In High Society, film del 1956, del sofisticatissimo Charles Walter, con Frank Sinatra, Grace Kelly, Celeste Holm e le canzoni di Cole Porter, Crosby ne canta una, accompagnata dal sestetto di Armstrong, intitolata And Now You Have Jazz. E’ una ricetta che racconta il modo in cui tromba, trombone, clarinetto costruiscono il suono d’insieme inter sé, nel tardissimo stile New Orleans, ovvero nello stile comune dello swing, e in che relazione stanno con gli strumenti funzionali che sono pianoforte, contrabbasso e batteria, la sezione ritmica. Il brano descrive un modo d’essere maturo, in cui il jazz si qualifica pienamente quale genere precisamente individuabile tra i generi musicali e esso, apparentemente non fa pensare ad una immagine coincidente con ciò che i musicisti più irrequieti e sperimentatori suonano come genere o come la propria musica. Il jazz nell’immaginario collettivo di un tempo riporta all’immagine di musicisti suonano per l’esoterica congrega, dentro alla quale possono essere inseriti gli idiomi personali di Armstrong, Parker, Coltrane.

Oggi accade che a Palermo, la città dove dal suo porto partirono i genitori di Nick La Rocca (il padre era appunto un ciabattino di Salaparuta) colui che realizzò il primo disco della musica jazz nel 1917, viene creato il Monumento dedicato all’arte del Jazz ed alla storia del Brass Group, l’ente a partecipazione pubblica che ha alle spalle quasi 50 anni di intensa vita piena di concerti, produzioni, esclusive nazionali ed internazionali. Un monumento, un’installazione urbana creata appositamente durante il Sicilia Jazz Festival.

Uno specchio massiccio ed imponente al centro del quale scorrono, come fosse la pellicola di un film di un tempo, in bianco e nero, tante, tantissime immagini, ognuna con una figura diversa, ognuna rappresentativa di un momento in musica, ognuna a ricordare ogni singola nota e suono vibrante e vocale dell’artista venuto al Brass Group. Una mostra in musica a cielo aperto. Sembra di trovarsi in una città metropolitana Europea. Si alzano gli occhi e si ha l’impressione netta di respirare area internazionale come quando si gira per le vie delle capitali europee come Parigi, Berlino, Londra o di entrare in un museo avveniristico di New York. Questo è quello che accade ammirando le gigantografie con le immagini di musicisti jazz affisse all’esterno del Real Teatro Santa Cecilia o lungo il basamento di Palazzo Gangi.

Un colpo d’occhio immenso, grandioso che ha come protagonisti centinaia di artisti che si sono susseguiti nelle loro esibizioni in quasi cinquant’anni di storia di Jazz del Brass Group, già a partire dal 1974 quando Irio De Paula scelse di inaugurare lo scantinato di Via Duca della Verdura, sede storica del Brass. Con questa installazione è stata inaugurata la prima edizione del Sicilia Jazz Festival a Palermo, all’interno del Jazz Village, e di cui una parte risiede sul ponteggio del Palazzo Valguarnera Gangi su concessione della principessa Carine Vanni Calvello Mantegna. L’installazione è stata curata dalla Regione Siciliana – assessorato del Turismo, Sport e Spettacolo, e al suo interno, con la ideazione e progettazione dell’architetto Laura Galvano, che è riuscita con abilità e creatività innovative, in pochissimo tempo, appena un paio di mesi, a far rivivere di suoni e musica le facciate di due monumenti del centro storico di Palermo. Una installazione davvero unica e con una resa eccezionale sia come scenografia che come rappresentazione della storia e della cultura jazz. Il contenuto e la grafica sono stati curati invece direttamente dalla Fondazione The Brass Group, in particolare i testi da Rosanna Minafò e da Domenico Cogliandro, le foto da Arturo di Vita e Luigi Giuliana e la grafica da Gianni La Rosa, per un totale di ben 110 fotografie, ognuna con un racconto ed un ricordo del Brass.

Si respira storia di musica, di jazz camminando lungo le strade del centro storico, osservando così gli 8 totem trifacciali, con storie di jazz a Palermo, alti 3 metri con ben 72 foto, 27 gigantografie da 3 x 3 metri ognuna per 81 metri lineari e 11 gigantografie da 4 metri per 3 arricchite da citazioni storiche, in italiano ed inglese, appartenenti ai grandi del Jazz come Miles Davis, Dee Dee Bridgewater, Pat Metheny, Oscar Peterson, Charles Mingus, Frank Sinatra, Gil Evans, Herbie Hancock, Arturo Sandoval, Lionel Hampton, Chet Baker, David Miller, Michel Petrucciani, Sarah Vaughan, Milt Jackson, John McLaughlin, Dionne Warwick, Fabrizio Bosso, Darius Brubeck, Halie Loren, Joyce Moreno, Kyle Eastwood, Raul Midon, Roberta Gambarini, Tony Hadley, Richard Bona, Gonzalo Rubalcaba, Aziz Mustafa Zadeh, Pat Martino, giusto per citarne alcuni. Così i curiosi, tra questi tantissimi turisti hanno potuto leggere delle citazioni.

