglio in tutto ciò si intravede. E non importa che l’opera non sia stata presa minimamente in considerazione dal Pnrr, il piano di ripresa e resilienza collegato al Recovery Fund (da qui al 2026 c’è da dire grazie se verrà individuata una soluzione). Secondo Giovannini i soldi saranno intercettati in Europa: l’opera è parte del corridoio Palermo-Berlino e questo, di per sé, è un vantaggio. Ma serve un progetto per convincere la commissione UE a sganciare i quattrini. Progetto che fin qui nessuno ha inoltrato a Bruxelles.

Il governo Draghi, come una lumachina, si muove. Ma il Ponte resta solo sulla carta. Nei mille ragionamenti di questi mesi ha messo bocca anche il governo siciliano, che pensava di poter riesumare il progetto di Salini di qualche anno fa e spacciarlo per nuovo, arrivando a finanziare l’opera assieme ai colleghi calabresi. Niente di più impossibile. Eppure anche l’assessore Falcone si batte contro le perdite di tempo: “Ad oggi c’è un progetto per il ponte a campata unica sospesa che è stato approvato, su questo bisogna lavorare. Diversamente, se si cambia idea, se si parla di ponte a tre campate o di altro, dovremmo ripartire da zero. Chi sposa questa seconda ipotesi è contro il ponte”. Se dopo cinquant’anni ancora se ne parla, probabilmente nessuno è mai stato veramente a favore.