La stagione dei bagni è seriamente a rischio. Da qualche giorno sono riprese le manutenzioni di lidi e chalet, ma i concessionari del demanio – che per quest’anno la politica regionale ha esentato dal pagamento dei canoni – devono fare i conti con alcune restrizioni “insopportabili”: le file di ombrelloni, ad esempio, dovranno essere distanti almeno cinque metri, mentre fra un ombrellone e l’altro della stessa fila ci deve essere un gap di 4,5 metri. “Per consentire un accesso contingentato agli stabilimenti balneari e alle spiagge attrezzate – si legge in una nota dell’Inail – viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie. Si raccomanda, inoltre, di favorire l’utilizzo di sistemi di pagamento veloci con carte contactless o attraverso portali e app via web. Vanno inoltre differenziati, ove possibile, i percorsi di entrata e uscita, prevedendo una segnaletica chiara”.

Ma il problema vero riguarderà le spiagge libere e non attrezzate, dove si riversano orde di turisti e villeggianti fai da te. In questo caso, stando al documento preparato dal comitato scientifico e dall’Istituto superiore di sanità (ancora al vaglio dei tecnici), la competenza sarà dei comuni, che dovranno controllare lunghi tratti di costa e – in un modo o nell’altro – contingentare gli ingressi. Come? Attraverso le associazioni di volontari del posto, che avranno l’onere di controllare spazi demaniali e garantire l’ordine pubblico (non sarà facile contenere le facili isterie). Una consigliera comunale di Modica, subito tacciata dal sindaco e dai social, aveva proposto di seguire un ordine alfabetico, come per ritirare le pensioni alla posta. Ma la situazione è drammaticamente seria.

Si pensa, infatti, di mettere a disposizione dei cittadini delle app (ma chi le sviluppa e a quale costo?) per prenotare le postazioni in spiaggia, che dovranno essere contrassegnate da un nastro. Non si potrà piantare l’ombrellone a casaccio (anche in questo caso verrà imposto il distanziamento), né distendere le tovaglie sulla sabbia. Inoltre, sia in spiaggia che in acqua, si dovrà rispettare la distanza interpersonale di un metro e sarà vietata qualsiasi attività sportiva. “Molti stanno pensando di saltare questa stagione – afferma al Giornale di Sicilia Ignazio Ragusa, proprietario di uno stabilimento alla Playa di Catania e presidente regionale del sindacato italiano balneari di Confcommercio -, queste prescrizioni sono assurde e non si possono applicare. E non parlo solo per gli stabilimenti balneari ma sono d’accordo con noi anche i proprietari di campeggi, ristoranti, alberghi e di tutte quelle attività che d’estate si svolgono vicino al mare. Crediamo che la Regione possa modificare le linee guida, adattandole al territorio, ma dobbiamo fare presto se non vogliamo che salti tutto”.