Il quartiere San Filippo Neri per tutti conosciuto come ZEN, acronimo di Zona Espansione Nord, è un quartiere di edilizia popolare nato appunto nella parte Nord della città costituita dalla piana dei Colli. L’esigenza nasce nel dopoguerra a causa degli intensi bombardamenti, soprattutto nel centro storico, i cui effetti si vedono ancora oggi dopo 80 anni, in cui gli sfollati raggiungevano le 100.000 persone. Con il solito ritardo indolente, tipicamente palermitano, lo ZEN 1 nasce nel 1966, a più di 20 anni dai bombardamenti, e siccome tutto il progetto ha stentato nella realizzazione le case vennero quasi subito occupate abusivamente, in un contesto di carenze strutturali relativamente alle fogne e ai servizi a rete. A seguire, dopo il terremoto del Belice, sorse lo ZEN 2 con una situazione similare se non peggiore. Erano due quartieri chiusi a differenza di altri insediamenti popolari precedenti, in una logica di urbanizzazione di quel tempo, l’architetto era Gregotti, di ideologia e impostazione sociale di stampo para sovietico, grandi palazzoni anonimi circondati da strade confine. Chiusi ma non autosufficienti, relativamente ai servizi, pressoché assenti. Non ci sono ancora oggi infrastrutture sociali a parte la scuola. Il velodromo è stato chiuso per anni, ha chiuso il bowling, i campetti da calcetto vicini sono stati trasformati in campi da padel, sport più da fighetti delle ville nei dintorni, che sport sociale da scontro fisico maschile. Perché in quella zona convivono in una commistione che solo a Palermo possibile disagio sociale e ville di lusso, o presunto tale. Di fatto l’unico luogo di socialità normale è il bar Cherì.

In questo contesto ghetto nasce la cultura suburbana, incivile, senza agganci a possibili trasformazioni evolutive, in cui nascono e si formano i personaggi della strage di Monreale e dell’omicidio di Paolo Taormina l’altra notte nel centro storico. Molti di costoro provengono da famiglie sfollate dal centro storico tanti anni fa, e si stanno riprendendo quello che era loro come territorio. Lo ZEN sta espandendosi a Sud, attraversando il centro residenziale fino al vecchio centro storico. Li abbiamo mandati al confino nella campagne poco salubri e senza fogne a Nord di Palermo ed oggi, per caduta come l’acqua reflua, scendono giù a riprendersi il proprio posto nella Storia, una brutta storia. Perchè i loro nonni facevano in centro storico magari gli artigiani, loro campano di spaccio, che è il mestiere a cui sei destinato se nasci allo ZEN e se vuoi fare carriera, soldi e rispetto. Qui anche la preside, insignita di titoli onorifici, “rubava il pane ai picciriddi”. Questo era ed è lo Stato, il contratto sociale allo ZEN. C’è lì un presidio delle forze dell’ordine che vive chiuso ed asserragliato come a Forte Apache nel Far West. Pure la chiesa non ha le carte edilizie in regola. Questo non giustifica nessuno, ma fa capire quale mostro abbiamo creato e quanto abbiamo da temere. Per l’omicida di Paolo Taormina l’arresto è solo una tappa del suo avanzamento di carriera in una famiglia e in un quartiere ad alto tasso di criminalità. Uccidere, inneggiare a Riina sui social dopo l’omicidio, equivale ad un master alla Bocconi per un ragazzo della città borghese. In questo momento la sua famiglia è in faida con un’altra, per quando uscir, tra vent’anni, avrà fatto il corso di perfezionamento in carcere, e sarà pronto per un posto da boss di zona. I ragazzi vivono in questa mitologia criminale, oggi illustrata da fiction, musicata da rapper, ma con i valori ancestrali di Totò u curtu, il cui figlio ancora pontifica sul web a caccia di like. In questi quartieri ci sono “ferri”, pistole, del mestiere a sufficienza per scatenare una guerra, in proporzione al fatto che Palermo non è Gaza, e le forze dell’ordine non sono l’IDF israeliano.

A cosa serve questa porzione di città, qualcuno si chiede, dal punto di vista sociale? Non potrebbero, altri sostengono, essere deportati? Magari nei centri in Albania. Lo ZEN serve, eccome. Serve a fornire aiuti psicotropi, sostanze proibite, all’altra parte di città che consuma i prodotti distribuiti dallo ZEN. La città borghese, fatta di professionisti, funzionari, impiegati, figli di famiglie con rendite di posizione, consuma a più non posso, numeri astronomici, e qualcuno deve pur rendere questi servizi non legalizzati. E su questo, e sull’indotto campa un intero quartiere, anche se, usando un’espressione abusata oltre misura, ci sono tante brave persone allo ZEN, quasi come gli ostaggi del 7 ottobre in Palestina. Le bande, più che clan, dello ZEN sono la nostra Hamas, ne hanno le armi e pure le barbe mussulmane.

Una nota di Storia: L’omicida di Paolo Taormina, reo confesso, si chiama Gaetano Maranzano. Nel 1927 Salvatore Maranzano scappò da Castellammare del golfo, a causa della intransigenza del Prefetto Cesare Mori, per andare a New York. Qui in breve ascese al trono di capo delle cinque famiglie, dopo un summit a Chicago con Al Capone per il riequilibrio della guerra castellammarese che insanguinò la Grande Mela. Si sparava molto 100 anni fa a New York, si spara ancora dopo 100 anni a Palermo.

(articolo tratto da Facebook)