L’unica legge di sistema approvata in questa legislatura da palazzo dei Normanni, su input del governo Musumeci, è incappata in una falsa partenza. L’impugnativa con riserva del Consiglio dei Ministri, infatti, rischia di mandare gambe all’aria la riforma urbanistica, che il parlamento aveva esitato la prima settimana di agosto (quasi all’unanimità: solo il Pd si era astenuto). A sentire il presidente di Legambiente, Gianfranco Zanna, “il duo Cordaro-Trizzino ha fatto fare, ancora una volta, una pessima figura alla Regione siciliana, facendo varare all’Ars una legge anticostituzionale”. Uno, Toto Cordaro, è l’assessore al Territorio e Ambiente; l’altro, Giampiero Trizzino, è un deputato regionale del M5s. Un ambientalista accanito. Può davvero essersi macchiato di “un attacco feroce alla tutela del paesaggio e dei territori”, per dirla con Zanna? Intanto, in commissione, si sta provando a rimediare a questo incidente di percorso.

Onorevole, perché si sta battendo tanto per una legge di cui, inevitabilmente, il governo Musumeci si prenderà il merito?

“Non mi importa se rivendicherà meriti. Lo può anche fare. Una cosa va detta: una legge, dopo che viene approvata dal Parlamento, è patrimonio di tutti i cittadini. Perde il suo originario colore politico, per diventare un pezzo del nostro ordinamento giuridico. Ciò che ho fatto, in qualità di responsabile delle politiche ambientali del Movimento 5 Stelle, è stato mettere in contatto l’assessore con i ministri che hanno proposto l’impugnativa. E’ una partita che giustamente dovevano giocare loro. Io di questa legge non ho particolari doglianze. Le norme del M5s sono passate indenni, sia in aula che in Consiglio dei Ministri”.

Ha fatto coppia con Cordaro anche a Roma.

“Come ho già detto, sono del parere che se dal Parlamento esce una buona legge, è compito di ciascun deputato difenderla. Anche se non fai parte della maggioranza. Perché una legge, una volta approvata non è più del Pd, del M5s o di Musumeci, è della Sicilia”.

Cosa non andava di questa riforma?

“Al netto delle presunte interferenze tra piano territoriale regionale e piano paesaggistico, nulla. Anche se sotto questo profilo, da giurista nutro qualche dubbio”.

Come funziona?

“Secondo la Costituzione, l’ambiente e il paesaggio sono di competenza dello Stato, alle Regioni sono consentiti margini di intervento residuali. E’ un po’ diverso per quelle a statuto speciale. La Sicilia, ad esempio, ha delle competenze particolari. Noi abbiamo un certo margine operativo anche sul governo del territorio. Roma, ed in particolare il Ministero ai Beni culturali, ci contesta il fatto che avremmo travalicato questi confini. Adesso, siccome a noi interessa eliminare ogni possibile dubbio sulla sua legittimità costituzionale, abbiamo deciso di togliere ogni riferimento al paesaggio e chiudere la partita”.

Tutto risolto, quindi?

“Non sono stati impugnati dieci articoli, ma parti di dieci articoli, su un totale di 55 norme. Cioè nemmeno il 5% di tutta la riforma, che in ogni caso resta perfettamente in piedi. Ma poiché il Consiglio dei Ministri si è impegnato a ritirare l’impugnativa a modifiche approvate, l’obiettivo è approvarle prima possibile”.

E’ valida l’ipotesi di accorpare la riforma urbanistica a quella edilizia, che martedì arriverà all’esame dell’aula?

“Per accelerare il più possibile, si era ipotizzato di fare un emendamento al disegno di legge sull’edilizia, che è il primo a essere discusso. Anche se io non sono molto d’accordo, perché su quel DDL ci sono molti emendamenti, credo 500 circa, e serviranno un paio di settimane per approvarlo. Per questo, ho proposto alla Commissione di far proprie le modifiche e depositarle come DDL autonomo. Vediamo se gli altri accetteranno”.

Perché sulla riforma edilizia pendono già 500 emendamenti?

“Perché purtroppo, come spesso accade, le leggi sulla edilizia sono cavalli di Troia. Ogni volta che si parla di urbanistica o edilizia la mia paura principale, da ambientalista, è che ci infilino dentro qualche condono. E’ avvenuto. In quel disegno di legge c’è un condono edilizio all’articolo 20 e lo farò presente. Se rimane questa impostazione il M5S voterà contro”.

