Due provvedimenti ritirati in autotutela (per oltre 4 milioni di euro) e un’inchiesta della Commissione europea sulla “regolarità” di SeeSicily non hanno fiaccato l’umore di dirigenti e dipendenti dell’assessorato al Turismo, che nel piano della Performance di fine anno, vidimato anche dalla giunta, ne escono col massimo dei voti. Tutti gli obiettivi, come evidenziato dal Giornale di Sicilia, sono stati raggiunti al 100 per cento. Persino quello che prevedeva di “promuovere il brand Sicilia nell’ambito del progetto SeeSicily sfruttando il valore mediatico di eventi ad alta capacità attrattiva ed elevata qualità promozionale”.

Sull’utilizzo dei fondi riservati a SeeSicily, erogati direttamente dall’Europa, si è aperta una disputa feroce. Su differenti livelli: uno, a seguito dell’intervento dei Cinque Stelle e di un’inchiesta de ‘La Sicilia’, riguarda l’improvvisa lievitazione del plafond riferito alla voce “Comunicazione”, che inizialmente aveva una dotazione di 4,8 milioni, poi cresciuta fino a 23,8. L’altro, invece, attiene alla regolarità delle procedure burocratiche, finite nel mirino della Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione europea, che ha minacciato la possibile interruzione “dei termini di pagamento alle operazioni connesse” al programma stipulato dall’ex assessore Manlio Messina e finanziato per circa 70 milioni con la Legge di Stabilità del 2020. Il sospetto maggiore? “Che le spese siano connesse a irregolarità con gravi conseguenze finanziarie”.

Sono due facce della stessa medaglia, che brutalmente conducono a una conclusione: da un lato sono stati sottratti dei soldi agli albergatori, e quei pochi che sono stati promessi alle strutture ricettive, per garantire i voucher utili ai pernottamenti gratis, torneranno indietro (in base agli ultimi provvedimenti di revoca dei contratti da parte del dipartimento al Turismo); dall’altro, invece, un fiume di denaro è finito ai grandi gruppi editoriali, da Mediaset a Rcs Sport passando per Raicom Pubblicità, allo scopo di promuovere un “pacchetto” rimasto per larga parte invenduto o, comunque, capace di generare profitti assai inferiori rispetto alle attese. Basti considerare un numero: soltanto l’1,16% dei 37 milioni previsti ha finanziato la voce ‘soggiorni’. Soltanto 875 mila euro, per un totale di 17 mila posti letto, sono stati utilizzati a questo scopo. Alla luce dei numeri, e della pessima opinione diffusa su SeeSicily, come fai ad assegnare il massimo dei voti a chi si è occupato del programma? In base a quali criteri e, soprattutto, con quale percezione di attendibilità?

Giacinto Pipitone, nel suo articolo, scrive che “la relazione sulla performance è frutto di un esame puramente quantitativo degli atti emessi sulla base di una direttiva che a inizio anno dà a tutti la presidenza della Regione. Ogni dirigente certifica l’operatività degli uffici e a questa segue l’applicazione di parametri matematici per individuare la percentuale di risultati raggiunti”. In pratica serve a poco, o quasi nulla, finché “in un secondo momento si muove l’Oiv (l’Organismo autonomi di valutazione) con una valutazione anche qualitativa limitata però alle strutture più grandi”. Anche se la performance è da sempre un cruccio della macchina amministrativa regionale. Specie da quando, in tempi più recenti, sia Musumeci che Schifani si sono intestati le battaglie contro i burocrati mangiapane a tradimento (l’ex governatore aveva parlato espressamente di “grattapancisti”). Criticati, pubblicamente, da un lato; premiati dall’altro (non solo con le pagelle, ma anche dal punto di vista economico). Qualcosa non torna.

Schifani, per altro, ergendosi a giudice supremo e inflessibile, aveva rintuzzato un paio di volte l’operato dei dirigenti del dipartimento Turismo, ritirando in autotutela un paio di affidamenti diretti, esitati senza gara: il caso più clamoroso, lo scorso gennaio, riguardò il provvedimento che affidava a una società lussemburghese l’organizzazione della seconda mostra fotografica al Festival del Cinema di Cannes per 3,7 milioni (il Tar ha giudicato legittimo il dietrofront del presidente); la scena s’è ripetuta qualche settimana fa con la Palermo Sport Tourism Arena, assegnata a Rcs Sport senza alcuna ragione d’esclusività, per circa mezzo milione. Entrambi gli atti sono stati impugnati e cancellati una volta per tutte. Chi li ha scritti e chi li ha firmati, come fa ad essere considerato il migliore?

La burocrazia rappresenta un tallone d’Achille per la Regione, ma i governi più recenti non hanno messo sul piatto una riforma degna di questo nome, allo scopo di rivoluzionare la pubblica amministrazione siciliana (già troppo avanti con l’età e indietro con le competenze). Hanno preferito usare lo scudo della terza fascia – rischiando profili d’illiceità al momento delle nomine – anziché affrontare un tema che avrebbe comportato benefici sia in termini di riqualificazione del personale e ridato fiducia al governo romano, che anche nell’ultimo Accordo Stato-Regione aveva preteso un cambio di passo e l’istituzione, ad esempio, della fascia unica dirigenziale.

Ma ancora una volta l’esperienza non ha insegnato nulla ai politici: l’unica proposta è dotare l’Amministrazione di più personale attraverso una mega infornata di assunzioni già prospettata, la settimana scorsa, al Ministro dell’Economia Giorgetti. Il quale avrebbe dato disco verde: “Abbiamo condiviso una modifica dell’Accordo – ha detto Schifani – che, da una parte, rafforza il percorso di risanamento economico della Sicilia, dall’altra elimina alcune condizioni del vecchio patto che ormai fungevano da zavorra per la nostra Regione. A fronte, infatti, di un impegno ad aumentare gli accantonamenti utili alla riduzione del disavanzo, potremo innanzitutto avviare realmente la macchina dei concorsi per una vera e propria rigenerazione amministrativa dei nostri uffici e per colmare i vuoti nelle piante organiche”. Si tratta di centinaia di assunzioni per i quali sono stati promessi degli Avvisi entro l’anno. Ma se gli attuali burocrati tengono un ritmo invidiabile e raggiungono tutti gli obiettivi prefissati, facendo arrossire anche gli impiegati del Nord Europa, servirà davvero questa valanga di concorsi?

Intanto ieri, a Piazza Indipendenza, il clima si è surriscaldato. Circa cinquecento dipendenti regionali hanno protestato per la mancata riqualificazione del personale e per il mancato rinnovo del contratto collettivo. I sindacati, dopo aver atteso per due ore di essere ricevuti dal governo, hanno abbandonato le trattative e indetto uno sciopero. Chiamare in servizio altro personale, quando non si riesce a gestire neppure l’attuale, è un azzardo che solo in Sicilia. Dove, alla fine, comunque, si finisce per premiare tutti.