“Poca sensibilità a una diagnostica precoce e una situazione stazionaria in Sicilia sul numero di tumori nell’ultimo anno”. Questi i dati forniti dal dottor Pino Palazzotto, alla presidenza della sezione regionale di Palermo della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT). Da direttore sanitario dell’Ospedale Oncologico “Maurizio Ascoli”, da più di trent’anni insieme ad altri medici in pensione e volontari di ogni età, il dottor Palazzotto lavora a tempo pieno in uno dei 397 ambulatori sparsi sul territorio nazionale per la prevenzione e riabilitazione da ogni forma di tumore.

Dottor Palazzotto, quali sono i tumori più frequenti e qual è il miglior modo per prevenirli?

“I tumori più frequenti sono quelli alla mammella nelle donne, ai polmoni e alla prostata nell’uomo. I tumori alla mammella sono aumentati perché va diminuendo la protezione naturale che Dio ci ha dato. Ci si sposa tardi, si fanno figli tardivi e si allatta poco. Le nostre nonne contraevano meno tumori rispetto a noi perché avevano figli in giovanissima età, oltre ad allattare. Utilizzavano l’allattamento anche come anticoncezionale non essendoci anticoncezionali. Di estrema importanza è l’età in cui arriva il primo figlio. Oggi non si allatta per motivi egoistici. La prevenzione è essenziale. LILT si occupa di prevenzione primaria e secondaria. Lotta contro il fumo, tumori polmonari, alimentazione corretta riguardano quella primaria, e l’insorgere dei tumori. Nella secondaria viene svolta una diagnosi precoce, ovvero degli accertamenti accurati ai melanomi, analisi al collo dell’utero, visite ginecologiche e alla mammella. In questi campi lavoriamo in tutte le sezioni LILT d’Italia. In Sicilia, rispetto all’Italia, c’è una scarsa educazione sanitaria. Occorre perciò più prevenzione. Spesso il paziente richiede un considerevole numero di medici attorno al suo problema mentre scarseggia di sensibilità nella prevenzione, nella diagnosi precoce, completamente gratuita in tutti gli ambulatori LILT. Scuole e luoghi di lavoro, come fabbriche o banche, sono il nostro campo di azione”.

Per quanto riguarda la riabilitazione?

“E’ un po’ negletta su tutto il sistema nazionale. Il nostro lavoro è minimizzare qualsiasi menomazione post operatoria. Evitare delle ripercussioni al braccio dovute alla recezione delle linfoghiandole sottoascellari in caso di tumore al seno. Questo è importante perché la sopravvivenza di tumore al seno, specialmente allo stato iniziale, è all’80%, 85% e anche più. Non dobbiamo solo cercare di guarire ma anche minimizzare qualsiasi menomazione. Lavoriamo sul piano psicologico. La squadra Dragon Boat palermitana ha fatto campionati nazionali classificandosi in terza posizione. Si tratta di un gruppo di donne che noi chiamiamo “guerriere”: hanno sconfitto la malattia, conducono una vita attiva ed energica in tutti i sensi. L’attività sportiva in canoe speciali ha l’obiettivo di prevenire le ripercussioni da un tumore al seno. I giovani sono più sensibili alla prevenzione e all’educazione sanitaria rispetto agli adulti. Per esperienza, vedo molte mamme accompagnate dalle figlie. In campo giovanile è importante anche stimolare la vaccinazione per il papilloma virus, una delle poche vaccinazioni che può sconfiggere il cancro nel collo dell’utero. In Australia è stata sconfitta, qui non decolla molto. Dovrebbero prenderlo in considerazione soprattutto le ragazze di 13 anni prima di avere un rapporto sessuale. Le vaccinazioni vanno fatte nelle ASL. Si tratta di una sensibilità sociale e culturale quella verso la prevenzione. Tra i nostri obiettivi c’è di arrivare più nelle periferie rispetto alla città”.