Nei giorni pari si arruffianavano con Sabrina De Capitani, seducevano il giovane Gaetano Galvagno e pescavano centomila euro nel mare grande di Palazzo dei Normanni. Nei giorni dispari, invece, baciavano la pantofola di Renato Schifani, entravano a gamba tesa nel retrobottega di Palazzo d’Orleans e pescavano incarichi di sottogoverno che valevano molto più delle mance rastrellate nei corridoi dell’Ars. Era la vita felice di Tommaso Dragotto, patron di Sicily by Car, e della moglie, Marcella Cannariato. I due hanno incassato in questi ultimi due anni dalla Regione soldi e onori: lui è stato nominato presidente dell’Irfis, anche se la prestigiosa carica poi gli si affumò tra le mani; mentre lei è entrata nel consiglio di indirizzo del Teatro Massimo e, in quanto tale, ha diritto, a ogni debutto d’opera, di avere un palco d’onore e, se il caso, anche di contestare le scelte e la fragilità manageriale del sovrintendente Marco Betta, riconfermato in quel ruolo anche grazie al suo voto.

Tommaso Dragotto e Marcella Cannariato non sono solo due coniugi ricchi e vanitosi. Sono stati un ponte vivente tra il presidente dell’Ars e il governatore della Sicilia, tra la politica e i salotti palermitani. Non sono pagnottisti, come certi direttori di giornali. Non elemosinano pubblicità e non sgraffignano biglietti gratis. Loro danno feste e finanziano pure la squadra di calcio, apparecchiano cene e offrono momenti di incontro a chiunque pensi di contare qualcosa. Loro gigioneggiano e stupiscono: abbracciano ammiratori e adulatori; coccolano uomini di governo e semplici deputati, sindaci e super burocrati, cantanti e giullari di corte.

L’unica maledizione che continua a perseguitarli è quella della musica. Il concerto di Natale, organizzato con i centomila euro ricevuti da Galvagno, li ha trascinati nel vortice dell’inchiesta aperta dalla procura di Palermo. Quello di venerdì sera che Gigi D’Alessio and Friend hanno tenuto allo stadio Barbera è sfociato invece in una rottura acida e improvvisa con Renato Schifani.

Il concerto di D’Alessio – che, per inciso, è anche il testimonial di Sicily by Car – era stato pensato e impalchettato dalla Fondazione Dragotto – il giocattolo di famiglia – per una raccolta fondi finalizzata alla realizzazione di un poliambulatorio pediatrico a Villa Belmonte. E Il presidente della Regione – che per quel progetto, oltre a cedere l’area, ha disposto un finanziamento di mezzo milione di euro – venerdì sera si aspettava un grazie, un segno di riconoscenza che, partendo dal palco, arrivasse direttamente agli oltre trentamila spettatori ed esaltasse la sua immagine e la sua generosità. Ma il pubblico gesto di gratitudine non c’è stato e Schifani ha abbandonato anticipatamente lo stadio, visibilmente irritato.

Il bilancio è disastroso, non c’è che dire: il primo concerto ha provocato alla vulcanica coppia un guaio giudiziario dagli sviluppi ancora imprevedibili; mentre quello dell’altra sera ha frantumato un amichettismo che durava da almeno due anni e che aveva procurato a Tommaso Dragotto e a Marcella Cannariato non solo preziosi incarichi di sottogoverno, ma anche il privilegio, molto gratificante, di fare beneficenza coi soldi della Regione.