Una ricetta per ripartire

Da sinistra: l'assessore alla Salute, Ruggero Razza, e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci

Alla Regione i conti non tornano mai e, potete giurarci, sarà così anche nel 2021. La situazione è talmente ingarbugliata che prima di 3 o 4 mesi non sarà chiaro quali risorse verranno destinate all’Isola per l’anno nuovo. Basti pensare che non c’è ancora un Bilancio di previsione, né un esercizio provvisorio, e la spesa è “bloccata”. Ma sono 4 o 5 le cose che vengono richieste alla politica per strappare la sufficienza (la pandemia impone la manica un po’ più larga anche nei giudizi). Tra le cose fondamentali del 2021, al primo posto, c’è ovviamente la garanzia del vaccino.

LA CAMPAGNA DI VACCINAZIONE – Musumeci, abituato a dare i numeri, ha spiegato che entro settembre saranno vaccinati 3,5 milioni di siciliani, tutti gli over 16. Su una popolazione che, dagli ultimi rilevamenti Istat, è scesa sotto i 4,9 milioni. La campagna vaccinale sarà uno stress test più di quanto non lo siano state le restrizioni e le zone rosse. C’è in gioco la vita. E la Regione deve organizzarsi al meglio per gestire questa fase. L’assessore alla Salute Ruggero Razza ha già elaborato un piano sulla base dei sieri a disposizione: per il Vaccine-day, all’Isola, ne sono toccati 685 (pochissima roba), ma già nei prossimi giorni dovrebbero giungere a destinazione 45.825 dosi a settimana del vaccino Pfizer-Biontech, ossia l’unico che ha ricevuto una certificazione da parte dell’agenzia del farmaco. La fase-1 darà copertura a 141 mila persone, per lo più operatori sanitari e ospiti e personale delle Rsa. Ma dopo verrà il bello. Cioè quando – a partire dal mese di febbraio – entreranno in circolazione anche le fiale delle altre due aziende produttrici: Astra Zeneca (che negli ultimi giorni ha subito un piccolo intoppo) e Moderna. Sono entrambe in attesa del “via libera” e serviranno (anche) 350 mila over-80.

Queste settimane saranno utili alla Regione per: stoccare i vaccini nei trentasei punti di raccolta prestabiliti; selezionare i soggetti per la somministrazione, seguendo i criteri stabiliti a livello nazionale; completare l’assunzione e la messa in servizio di 1.300 fra medici e infermieri, pescati dal bando nazionale dei “vaccinatori” (la parte più cospicua dovrebbe giungere in primavera). Ossia il personale che si prenderà cura di iniettare l’ago e seguire tutte le procedure propedeutiche alla campagna. Infine, bisognerà condurre un’attenta campagna di sensibilizzazione, per evitare che i no-vax prendano il sopravvento; e garantire la “sicurezza della filiera”, cioè evitare che le fiale finiscano sul mercato nero, o che gli ospedali e i punti di stoccaggio diventino preda di male intenzionati. In tal senso, i Nas sono già all’opera. Bisogna calcolare tutto. Siamo di fronte a una grande sfida, da cui sarà possibile valutare l’operatività del sistema sanitario regionale, che nelle fasi cruciali della seconda ondata ha lasciato un po’ a desiderare per la gestione del tracciamento e la comunicazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva.

UN BILANCIO SOLIDO – A parte il capitolo Sanità, ce ne sono degli altri che meriterebbero un’attenzione maniacale. In primis, quello relativo alla sicurezza dei conti. La Regione sarà in esercizio provvisorio, con la spesa cioè vincolata all’ultimo esercizio di bilancio (2020), finché la Corte dei Conti non emetterà il giudizio di parifica sul rendiconto. L’udienza è in programma il prossimo 29 gennaio e, considerato il fitto carteggio di questi mesi, non dovrebbero esserci troppe irregolarità. Anzi, i magistrati contabili hanno ottenuto dalla ragioneria generale ciò che serve per appianare i rilievi (a differenza dello scorso anno, all’orizzonte non dovrebbe esserci il rischio default). Consumata la pratica della parifica, che arriva in netto ritardo rispetto agli anni scorsi, la Regione dovrà accelerare con l’approvazione del nuovo Bilancio e con la Finanziaria regionale. Nessuna “manovra di guerra”. Musumeci ha promesso una Legge di Stabilità “sobria e snella”, che vedrà la luce a marzo. Sarebbe utile accompagnare i vari capitoli di spesa con un’idea di prospettiva che alla Sicilia continua a mancare. L’assessore Armao, che negli ultimi tre anni ha collezionato una sfilza di esercizi provvisori e di disguidi nei rapporti con Roma, deve inventarsi qualcosa e piritolleggiare un po’ meno. La pratica conta più della teoria (nel suo caso, assai sofisticata).