Cioè l’articolo che salva gli edifici costruiti nelle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità relativa. Su cui c’è lo scudo del condono fatto nel 2003 dal governo Berlusconi. Ci sono altre perplessità?

“Un’altra. Riguarda la singola conformità nella sanatoria ordinaria”.

Ci faccia capire.

“Nella scorsa legislatura la legge è stata impugnata perché nella sanatoria ordinaria è stata inserita la singola conformità: ossia un meccanismo che prevede che un immobile può essere sanato se conforme al piano regolatore vigente al momento in cui viene presentata la domanda. In tutta Italia, invece, la norma dice che deve essere conforme al tempo in cui fu commesso l’abuso e al tempo in cui presenti la domanda. Serve, quindi, una doppia conformità”.

Il governo regionale cosa propone?

“Un escamotage: si chiama sanatoria giurisprudenziale. Cioè: fatti salvi gli effetti penali dell’abuso edilizio, tu puoi sanare a livello amministrativo. In altre parole: dal momento che costruisci una casa abusiva e poi chiedi la sanatoria ordinaria, se quella casa è conforme al piano regolatore vigente, ma non anche a quello del periodo in cui fu costruita, subirai le conseguenze penali dell’illecito, ma la casa resta in piedi. È una soluzione molto controversa, che rischia di trovare la scure della Corte costituzionale”.

Capitolo rifiuti. Ha visto che Musumeci ha tirato di nuovo fuori la storia dei termovalorizzatori? Perché, secondo lei?

“Perché dimostra, a parole, di pensarla esattamente come me. Cioè che prima di riformare la governance, è più importante sapere quali impianti realizzare e dove metterli. Serve un piano dei rifiuti. Con la sola riforma non risolvi il problema della monnezza. Detto questo, parlare di inceneritori è un suicidio politico: per realizzarne uno ci vogliono almeno cinque anni e a Musumeci il mandato scade fra due. Nel 2022 c’è il rischio che non si sarà tenuta nemmeno la gara per aggiudicare il progetto”.

Piccola parentesi: che fine ha fatto il piano regionale dei rifiuti?

“Ho chiesto all’assessore ai rifiuti (Pierobon, ndr) in Commissione. Mi ha risposto che è ancora fermo all’ufficio Via-Vas (valutazione ambientale strategica), che dipende dall’assessorato Territorio e Ambiente di Cordaro. Insomma, ha provato a smarcarsi, ma la responsabilità gli appartiene eccome. Dopo che la bozza di “piano”, oltre un anno fa, ricevette le osservazioni negative del Ministero dell’Ambiente, gli uffici hanno modificato il rapporto ambientale, ripartendo praticamente daccapo”.

Voi siete da sempre contro gli inceneritori. Ma visto che le discariche non funzionano, come si fa a venir fuori dall’impasse?

“Qualche giorno fa sono stato a Enna, nella discarica di contrada Cozzo Vuturo, e lì c’è un impianto fatto bene, che funziona. Invece di buttare soldi negli inceneritori, che non vedranno mai la luce, bisogna insistere sugli impianti più moderni, che sono in grado di separare i rifiuti in modo ottimale. In secondo luogo, la raccolta differenziata va aumentata e fatta a regola d’arte, cosa che al momento non accade. Infine, darei un sostegno alle imprese pubbliche e private che vogliono costruire impianti per il recupero dei materiali”.

Dubita che nascerà mai un termovalorizzatore in Sicilia?

“L’idea di lombardiana memoria, secondo cui si potevano riconvertire i cementifici, non è più praticabile. Con le nuove direttive europee per fare un inceneritore occorre dotarsi di impianti ultra moderni. Non otterrai mai le autorizzazioni necessarie per fare il revamping a un cementificio. E’ un’idea strampalata”.

Al Movimento 5 Stelle ha giovato l’alleanza col Pd in alcuni comuni? La rifarebbe?

“Lo dirà il tempo. Ad oggi posso solo affermare che non pare un’esperienza fallimentare. Ma comunque bisogna valutare caso per caso. A Termini ha funzionato. In altri posti, in cui ci siamo mossi tardi o il contesto non era quello giusto, si è rivelato più difficile. Allearsi con qualcuno è una somma algebrica, ma è anche vero che all’interno della base crei malcontenti. Noi siamo nati con dei principi – tra cui quello di non allearci – e ogni volta che fai questa operazione, da un lato guadagni voti, dall’altro perdi in termini di credibilità”.