All’assessore Giovanna Volo non ne va bene una. Dopo le critiche e la serrata di quattro giorni della sanità convenzionata, adesso è il pubblico a rivoltarsi contro. Tutta la Sicilia, in realtà, è funestata dalla crisi drammatica che attanaglia il settore: da Taormina, dove si spera nella proroga della convenzione (almeno fino al 31 dicembre) con l’ospedale romano “Bambin Gesù” per garantire il servizio di Cardiochirurgia pediatrica; ad Agrigento, dove il Partito Democratico ha intrapreso una lotta per il potenziamento dell’assistenza sanitaria, in termini di risorse umane e servizi ambulatoriali. In mezzo a questo polverone, e nell’attesa che Salvatore Iacolino prenda possesso del Dipartimento Pianificazione Strategica (dove si è insediato da appena tre giorni) e le suggerisca almeno le risposte alle interrogazioni parlamentari, Volo deve contrastare la mozione di sfiducia presentata da Cateno De Luca, che non la ritiene all’altezza del compito assegnatole.

Il suo riferimento politico è Renato Schifani, che l’ha scelta (forse) con un pizzico di leggerezza. Fidandosi un po’ troppo di chi gliel’ha segnalata: cioè Elio Cardinale, l’ex preside di Medicina che il presidente della Regione usa come eminenza grigia per tutte le questioni relative alla sanità. Giusto qualche giorno fa, su ‘La Sicilia, Mario Barresi riportava il verbale con cui la Volo è stata bocciata al colloquio per diventare manager: “Pur essendo apprezzabile per le esperienze maturate, non risulta ancora essere sufficientemente adeguato a svolgere attività di direzione generale”, perché “oltre ad un limitato grado di appropriatezza delle risposte, non adeguate sono apparse le capacità di sintesi, di raccordo e di collegamento e visione trasversale tra i temi oggetto del colloquio”. Questa il verdetto, che tuttavia non ha scoraggiato il governatore a puntare le sue fiches su una tecnica “competente, apprezzata da tutto il mondo della sanità pubblica e non ha mai fatto politica”.

E’ proprio questo il punto: la marginalità della politica nella carriera di Volo. Il valore s’è rivelato un disvalore, venendo meno qualsiasi argomento contro le proteste sindacali. L’ultima, emersa ieri, è della Fismu, la Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti (aderente a FMT-Federazione Medici del Territorio) che ha deciso di avviare “una serrata vertenza con la Regione” in difesa della sanità pubblica e dei diritti dei cittadini e dei medici. Quali sono le richieste? “Più personale, più programmazione, più risorse e la riduzione degli sprechi”, ma anche “rimodulare la rete ospedaliera che allo stato si sta dimostrando fallimentare e non sostenibile: si chiudano i reparti fantasma e le attività improduttive dal punto di vista sanitario per i cittadini”. Inoltre, servono “più stanziamenti per avere adeguate indennità per il lavoro incentivante per turni o ore effettuate in esubero e per i pazienti caricati in eccedenza a causa delle gravissime carenze nel territorio”.

Nel corso di una riunione promossa la scorsa settimana, sono state valutate approfonditamente le criticità regionali riguardanti della dirigenza medica, quella ospedaliera e quella del territorio, e della medicina convenzionata, comprendente l’Assistenza Primaria (e la continuità assistenziale), l’Emergenza Sanitaria Territoriale (118) e la Specialistica Ambulatoriale. Il segretario della Fismu, Giovanni Carollo ha contestato, inoltre, la “costante carenza del personale medico a tutti i livelli, una situazione che sta determinando una progressiva involuzione del SSR, una riduzione dell’assistenza e dei servizi al cittadino: stiamo andando indietro di circa 30 anni, favorendo in maniera esponenziale la sanità privata in tutti gli ambiti”.

I privati, dal canto loro, protestavano per aver erogato numerosi servizi in extrabudget, senza vedere un centesimo dalla Regione. Poi avevano mostrato segnali d’apertura, con un documento dello scorso 17 aprile, in cui tuttavia, evidenziavano alcune criticità riguardanti le Asp: a partire dai 65 milioni dovuti ai laboratori d’analisi convenzionati, che l’inerzia amministrativa – e una buona dose d’anarchia organizzativa – ha impedito fin qui di erogare (si tratta di conguaglio riferito al 2021). L’arrivo di Iacolino, probabilmente, servirà anche a questo: ripristinare il corretto operato delle Asp. Ma tutt’intorno è un mondo da ricostruire: mancano rianimatori, anestesisti, e medici di Pronto soccorso; molti concorsi risultano deserti; le liste d’attesa si allungano; serve una completa revisione delle piante organiche per garantire i servizi attuali ma anche per consentire a Case e ospedali di comunità di partire entro il 2026, pena la perdita dei finanziamenti.

