L’attesa per la composizione della giunta Schifani, col tira e molla del governatore sull’identikit dei prescelti, alimenta le prime suggestioni nei partiti. Alla Lega – è quasi certo – toccheranno due assessorati: uno dovrebbe essere per la Sicilia occidentale, dove il più votato è stato l’ex Udc, Mimmo Turano (il seggio è scattato anche a Figuccia e Caronia, quest’ultima protetta dal ‘listino’); l’altro in Sicilia orientale, dove i favori del pronostico sono tutti per Luca Sammartino, reduce da oltre 20 mila preferenze.

Il Carroccio, in queste ore, rappresenta il baricentro delle suggestioni. Che però potrebbero rivelarsi qualcosa in più. La stragrande maggioranza della classe dirigente del partito, anche quella rimasta orfana di deputati di riferimento (Turano è un ‘traghettato’ dell’ultima ora, come Pippo Laccoto, eletto nel Messinese), avrebbe chiesto a Nino Minardo di rimanere in Sicilia per guidare la squadra leghista al governo e all’Ars e diventare il vicepresidente di Schifani. E’ un’ipotesi che il segretario regionale del Carroccio, finora, non aveva mai considerato: anzi, alla vigilia di Ferragosto, aveva declinato l’invito a essere il “candidato di sintesi” del centrodestra, ripiegando su una conferma alla Camera (dove è stato rieletto).

Qualcosa, nel frattempo, è cambiata. La richiesta della vecchia guardia del Carroccio – che non accetta di trasformare Prima l’Italia in un semplice “autobus elettorale” – suona come un grido d’allarme di fronte all’ipotesi che il partito di Salvini venga cannibalizzato dagli ultimi arrivati. Da qui la richiesta di un sacrificio a Minardo, che da parte sua spera sempre di potersi ritagliare un posto di governo a Roma (magari un ruolo operativo alle Infrastrutture, all’Agricoltura o al Sud).

Il segretario, di fronte all’ipotesi di un subentro a Palermo, avanzato da più fonti leghiste, fa spallucce e si limita a un commento di circostanza: “Io sono e resto a disposizione del partito e di Matteo Salvini”. La permanenza di Minardo in Sicilia sarebbe gradita a Schifani, che ha già aperto a qualche eccezione rispetto a una “giunta di soli eletti”. Ai leghisti (moderati) della prima ora, invece, garantirebbe un argine alla scalata da parte degli ultimi arrivati e la giusta soluzione per avere un elemento capace di rappresentare la sintesi tra vecchi e nuovi.