Inginocchiamoci. Innanzi tutto davanti a Santa Rosalia, ai suoi miracoli e al suo sconfinato amore per la città di Palermo. E poi davanti all’arcivescovo Carmelo Lorefice la cui devozione mantiene sempre viva e ardente la fede nella amatissima Santuzza. In questa vigilia di festa, il reverendissimo Pastore ha lanciato un grido – ah quanto necessario – che sfiora gli ingranaggi del potere e che punta soprattutto a risvegliare le nostre coscienze: “La Sicilia soffre perché la politica sembra faccia fatica a scrollarsi dalla logica del clientelismo e degli affari”. Ha detto proprio così. Noi accogliamo a braccia aperte il suo monito. Ma dobbiamo ricordargli che, sincerissimamente parlando, un po’ di clientelismo, per quanto sfumato e variopinto, serpeggia anche nelle stanze del Comune dove si provvede e si sovrintende all’organizzazione del Festino.
Alle antiche confraternite – quelle dei Cocchieri e dei Panettieri – che nella calura di luglio si sono sempre e puntualmente sbracciate per rendere i dovuti onori alla Santa Patrona della città, bisogna quasi certamente aggiungerne una nuova: quella dei Pagnottisti. Una confraternita, quest’ultima, che comprende qualche impresario, alcuni giocolieri, qualche artista o sedicente tale e anche mezze calzette dello spettacolo. Ma oggi non parliamo dei giochi e degli intrighi politici. Da oggi fino a martedì godiamoci la festa, il carro, la processione, i fuochi d’artificio, la Santa Messa, tutti i riti religiosi. E soprattutto gridiamo in coro: “Viva Palermo e Santa Rosalia”.