L’ex coordinatore provinciale di Italia Viva a Palermo si ricandida a segretario regionale di Forza Italia. Togliete il ri-. Si candida. La prima volta venne imposto dall’alto per mano del suo “capo”, Renato Schifani, che nel frattempo se n’è servito come consigliere personale e come capo della segreteria tecnica a palazzo d’Orleans. Questa volta, però, Marcello Caruso, si affaccia negli abissi. E ha scelto di correre – con l’appoggio di Schifani, ça va sans dire – per conquistare lo scettro. Sul campo. Un passo obbligato, dato l’esito del Consiglio nazionale in cui si è deciso (modello ispirato dalla famiglia Berlusconi) che per diventare leader di partito bisogna passare dall’approvazione di un congresso. E così, eccoci.
Caruso ha rotto gli indugi senza neppure sapere quando si voterà (probabilmente nel 2026). “Mi candido – ha scritto in una nota – perché credo che, così come avvenuto in questi anni e con la collaborazione della deputazione, della classe dirigente, degli amministratori e dei nostri militanti, possiamo determinare un’ulteriore crescita del partito per farne sempre più il punto di riferimento naturale per tutti i liberali, i riformisti, i garantisti e gli europeisti che vogliono continuare a credere nella buona politica”.
Ma Forza Italia il problema ce l’ha in casa ed è esploso in questi giorni con le interviste di Falcone, con le provocazioni di Mulè, col piano per rilanciare la sanità (da Milazzo a Trapani), col voto beffardo dei franchi tiratori (in disaccordo su tutta la linea). Poiché Schifani non conosce il dissenso, e nemmeno l’accetta, ecco la contromossa. Provare a riunificare nel solco di un uomo che hanno messo ai vertici per togliere il partito dalle mani di Micciché (nel 2022), partito che nel corso della sua gestione è parso più volte umiliato. A cominciare dalla scelta dei due assessori tecnici.
Caruso ha voluto precisare che “non eserciterò mai il mio ruolo per alimentare scontri interni, consapevole che un tale comportamento danneggerebbe il partito a vantaggio di altri. Segnalo comunque, soprattutto a chi rischia di apparire un po’ distratto, che negli ultimi anni il nostro partito è diventato il primo partito in Sicilia, rendendo la Regione la più azzurra d’Italia. Siamo il gruppo più numeroso all’ARS e, alle scorse elezioni per il rinnovo degli ex-enti provinciali (…) abbiamo ottenuto in assoluto il maggior numero di consiglieri eletti”. Se Caruso dovesse vincere il congresso, sarà ovviamente la vittoria di Schifani. Una eventuale sconfitta, invece, sarà soltanto sua. Meno male che Marcello c’è.
La replica di Falcone
“Le buone percentuali di FI in Sicilia, dovute anche all’apporto esterno di altri partiti non siano il paravento utile a qualcuno per difendere la propria rendita di posizione”. Lo ha detto Marco Fslcone, eurodeputato di Forza Italia e commissario del partito a Catania, rispondendo alla fuga in avanti di Caruso. “Mi auguro – ha aggiunto Falcone – che tutti comprendano che il congresso deve servire a rafforzare il nostro partito, non ad allontanare gli elettori. Al contrario, occorre lavorare per costruire un grande sforzo corale che renda Forza Italia un punto di riferimento saldo, compatto e autorevole all’interno della coalizione di centrodestra. Questo è l’insegnamento che ci ha lasciato Berlusconi, ed è il compito che abbiamo davanti”.
“Purtroppo, finora, non vi sono state occasioni, né sedi idonee al confronto sul futuro di FI in Sicilia e della Sicilia in generale – ha dichiarato ancora l’europarlamentare -. Infatti, quando le questioni politiche vengono interpretate attraverso le lenti dei rapporti personali, ecco che si cade nell’autoreferenzialità. Gli eventuali risultati positivi del partito e del governo regionale diventano più l’autocompiacimento di qualcuno che un patrimonio comune”.