“La legge di bilancio e la legge di stabilità 2020 passano indenni il controllo di costituzionalità del governo centrale”. Fin qui la verità (quasi) oggettiva dei fatti. Ma Gaetano Armao, con un post su Facebook, ha voluto ancora una volta rimarcare il gap tra l’operato del governo e quello dell’Aula. Infatti, sottolinea l’assessore al Bilancio, è stato “impugnato un solo comma, peraltro di iniziativa parlamentare”. A quel comma hanno contribuito Fratelli d’Italia e Udc. Per questo, la caccia alle streghe di Armao si conferma per quello che è: il tentativo di arrogarsi tutti i meriti e delegittimare l’operato di alcuni deputati. Un nuovo mattoncino al muro eretto fra i due palazzi, che nemmeno il presidente Musumeci riesce a buttar giù. “Di fronte alla normativa finanziaria più imponente degli ultimi 25 anni (1,3 miliardi € di risorse impegnate), 40 pagine di norme complesse per far fronte alla drammatica crisi, credo che sia un risultato importante per la Sicilia” si è pavoneggiato il vice-governatore.

Armao ha ringraziato inoltre “il Presidente della Commissione Bilancio, on. Savona, grazie alla cui collaborazione continua questa complessa normativa ha visto la luce ed i parlamentari della maggioranza che l’hanno sostenuta ed a buona parte dell’opposizione con la quale vi è stato un confronto leale. A qualche polemista (più solo che solone), detrattore “per partito preso” delle proposte del Governo l’invito a recuperare il senso della misura nell’interesse dei siciliani”.

Il Consiglio dei Ministri, riunito ieri a Roma, ha impugnato la Legge di Stabilità regionale, la cosiddetta Finanziaria d’emergenza, le cui misure sono rimaste congelate in attesa del pronunciamento di Roma sulla prima delibera di riprogrammazione dei fondi Poc (da 400 milioni). Ma è stata un’impugnativa “dolce”, quasi dolcissima, dato che non cambia di una virgola l’impianto della legge e i propositi dell’aula.

Ad essere finito nel mirino del Cdm, infatti, è solo l’articolo 10 comma 14, in cui “per le imprese operanti in Sicilia alla data del 28 febbraio 2020, che assumono dipendenti a tempo indeterminato disoccupati e qualora le assunzioni non siano state effettuate di sostituzioni di lavoratori della stessa azienda” sono previsti “contributi sotto forma di sgravi dei contributi previdenziali e assistenziali per l’anno 2020”. Questa misura vale 10 milioni di euro. La medesima cifra era stata autorizzata “per l’erogazione di un contributo una tantum a favore dei lavoratori stagionali, atipici e discontinui del turismo e commercio che non riescono a raggiungere il numero minimo di giornate utili all’erogazione dell’indennità di disoccupazione prevista dalla normativa di riferimento”. Una norma, quest’ultima, voluta e ottenuta tramite un emendamento dai deputati dell’Udc Lo Giudice e Figuccia. Che non passa, però, la prova di Roma.

L’articolo è stato cassato dal governo nazionale e dal Ministro Francesco Boccia in quanto “eccede dalle competenze statutarie violando la legislazione previdenziale di competenza legislativa esclusiva dello Stato, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera o), della Costituzione in materia di previdenza sociale”. Ora Musumeci e Armao dovranno decidere se difendere la norma di fronte alla Corte Costituzionale oppure no. La dotazione complessiva di venti milioni sarebbe stata resa disponibile attraverso la rimodulazione di fondi Poc ed extraregionali. Soldi che, nella maggior parte dei casi, il governo della Regione vorrebbe trasferire dal capitolo degli investimenti a quello della spesa corrente. A tal proposito si aspetta ancora un responso sulla delibera approvata dalla giunta un paio di settimane fa, su cui le commissioni di merito (Bilancio e Attività Ue) si esprimeranno oggi. Il Consiglio dei Ministri, invece, non ha impugnato la Legge di Bilancio, che ha passato l’esame a pieni voti.

Sul piano politico, checché ne dica Armao, la vittoria è soprattutto del parlamento. La prima versione del Bilancio, ricco di poste “incerte” (su tutte, il miliardo che l’assessore sperava di trattenere dal contributo alla finanza pubblica), si scontrava con la legislazione contabile e con la Costituzione, tanto che la giunta ha deciso di ritirarlo dopo un aspro dibattito in commissione. Scampando, così, a una magra figura. Anche la Legge di Stabilità esitata dal governo è stata stravolta in aula. Oggi ad esultare è soprattutto il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Micciché, che ha parlato di “un ottimo risultato” da “condividere con tutte le forze politiche presenti nel Parlamento siciliano. Il governo regionale adesso potrà mettere in atto tutte le misure previste dalla legge e consentire alle imprese ed ai lavoratori di provare ad uscire dalla difficile recessione in cui è piombata la Sicilia a causa della pandemia da coronavirus”.