E poi ci sono le questioni locali, a partire dalla fine annunciata della Cardiochirurgia pediatrica a Taormina. Il 3 maggio, all’Ars, la Volo aveva chiuso qualsiasi spiraglio per il mantenimento del reparto all’ospedale “San Vincenzo”: “Avevamo proposto una proroga di sei mesi, ma è stato proprio l’Istituto “Bambino Gesù” che ha detto: ‘o almeno dieci anni o noi non siamo interessati’”. E comunque, aveva garantito l’assessore, “nessun bambino della nostra Regione rimarrà privo di assistenza, perché dal 1° luglio parte il centro di Palermo e abbiamo già accordi con la direzione strategica dell’Asp di Messina per trasferire coloro che lo vorranno a Palermo, perché il Gruppo San Donato”, quello di cui è presidente una vecchia conoscenza della politica, Angelino Alfano, “dal 1° di luglio è nella condizione di potere anche operare”. L’assessore, però, ha dovuto ravvedersi anche stavolta: “La preoccupazione che manifesta la popolazione dell’area orientale della Sicilia ha indotto il Governo regionale ad avere un attimo di riflessione e confronto e la possibilità di chiedere al Ministero una deroga a quanto è stato precedentemente stabilito”. Il decreto Balduzzi prevede una sola Cardiochirurgia ogni 5 milioni di abitanti ma la Regione Siciliana chiederà sia di mantenere Taormina sia di aprire Palermo. Della deroga si discuterà oggi nel corso di un vertice a tre, con Regione, Asp e “Bambin Gesù”. Tra i sostenitori dell’ultim’ora c’è anche l’ex governatore Totò Cuffaro.

Da Taormina si era sviluppato il pressing di Cateno De Luca, che a Taormina vorrebbe diventare sindaco. L’ex candidato alla presidenza della Regione, in questi giorni, ha annunciato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore – che materialmente si riduce a una mozione di censura e non è politicamente vincolante – “perché ha dimostrato di non essere all’altezza del compito assegnatole (…) considerata sia la scarsa incisività dell’azione amministrativa posta in essere che la pressoché totale inazione riguardo a specifiche emergenze in ambito sanitario. Paradigma di tutti questi mesi – scrive De Luca – è il comportamento “schizofrenico” avuto riguardo alla delicata questione del rinnovo della convenzione” con il “Bambin Gesù”. In generale, sia a De Luca che ai deputati dei suoi gruppi (Sud chiama Nord e Sicilia Vera) non è piaciuto il comportamento tenuto dall’assessore che “per ben tre volte nello spazio di pochissimi mesi, non si è presentata” in aula, “dimostrando poco rispetto nei confronti delle prerogative parlamentari e che quando è stata presente in Aula era completamente impreparata riguardo agli atti ispettivi iscritti all’Ordine del Giorno della seduta, costringendo la Presidenza dell’Assemblea con non poco imbarazzo a rinviarne la trattazione”.

Altra questione debilitante per la sopravvivenza politica della Volo sono i fatti di Agrigento, dove l’assessore, nel corso di un incontro alla Regione, s’era impegnata assieme all’Asp a verificare la possibilità di interventi immediati per potenziare le risorse umane nei presidi ospedalieri di Sciacca e Canicattì e nei servizi ambulatoriali dei piccoli centri, ma anche di indire i concorsi per attivare le Unità Operative di Neurologia d’Urgenza a Sciacca e Canicattì, fino all’apertura delle Stroke Unit salvavita che si occupano delle problematiche relative all’ictus ischemico od emorragico in fase acuta. Secondo Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars, l’impegno non è stato rispettato: da qui l’idea di aderire a una manifestazione per il prossimo 17 giugno per contrastare “una serie di disservizi a tutti i livelli che non garantiscono più il sacrosanto diritto alla salute”. Non sarà la prima protesta, e di questo passo non sarà l’ultima.