RIDURRE GLI SPRECHI – Poi c’è un altro aspetto della vita amministrativa e finanziaria delle Regione di cui tutti i governi, a parole, vorrebbero occuparsi. Ma di cui nessuno s’è mai fatto portavoce. Tanto meno Musumeci. Ossia un processo di razionalizzazione della spesa e di contenimento dei costi. Che non significa risparmio su pensioni e vitalizi (rappresenterebbero una parte marginale alla voce “sprechi”). Bensì un intervento poderoso per ridurre ai minimi termini partecipate e carrozzoni. Che invece continuano a fiorire e, talvolta, a risorgere. I regalini alle varie Sicilia Digitale, Società Interporti, Parco scientifico e tecnologico, Riscossione Sicilia – e chi più ne ha più ne metta – rappresentano, oggi come oggi, un investimento a perdere. Che viene fatto passare come una forma di tutela nei confronti del personale, non specializzato, delle società in questione, senza tuttavia rifunzionalizzarle e metterle al passo coi tempi. E, talvolta, si trasforma in mance e contentini per coltivare un sottogoverno fin troppo opulento, che non è più in grado – a causa delle disfunzioni di cui sopra – di poter garantire posti e incarichi come nella migliore tradizione autonomista. Bisogna tirare il freno, e Musumeci ha promesso che ci proverà. Sarà vero?

Fra l’altro, agire in quest’ottica consentirebbe alla Regione siciliana di riannodare un filo con Roma, che prima del Natale dello scorso anno aveva chiesto un ridimensionamento degli sprechi, con la promessa di dare attuazione a un risparmio corposo per le casse della Sicilia, grazie alla spalmatura di un mega disavanzo miliardario in dieci anni. E poiché i rapporti fra i due governi – al netto dei clichè sulla sanità – sono più logori che mai, intraprendere un percorso virtuoso avrebbe una duplice dimensione: ripristinare la fiducia del governo centrale e far ripartire il dialogo sull’attuazione – piena – dello Statuto.

LA STAGIONE DELLE RIFORME – Ma c’è ancora un aspetto che non può prescindere dalla buona amministrazione dell’Isola. Cioè l’avvio di una stagione di riforme che fin qui il governo Musumeci ha soltanto promesso. Provate a chiedere a un siciliano quali riforme epocali ha mandato in porto questo esecutivo. Vi risponderà: “Nessuna”. Provate a rivolgere la stessa domanda a un membro dell’esecutivo: vi citerà immediatamente la Legge Urbanistica. Una riforma attesa da 42 anni, dai tempi del governo di Piersanti Mattarella. Fra l’altro è un provvedimento al varo del Consiglio dei Ministri – che ne ha impugnato una parte – e che l’Assemblea si era promessa di “correggere” con un emendamento a un’altra riforma, quella sull’Edilizia, che doveva essere trattata alla vigilia di Natale e invece è stata posticipata al termine della sessione di Bilancio.

Oltre all’edilizia, resta irrisolto il mistero della Legge sui rifiuti: l’articolo 1 venne bocciato a novembre 2019 per l’intervento di alcuni “franchi tiratori” che scatenò le ire di Musumeci. Poi non è stato più trattata fuori dalla commissione di merito. Anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, ha spiegato che si tratta di una “riforma complessa” che richiede tempo. Mentre il piano dei rifiuti, prima di essere adottato dalla giunta, dovrà ottenere un parere da parte del Cga. Un bel modo per rilanciare il comparto turistico, che da solo garantire il 15% del Pil siciliano, sarebbe promuovere un’altra riforma di settore che fra l’altro rientrava nelle priorità di Musumeci. Invece siamo fermi ai voucher, che non sembrano garanzia di tutela di fronte alle chiusure imposte dalla pandemia ai poveri operatori. L’elenco è lungo, ma certamente incompleto. Il 2021, però, rappresenta il biglietto da visita per le prossime Regionali (la scadenza è novembre 2022). Nessuno potrà giocare a risparmiarsi o nascondersi. Farebbe un torto alla Sicilia prima che a se stesso.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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