E’ stato un Dicembre straordinario quello che il Brass Group ha riservato al pubblico di appassionati, ai fedelissimi che seguono gli eventi della fondazione con interesse sempre crescente, tanto da rendere necessario dedicare ben due serate, tutte sold out, ai propri concerti. Un mese di grandi solisti che hanno entusiasmato chi, per curiosità o per passione, si è ritrovato immerso in un’atmosfera fatta di musicalità talvolta eleganti e raffinate, a volte più ritmate e impetuose.

Il primo dei grandi artisti che si è calato come una stella sul palcoscenico del Santa Cecilia, per essere protagonista di questo strabiliante mese dedicato alla musica jazz, è stato Billy Cobham.

“Mister Batteria”, che è una leggenda internazionale del suo strumento, ha scelto, non a caso, la fondazione The Brass Group e l’Orchestra Jazz Siciliana per concludere il “75° Birthday Celebration Tour”, un lungo giro per il mondo nell’arco di tutto il 2019.

Il rivoluzionario musicista panamense che sin dalla fine degli anni sessanta ha inventato in modo nuovo timbri e ritmi da assegnare alla batteria, ha incantato ed entusiasmato il pubblico di estimatori che nelle due serate a lui dedicate è accorso numeroso per non perdere un evento che si preannunciava unico.

Una carriera, quella di Cobham, costruita in modo personale e con fermezza sin da quando tra gli anni sessanta e settanta incontra Miles Davis o quando assieme al chitarrista John McLaughlin fonda la Mahavishnu Orchestra, fino alla pubblicazione da solista del suo album “Spectrum”, vero e proprio “faro nella notte” per ogni batterista e per il genere jazz-fusion. Da qui poi, un susseguirsi di collaborazioni, da Carlos Santana a George Duke, da Stanley Clarke a Ron Carter e Peter Gabriel, fino alla London Jazz Orchestra.

Il rumore che si trasforma in suono, il battito che diventa ritmo. Non c’è stato nulla di scontato o prevedibile nelle sue performance, sia in quelle da solista, che in quelle in cui è stato accompagnato da una smagliante e sempre più ispirata Orchestra Jazz Siciliana, diretta dalla puntuale e precisa bacchetta del maestro Domenico Riina. Una straordinaria padronanza dello strumento, una eccezionale capacità di tradurre in musica le sue pulsioni creative, come in ”Mirage”, in “The cat in the hat”, “A day’s grace” o in “Cancun market” e “Sweet bocas”.

Un mito, Cobham, artefice di un’esibizione che gli appassionati del genere difficilmente dimenticheranno; un genio trascinante e magnetico che usa le bacchette come artigli per aggredire con morbidezza note e toni, melodie e armonie. Un’aquila nel cielo stellato del jazz capace di catturare il pubblico presente e trascinarlo in un mondo fatto di ritmi, suoni, timbri, assonanze e dissonanze; il tutto condito con entusiasmo ed energia, valori aggiunti ed elementi fondamentali per ricreare la magia del sound.

E’ stata poi – sempre sul palco incantato del Santa Cecilia – la volta di Raul Midòn, altro solista di indiscutibile talento, cantautore e chitarrista statunitense, e del suo “If you really want”, che forse non a caso ha chiamato così.

Perché la sua è la storia di un uomo e del suo difficile cammino nell’oscurità; la storia di un uomo che non si è lasciato sopraffare dallo sconforto, ma che con forza e determinazione ha lottato per affermarsi e per assecondare una passione che lo ha portato a divenire un’eccellenza nel mondo del jazz e addirittura a ottenere la sua prima nomination ai Grammy Awards, con un album che si intitola “Bad ass and blind”, “tosto e cieco”.

Dopo diverse collaborazioni con artisti latini, da Shakira a Enrique Iglesias, da Christina Aguilera a Josè Feliciano, Midòn ha intrapreso la carriera da solista e le sue composizioni sono state utilizzate nei film di Spike Lee e con Nick Nolte.

Il New York Times lo ha definito uno straordinario one-man band perché riesce a trasformare la chitarra in un’intera orchestra e la voce in un ampio coro. Come in “I Love the afternoon”, “Sound shadow”, ”You are the one for me” o anche in “Pedal to the metal” e “God’s dream”.

Un talento straordinario, quello di Midòn, coinvolgente ed entusiasmante, di fronte al quale il pubblico del Brass non è rimasto indifferente: si è trovato di fronte a un artista capace di stregare con tecnica e virtuosismo attraverso il tocco delle dita, semplice e naturale, ma all’un tempo esperto e preciso; e grazie all’uso, inusuale nel jazz, dell’arpeggio della chitarra classica, capace di suggerire con magnificenza il tono e l’atmosfera delle sue composizioni.

Chiuderà questa rassegna di stelle della musica la voce morbida e avvolgente del soprano Desirée Rancatore, che accompagnata anche lei dall’Orchestra Jazz Siciliana, con la direzione del maestro Vito Giordano e la piacevole incursione di Carmen Avellone, ci delizierà con le sue “Canzoni d’autore” in un’esibizione che si prefigura entusiasmante e che chiuderà, con un altro colpo d’ala, questa strepitosa stagione di feste, di musica e di luci.