Dalla piccola sezione cittadina di Milazzo, parte la ribalta del Carroccio: così non si può andare avanti. E’ guerra fredda fra la Lega e gli altri partiti del centrodestra. Ad eccezione dell’Mpa di Raffaele Lombardo, oggi rappresentato da Roberto Di Mauro, vicepresidente dell’Ars: gli autonomisti sono gli unici ad aver risposto positivamente al progetto della federazione.

La bolla di Milazzo, dove la Lega si era esposta con Lorenzo Italiano, e adesso sarebbe costretta a convergere sul candidato musumeciano Midili (ma senza simbolo), fa ribollire di rabbia la sezione locale: “Midili conosce le nostre condizioni – si legge in un comunicato -. Chiarisca subito la situazione che sta incomprensibilmente gestendo senza coordinamento con i riferimenti regionali. Chiariscano la loro posizione anche Diventerà Bellissima,  Forza Italia e Fratelli d’Italia. Con la Lega o ci sono patti chiari o non c’è alleanza di centrodestra – stigmatizza il Carroccio nella nota -. Apprezziamo intanto la disponibilità di alcune forze civiche, come l’Mpa, a costituire un’aggregazione con la Lega senza preclusione a correre anche fuori dal perimetro disegnato da Midili”. Ma la conclusione del comunicato è persino peggio. “La Lega è pronta per correre esprimendo la propria candidatura a sindaco con il supporto di un’altra lista civica, oltre l’Mpa”.

Una resa dei conti in piena regola. Che non avrà ripercussioni soltanto a Milazzo. Nella nota, infatti, si fa riferimento a un “coordinamento con i riferimenti regionali” che è stato disatteso. L’accusa, implicitamente, è rivolta ai vari Micciché (Forza Italia), Pogliese (Fratelli d’Italia) e Musumeci (Diventerà Bellissima) – o chi per loro – che non avrebbero onorato i patti definiti a Palermo e, soprattutto, non riescono a controllare i propri rappresentanti sul territorio. Ognuno sembra libero di fare quel che vuole. Il rischio è l’effetto domino: la Lega potrebbe scegliere di presentarsi da sola anche altrove, mettendo a repentaglio il progetto del centrodestra unitario, da sempre un vanto della coalizione.

I primi indizi portano ad Agrigento, dove il Carroccio è pronto a schierarsi con l’Mpa a fianco di Franco Micciché, contro Zambuto. Sono pronte sei liste, di cui cinque di marca autonomista (nel girgentano spiccano “cavalli di razza” come Di Mauro e Carmelo Pullara, capogruppo all’Ars). Ma anche a Marsala rischia di saltare il banco: il comportamento del candidato Massimo Grillo, catalizzatore di moderati e sovranisti, sta indisponendo la Lega, che è pronta a percorrere altri sentieri. E non ha alcuna voglia di rinunciare a una propria lista. Pure a Enna la questione è in divenire: per il momento regge la candidatura “unitaria” di Maurizio Dipietro. Ma se salta il primo tassello, rischia di venir giù tutto. Compresa Vittoria, dove sembrava garantito l’appoggio leghista a Salvo Sallemi, meloniano doc.

La pazienza è finita. Anche Candiani e Minardo, che assieme a Salvini hanno lanciato il progetto sui territori, si sono molto irrigiditi per gli ultimi comportamenti degli (ex) alleati. La Lega non ci sta a passare per la Cenerentola di turno. Lo sconquasso degli attuali schemi, va da sé, avrebbe risvolti anche sulla politica regionale. Fortificherebbe l’asse tra Carroccio ed Mpa, riponendo in soffitta – almeno per ora – il progetto di una federazione con Diventerà Bellissima, che fra l’altro non si è neanche degnata di dare una risposta (a parte un “grazie” di circostanza) all’invito formulato da Salvini in persona. Il tempo è tiranno. E’ vietato perderne altro.