L’aereo di Stato con a bordo i feretri dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo, è atterrato questa mattina all’aeroporto militare di Ciampino, a Roma. Ad attenderli, il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Non c’era il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a causa di un disturbo vestibolare. La vedova e le tre figlie di Luca Attanasio, secondo quanto reso noto dal sindaco di Limbiate, Antonio Domenico Romeo. Dovrebbero arrivare in Italia in giornata. Attanasio era sposato da alcuni anni con Zakia Seddiki: dal matrimonio erano nate una bimba di quasi 4 anni e due gemelline di poco più di due anni e mezzo. “In trenta secondi sono passati i ricordi di una vita, ci è crollato il mondo addosso. Sono cose ingiuste, che non devono accadere. Per noi la vita è finita”. Così Salvatore, il papà dell’ambasciatore Luca Attanasio, ha spiegato all’ANSA il momento in cui ha appreso della morte in un agguato del figlio. I genitori e la sorella dell’ambasciatore sono partiti da Limbiate per Roma.

L’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese, Mustapha Milambo, sono stati uccisi in un agguato mentre viaggiavano a bordo di un’auto dell’Onu in una regione della Repubblica democratica del Congo, il Nord Kivu, da anni teatro di violenti scontri tra decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse naturali. Il governo di Kinshasa punta il dito contro le Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), ribelli di etnia Hutu conosciuti per il genocidio in Ruanda del 1994, che hanno stabilito la loro roccaforte nell’area dell’agguato, mentre l’Italia chiede un rapporto dettagliato alle Nazioni Unite.