Anche febbraio, all’Assemblea regionale siciliana, va in archivio senza squilli. Le uniche saette hanno portato a due fragorose disfatte da parte del governo di Renato Schifani, che sotto i colpi dei franchi tiratori ha rinunciato alla norma “salva-ineleggibili” e alla reintroduzione del voto diretto nelle province. Da quel voto segreto, a Palazzo dei Normanni, il centrodestra non ha più avuto la capacità e la forza di rialzarsi. E non è successo più niente: tranne in commissione Affari Istituzionali, dove i deputati hanno preso atto che 8 manager sui 18 nominati dall’assessore Volo a capo delle Asp e degli ospedali, hanno dei procedimenti giudiziari in corso (e altri, sebbene senza processi, non sembrano possedere i requisiti per impartire ordini e direttive dall’alto del loro incarico).

Ieri in commissione si sarebbe dovuta presentare proprio l’assessore alla Salute, per fornire le prime risposte sugli approfondimenti richiesti dai parlamentari (dagli obiettivi annuali raggiunti dai ‘candidati’ negli ultimi tre anni, passando per le eventuali valutazioni da parte di Agenas e gli elenchi dei soggetti idonei da cui siano stati ‘estratti’ i candidati designati): l’incontro con la Volo sarà calendarizzato più avanti, non appena il governo avrà pronte le controdeduzioni rispetto ai dubbi avanzati. Nel frattempo, sempre la stessa commissione ha approvato un disegno di legge in materia di enti locali: prevede l’introduzione del consigliere supplente (nel caso il titolare venga nominato in giunta) e l’aumento del monte ore dei permessi per il sindaco. Mentre in commissione Bilancio si è decisa la ripartizione – badate bene: i soldi erano stati già stanziati con la Finanziaria – dei 40 milioni del fondo di progettazione per i Comuni. Il nulla cosmico, insomma.

Non c’è neppure il tentativo di avviare una bozza di riforma. Anche il ddl urbanistica, che contiene (tuttora) un emendamento per estendere la sanatoria agli immobili costruiti a meno di 150 metri dalla battigia (prima del 1984), è rimasta impantanata. La norma ‘pro abusivi’ probabilmente verrà stralciata dal testo, perché Meloni non ha alcuna intenzione di avallare la proposta di Assenza (capogruppo di FdI) e assumersene la paternità. Ma il resto del testo, che si sarebbe dovuto incardinare entro la fine del mese, ha subito uno slittamento. Il dibattito di ieri, invece, ha riguardato la bozza dell’Accordo di Coesione da sottoporre al Ministro Fitto, che prima dell’approvazione del Cipess dovrà essere riempito anche di contenuti (oltre ai soldini prelevati forzatamente da Roma per farci il Ponte). Per ora – al netto di una suddivisione per macroaree dei 6 miliardi a disposizione – è una scatola vuota. E quindi la discussione, sostanzialmente, non è servita a nulla, perché era impossibile individuare le priorità del governo. L’unico atto esitato da Sala d’Ercole riguarda l’elezione di un nuovo segretario, il deluchiano Matteo Sciotto, che prende il posto di Vasta (decaduto) nel Consiglio di presidenza.

Alla fine di questo mese, altri 70 stipendi (lauti) saranno distribuiti ai parlamentari senza che abbiano prodotto un bel niente. Nella maniera più assoluta. A questo punto è logico chiedersi a cosa serva l’Ars, se sia utile continuare a pagare le bollette della luce e tutte le altre utenze, visto che il palazzo è solo una base d’appoggio per condurre dibattiti sterili e senza prospettive. Non c’è una sola iniziativa di contrasto al caro-Tari, che si abbatterà sulla testa dei siciliani se i sindaci – che protestano – non otterranno “almeno” i 45 milioni promessi dalla Regione (e poi magicamente spariti da qualsiasi calcolo) per il trasporto dei rifiuti all’estero. Non una iniziativa per dare seguito al progetto di Schifani (seppur discutibile) di applicare nuovi sconti ai cittadini residenti che si spostano in aereo verso le città del Nord. Si intravede solo la bozza di una nuova manovra correttiva per salvare alcuni carrozzoni (come l’Ast) e distribuire alcune mance rimaste in sospeso.

Qualche giorno fa lo stesso Galvagno aveva convocato i presidenti delle commissioni per cercare di accelerare l’istruttoria di circa 700 proposte di legge che da settimane, forse mesi, giacciono sul loro tavolo. Non è un mistero che l’imbarazzante stasi del governo abbia finito per contagiare anche il parlamento, ormai privo d’idee e d’iniziativa. Ieri molti deputati, specie di minoranza, si sono sorpresi per “una seduta più di forma che di sostanza”, trovandosi ad analizzare (peraltro in assenza di Schifani) uno schema di accordo privo degli allegati utili a sviluppare un dibattito. Era, insomma, la fotografia segnante di un momento storico sconfortante, in cui non si riesce a capire -materialmente- come far andare avanti la baracca.

Il dato certo è che non c’è molto tempo e che l’agonia potrebbe prolungarsi per mesi. All’orizzonte, infatti, si intravedono le elezioni Europee dell’8 e il 9 giugno, a cui quasi certamente si accavalleranno le Amministrative (con 30 comuni al voto). C’è una campagna elettorale da imbastire, delle alleanze da saldare, delle liste da compilare, dei manifesti da affiggere. E il parlamento siciliano, tranne quando si parlerà di “mance”, è il luogo meno adatto per affrontare queste incombenze. L’Ars potrebbe tornare a pieno regime solo al termine dei ballottaggi, o addirittura dopo l’estate, quando saranno già trascorsi un paio d’anni dall’insediamento di Schifani e del suo governo. Il governo del nulla.