La missione austriaca di Maria Falcone, presidente della fondazione Giovanni Falcone, ha avuto i suoi frutti. E’ stata approvata a Vienna la risoluzione Onu sul meccanismo di revisione della convenzione approvata 19 anni fa a Palermo, quella che fa riferimento alla cooperazione tra Stati per la lotta alle mafie. Un’intuizione dello stesso Giovanni Falcone, che un mese prima della sua fine a Capaci, aveva lasciato al mondo un’idea lungimirante per il contrasto della criminalità organizzata: non più all’interno dei vari Paesi, ma fuori dalle frontiere nazionali. Perché la mafia era un fenomeno troppo grande e difficilmente gestibile dai singoli governi e organi di polizia.

Ieri, nell’ambito della nona sessione della conferenza sulla Convenzione delle Nazioni Unite, è arrivato l’ok unanime di tutti i partecipanti: “Oggi si realizza il sogno di Giovanni di una piena cooperazione tra gli Stati nella lotta alla criminalità organizzata – ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato -. Davanti a mafie globali che operano ben oltre i confini nazionali, dare piena attuazione e migliorare la Convenzione di Palermo del 2000 era fondamentale. Giovanni aveva intuito quanto fosse importante un’azione comune a tutti i Paesi contro la criminalità organizzata – aggiunge – già negli anni ’80, quando, da pioniere, avviò la sua collaborazione con gli investigatori americani nell’inchiesta Pizza Connection. Il risultato raggiunto oggi è la realizzazione di una sua lungimirante visione”.

Alla Convenzione Onu di Palermo aderirono, nel 2000, 189 su 193 Paesi. Il meccanismo di revisione della Convenzione consente di superare gli ostacoli che finora hanno impedito la sua piena attuazione. Il nucleo centrale della Convenzione è costituito dalla nozione di reato transnazionale commesso da organizzazioni criminali “stabili”. L’accordo impone agli Stati-parte la previsione di alcuni reati come l’associazione criminale, il riciclaggio, la corruzione, l’intralcio alla giustizia, a cui si sono aggiunti la tratta di esseri umani, il traffico di migranti e i reati legati alla fabbricazione e al traffico illegali di armi da fuoco.