Tra le gigantografie si intravedono le immagini dei Direttori d’Orchestra come Carla Bley che nel 1988 dichiara “Trovo questi giovani musicisti siciliani molto preparati, di gran lunga superiori ad altri che ho conosciuto e con i quali ho suonato in altre parti d’Europa” o Bob Brookmeyer su Musica Jazz, a proposito della Orchestra Jazz Siciliana, dice “ne avevo già sentito parlare molto favorevolmente da John Lewis e da Mel Lewis, ma sono rimasto veramente impressionato potendone apprezzare personalmente le qualità”. Ed ancora su Tony Scott: “Venne a Palermo ospite del The Brass Group, nel novembre del 1974, per esibirsi in quartetto con Garsia al piano, Salerno al basso e Cavallaro alla batteria.

Una sera al jazz club di via Duca della Verdura, mentre al clarinetto esponeva l’introduzione di Stardust di Hoagy Carmichael, uno spettatore che fischiettava fu colto alla sprovvista da una pausa. Scott staccò il clarinetto dalle labbra e guardandolo gli disse: “conosco, grazie!”. Ed ancora vengono ripresi i primi anni di intensa attività. “Siamo alla fine del 1976, nel jazz club vi erano state le numerosissime esibizioni della Brass Group Big Band, i concerti di Lee Konitz, Chet Baker, Johnny Griffin, Don Cherry, Lou Bennett, Charles Mingus, Perigeo, Franco Cerri. Ed ancora, il concerto di Lionel Hampton, il festival estivo con Sarah Vaughan, Dizzy Gillespie, Archie Shepp, Art Blakey e poi Charles Tolliver. Questa attività aveva lasciato un segno profondo per tutti gli amanti del jazz”. Sul concerto di Frank Sinatra: “Il 13 giugno 1987 viene realizzato uno dei più importanti concerti del The Brass Group allo Stadio della Favorita con 25.000 spettatori. The Voice ritorna nelle sue origini paterne di Lercara. “Ha ancora una voce che trascina e commuove le folle: lo stadio della Favorita è esploso quando Sinatra ha cominciato a cantare My way” con queste parole Paolo Guzzanti apre il suo articolo su La Repubblica il 14 giugno del 1987.

Nella bellissima foto, così imponente di Charles Mingus, Luigi Giuliana scrive “….Nell’intervallo tra due concerti vidi Mingus seduto, pensieroso con una mano sulla tastiera del contrabbasso e uno dei suoi sigari cubani nell’altra… montai un teleobbiettivo sulla mia reflex e cominciai a mettere a fuoco. Lui si accorse di me e sorrise”. Si legge anche della protesta durante la quale vengono fatti diversi appelli da parte di grandi musicisti a favore del Brass Group. Tra questi, Renzo Arbore da New York. Il grande musicista e showman, ospite in quel periodo dell’Istituto Italiano di Cultura della Grande Mela, ha voluto esprimere la propria solidarietà verso la Fondazione The Brass Group con queste parole: “Qui stiamo celebrando il jazz. E c’è una fondazione, quella di Ignazio Garsia, che è veramente importante per la storia del nostro Paese e la cultura della Sicilia, una delle Regioni che hanno fornito il maggior numero di musicisti. È un peccato che le istituzioni non proteggano questo Brass Group che rischia di essere sciolto”. Gill Evans che dichiarò al giornale La Sicilia nel 1986 “non c’è alcuna differenza tra loro e i musicisti con cui ho suonato nelle orchestre di Vienna, Parigi, Londra o Toronto” e Rachelle Ferrell nel 2006 “è stato uno dei più dolci, dei più significativi e memorabili momenti della mia vita incontrare, connettermi, condividere e infine suonare con questi magnifici musicisti… queste esperienze saranno per sempre parte di me, staranno sempre nel mio cuore e faranno parte del mio essere artista”.

“Sono felice di ritornare a Palermo dopo 34 anni – dichiara Ron Carter – per me questa città è come un contrabbasso grazie ai suoi colori, le luci, e il suono della voce. Esibirmi qui, in questo meraviglioso posto insieme a questi splendidi musicisti dell’Orchestra Jazz Siciliana, diretta dal maestro Domenico Riina, mi riempie di gioia. Ho incontrato anche tanti giovani studenti e dico a loro studiate, non vi fermate mai”. Ed ancora Dee Dee Bridgewater “Sono entusiasta di tornare a Palermo per il Sicilia Jazz Festival e per il Brass Group. Ho preparato una scaletta tratta dai miei dischi dedicati a Billie Holiday ed Ella Fitzgerald, arrangiati da Frank Foster, e ci sarà anche un omaggio al grande BB. King con l’esecuzione di Let the goodtimeroll, sarà davvero divertente assieme all’Orchestra Jazz Siciliana ed il Maestro Domenico Riina”.

Un’immagine del jazz ampia, immortalata grazie al lavoro minuzioso ed attento di Arturo di Vita che ha saputo con maestria e cura dell’immagine, rendere quasi vivi, tangibili, questi splendidi artisti. E non si tratta solamente di gigantografie ma anche di storia, di situazioni vissute, di aneddoti trascorsi tra amici, tra musicisti, tra coloro che credono nel jazz come linguaggio universale come profumo di vita, nota per nota, vibrazione per vibrazione, sorriso dopo sorriso.