A oltre un anno e mezzo dalla Finanziaria di “guerra”, pensata per ristorare le imprese siciliane rimaste ferme a causa del lockdown, la macchina degli aiuti della Regione lentamente si muove. Anche se una delle ultime misure attivate da palazzo d’Orleans è un intervento di natura amministrativa, figlio di una riprogrammazione delle risorse del Patto per la Sicilia (a valere sui fondi Fsc – Sviluppo e Coesione 2014-20). Cento milioni di euro gestiti direttamente dall’Irfis, cioè la banca di fiducia della Regione, traducibili in contributi a fondo perduto sui finanziamenti che le aziende hanno già ottenuto dalle banche. Al di là della misura in sé, è il metodo a fare scuola: trattasi, infatti, di procedura a sportello. Della serie: chi prima arriva, meglio alloggia.

Piccole e medie imprese, ma anche microimprese che hanno la sede legale o operativa in Sicilia, accederanno alle agevolazioni secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande (l’Avviso scade il 28 febbraio). La Regione garantisce il 10%, e comunque non oltre 30 mila euro, rispetto all’ammontare del mutuo. Senza – però – attraversare le strettoie del click day che ha fortemente condizionato, l’anno scorso, una delle misure più attese: il cosiddetto Bonus Sicilia. La misura, inserita nella Legge di Stabilità 2020, fu la prima ad essere attuata: ma dopo aver fatto registrare centinaia di migliaia di registrazione alla piattaforma Sicilia Pei, la procedura venne stoppata poche ore prima del via a causa di un guasto segnalato da Tim, il player esterno cui era stato affidato il servizio da parte dell’Arit (il dipartimento per l’innovazione tecnologica gestito da Armao).

Dopo aver segnalato i problemi nella mattinata di lunedì 4 ottobre 2020, e ipotizzato uno slittamento di 48 ore, Tim non fu in grado di garantire il funzionamento della procedura (oltre 156 mila domande raccolte) e pertanto costrinse la Regione a ‘risarcire’ tutti i partecipanti con le briciole (circa 3 mila euro cadauno). Coprendo le vergogne dell’arretratezza tecnologica, e del malfunzionamento del sistema (imputabile a un errore umano) con dei contributi a pioggia non utili alla causa. Quel ‘caso’ rappresentò una resa dei conti anche in giunta, con l’assessore Mimmo Turano su tutte le furie: “La colpa non si può assolutamente addebitare al dipartimento alle Attività produttive – commentò -. Noi, dopo aver preparato il bando, lo abbiamo trasmesso all’Arit per sviluppare la piattaforma e renderlo applicabile. Il nostro scopo esula da qualunque valutazione tecnica”.

Smaltita quella esperienza – il Bonus Sicilia non è stato riproposto nella Finanziaria 2021 – la Regione ha (quasi) sempre scelto di affidarsi alla sua partecipata, evitando i click day che già durante la stagione di Crocetta, e a fronte di un alto numero di richieste, avevano sempre fallito. E’ dall’Irfis guidata dall’avvocato Giacomo Gargano, fedelissimo del presidente Musumeci, che passano infatti le misure più importanti. Ad esempio l’assegnazione e la liquidazione – attraverso procedura informatica a sportello – dei primi 25 milioni (sui 73 promessi) nei confronti di piccole e medie imprese e liberi professionisti possessori di partita Iva (sotto forma di finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto) per i danni subiti dalla pandemia; i 10 milioni destinati al ristoro delle aziende editoriali (siti, tv e soprattutto giornali); i 20 per la riconversione industriale delle aziende che si sono dedicate alla produzione di dispositivi anti-Covid.

L’ultimo provvedimento, quello dei 100 milioni, è anche il più cospicuo. Destinatari della misura, come detto, sono le imprese con sede in Sicilia. La condizione è che abbiano acceso un mutuo con banche o con intermediari finanziari e che abbiano subito danni economici, consistenti in una riduzione del fatturato 2020 non inferiore al 30%, rispetto a quello del 2019.

C’è un altro bando, sempre per il tramite dell’Irfis, che l’assessorato all’Economia spera di pubblicare nei prossimi giorni. Riguarda gli aiuti alle imprese non bancabili, cioè “destinati a coprire le esigenze finanziarie connesse all’esercizio di impresa e concessi senza alcuna valutazione del merito creditizio”. In questo caso si tratta, però, di finanziamenti a tasso zero. Cioè di prestiti che variano da un minimo di 10 mila fino a 100 mila euro e rimborsabili entro 84 mesi. All’operazione, fortemente richiesta da Confindustria, è destinato un pacchetto da 50 milioni. Dovevano essere cento, prima che il governo operasse una sforbiciata per coprire le spese della Protezione Civile. Uscendo un attimo dall’ambito Irfis, c’è un altro Avviso che la Regione dovrebbe pubblicare a giorni. Riguarda una delle norme più discusse dell’ultima Finanziaria: ossia la convenzione con la BEI, la Banca Europea degli investimenti.

L’articolo 8 della Legge di Stabilità venne azzoppato da opposizioni e franchi tiratori, che decisero di far venir meno il milione e mezzo per l’attivazione di una (non meglio precisata) convenzione fra la BEI e la Regione. Secondo alcuni partiti e deputati (anche della maggioranza) rappresentava un giro di consulenze da evitare. Il voto indispose l’assessore all’Economia, che commentò furente: “Un emendamento farisaico del PD, che ha richiesto il voto segreto, sostenuto dai Cinque Stelle – dichiarò all’epoca Armao – determina l’impossibilità di procedere alla stipula dell’accordo di finanziamento con la BEI, perché viene meno la copertura delle spese eventuali, la cui previsione è stata ritenuta imprescindibile dall’Istituzione europea”. La storia dice il contrario.

L’accordo con la BEI, infatti, è maturato pur in assenza di quel milione e mezzo. E addirittura il co-finanziamento regionale è raddoppiato, passando da 25 a 50 milioni complessivi. Si tratta di prestiti (a tasso minimo o a tasso zero) che verranno erogati da Iccrea Banca: l’importo minimo è di 500 mila euro, quello massimo di 5 milioni. Come spiegava ieri Armao al Giornale di Sicilia “al di là dei 100 milioni le somme che questa operazione metterà in circolo sono molto maggiori”. L’assessore ha precisato, inoltre, che il prestito può essere chiesto anche per ristrutturare il bilancio dell’azienda oltre che per investimenti. Un ultimo tentativo disperato di tirare le imprese siciliane, specie le più piccole, fuori dalle secche della pandemia. Dopo aver previsto aiuti di cartone nel 2020 (per una riprogrammazione sin troppo audace di risorse extraregionali); e nessun sostegno con l’ultima Finanziaria. E’ un po’ tardino per muoversi, ma le prossime scadenze elettorali giustificano l’impegno. Le promesse sono pur sempre promesse.