Che non fosse un question time del presidente del Consiglio uguale a tutti gli altri question time dei presidenti del Consiglio lo si è capito quando a partire dal fine settimana gli sherpa di Palazzo Chigi si sono messi in moto e hanno discretamente contattato a uno a uno tutti i ministri: “Mercoledì alle 15 Giorgia Meloni va in aula, se ci fossi sarebbe una cosa molto gradita”. Un lavoro di scouting che ha dato i suoi frutti. Quando la premier si presenta nell’aula della Camera per rispondere alle interrogazioni che le rivolgono parlamentari di maggioranza e opposizione, i banchi del governo sono stracolmi. Sono ben sedici i ministri presenti, da Matteo Salvini a Antonio Tajani, da Roberto Calderoli a Francesco Lollobrigida, da Matteo Piantedosi a Anna Maria Bernini. Alcuni di loro si devono accomodare tra i banchi dei parlamentari, una scena che stride incredibilmente da quella molto simile di appena una settimana fa, quando il titolare dell’Interno ha dovuto rispondere del naufragio di Cutro con soli quattro colleghi al proprio fianco, nella desolazione delle sedie vuote accanto a lui. Continua su Huffington Post