Dopo un tira e molla di quasi tre settimane, e dopo aver ricevuto il “via libera” da Roma grazie all’accordo Stato-Regione, l’Ars ha approvato l’esercizio provvisorio con 39 voti favorevoli. Il Pd ha votato contro. La legge, che entra in vigore per i mesi di gennaio e febbraio, ripristina alcuni capitoli di spesa in dodicesimi, per circa 360 milioni, a cui vanno detratti i 135 milioni che vengono accantonati per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Tra le somme più ingenti: 16 milioni a favore dei Liberi consorzi comunali, 26 per il personale “alle dipendenze del dipartimento regionale Azienda regionale foreste demaniali e del Comando del Corpo forestale”, 10 ai Consorzi di Bonifica, 2 per l’espletamento delle procedure concorsuali utili all’assunzione di personale, 3,6 milioni per l’Esa, 7,4 per l’acquisizione dei servizi resi in regime di convenzione dalla Sas, 5,3 per l’attività di assistenza agli alunni disabili. La fetta maggiore spetta al trasporto pubblico locale (63 mln).

Oltre 6,5 milioni finiscono nelle casse degli enti Parco e degli enti gestori delle Riserve naturali (in parte al personale e in parte per la gestione delle riserve); 6,7 milioni, come contributo, al Teatro Bellini di Catania. Sempre in ambito culturale, 4 milioni all’Orchestra Sinfonica e 3,3 al Teatro Massimo di Palermo, mentre al Furs, il fondo unico per lo spettacolo, viene rimpinguato per 3,2 milioni. Oltre ai 32,5 milioni previsti per l’espletamento dei servizi di collegamento marittimo con le isole minori, c’è una voce particolarmente curiosa in tempo di pandemia: ossia il milione e mezzo diretto a “incrementare il movimento turistico verso la Regione ed il turismo interno”. Il disegno di legge sull’esercizio provvisorio era stato presentato dal governo Musumeci la mattina del 30 dicembre, rendendo impossibile l’approvazione, che poi è slittata più volte a causa della stasi col governo centrale sul pacchetto di riforme economiche.

“Con l’esercizio provvisorio approvato dall’Ars si dà il via libera allo sblocco della spesa regionale per un importo di circa 221 milioni di euro. Ciò consentirà di finanziare enti pubblici ed enti locali e di garantire le spese di funzionamento della Regione, contributi a parchi, riserve, attività culturali, turistiche e sportive e le pensioni dei regionali e negli enti partecipati. Tutto ciò in dodicesimi, nell’attesa del bilancio di previsione e della legge di stabilità 2021 che saranno approvate entro fine febbraio, proseguendo il piano di risanamento dei conti attuato in questi primi tre anni dal governo Musumeci”. Lo afferma Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di Diventerà Bellissima, aggiungendo: “Dispiace notare, quindi, che il Pd ha votato contro, dimostrandosi per l’ennesima volta fautore di un’opposizione non costruttiva, contraria agli interessi dei Sicilia e dei siciliani”.

Ma da parte del capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, ecco la replica: “Il governo nazionale ha salvato la Regione siciliana dal default, adesso Musumeci, non ha più alibi per non presentare un Bilancio di previsione che serva a contrastare gli effetti economici negativi della pandemia. Abbiamo votato contro l’esercizio provvisorio – aggiunge – perché lo riteniamo insufficiente ad affrontare l’emergenza economica che investirà la regione nei prossimi mesi”.

Critico anche il Movimento 5 Stelle, che si è astenuto. “E meno male che Musumeci doveva mettere fine alla discutibile pratica degli esercizi provvisori. Questo, dentro al quale non c’è praticamente nulla, è il quarto in tre anni, e, tra l’altro, reso possibile solo grazie alla spalmatura del disavanzo in 10 anni concessa da Roma. Questo governo – dicono i deputati regionali del M5s – continua a confermarsi completamente deficitario ed inaffidabile su tutti i fronti. Anche per questo chiediamo che si insedi al più presto la commissione speciale che vigili sul rispetto degli impegni presi con Roma, cosa di cui non ci fidiamo per nulla. Su quasi la totalità degli impegni sottoscritti dal governo Musumeci, infatti, non si è fatto finora praticamene nulla, come la riduzione della spesa, la chiusura delle procedure di liquidazione, o la razionalizzazione degli affitti, solo per fare qualche esempio. Onestamente ci sembra difficile che questo esecutivo cambi improvvisamente pelle, invertendo la fallimentare marcia ingranata finora. Noi, di certo, non faremo mancare il nostro controllo e il nostro sprone”.