Natale e le Europee. Sono queste le scadenze a cui guarda con attenzione la politica siciliana. La prima, va da sé, per approvare la Finanziaria 2024 ma soprattutto per spartire – attraverso gli Avvisi emanati dagli assessorati competenti – le “mance” ai Comuni, come previsto dalla manovra correttiva approvata ieri all’Ars; la seconda, di più ampio respiro, serve a coltivare l’illusione, o la speranza, delle assunzioni. In una terra col tasso di disoccupazione alle stelle, e con tantissimi neet (cioè persone che non lavorano né studiano), la Regione siciliana sembra aver trovato la chiave di volta – o di svolta, fate voi – e guarda caso a ridosso delle prime consultazioni elettorali, in programma a giugno.

“Il mio governo – ha detto un paio di sere fa il presidente Renato Schifani – continua spedito nell’opera di messa in ordine dei conti della Regione in modo da avere documenti contabili trasparenti e in linea con le scadenze. Avere dei fondamentali solidi ci permette di conseguire risultati immediati come la ripartenza dell’iter per completare i concorsi pendenti e procedere, finalmente, con le assunzioni”. Le parole di Schifani sono successive all’approvazione del Rendiconto 2022, che sbloccherebbe le procedure selettive già avviate. Già, ma quali?

L’unica davvero nota, finita sui tg e le prime pagine nazionali, riguarda i 46 posti messi in palio per diventare agente forestale. La storia la conoscono tutti: primo, in una graduatoria ufficiosa, è risultato il figlio dell’ex dirigente del Corpo Forestale, che peraltro aveva indicato i membri della commissione d’esame. Il ragazzo – che per carità sarà anche bravissimo – ha azzeccato persino il quesito che non conteneva alcuna risposta corretta fra le possibilità indicate. Ma a parte le ironie del caso, e considerato l’interessamento della Commissione Antimafia dell’Ars e dello stesso Schifani (che ha promesso di passare al setaccio tutti gli atti del concorso), la procedura rischia di rimanere imbrigliata. Il Pd ne ha chiesto l’annullamento e “certa stampa” ci ha sguazzato. Gli aspiranti erano circa ventimila. Ci saranno, forse, altre occasioni (non solo per gli agenti, ma anche e soprattutto per gli operai, vista la penuria del servizio anti-incendio).

Ma prima delle Europee, che sono considerate il giro di boa di questa prima parte di legislatura, dove si stabiliscono pesi e contrappesi all’interno della stessa coalizione di governo, bisognerà pur dare qualche risposta. Assunzioni, si diceva. Nella prossima Legge di Stabilità, alla voce ‘lavoro e occupazione’, sono stati previsti contributi alle imprese fino a 30 mila euro per ciascun lavoratore assunto. Si tratta, ovviamente, di agevolazioni per le ditte private. La norma – come si legge in una nota di Palazzo d’Orleans – “intende promuovere la stabilità dell’occupazione, favorendo le nuove assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato”. Come ulteriore incentivo, per favorire il rientro in Sicilia di cittadini che lavorano in imprese aventi sede operanti all’estero, “si prevede un contributo aggiuntivo di euro 15 mila euro nel triennio (5 mila euro annui) per ciascun lavoratore assunto”.

Questo è un aiutino che può essere colto, come no. Per questo la Regione si impegnerà in prima persona a risolvere la cronica questione dei precari storici. Gli ex Pip e gli Asu. Entrambe le categorie digiune da anni. Per gli Asu, pensate, il governo Musumeci aveva annunciato dopo 25 anni il via alle procedure di stabilizzazione, ma Palazzo Chigi ha finito per impugnare l’articolo contenuto in una vecchia Finanziaria. E siccome i tempi sono sempre maturi per provarci, la politica ci riproverà. Nella Legge di Stabilità 2024-26, per i lavoratori Asu sono stanziati oltre 56 milioni di euro a copertura della prosecuzione delle attività e per l’integrazione oraria fino a 36 ore settimanali (non si parla ancora di stabilizzazione, sebbene qualcuno della maggioranza lo pretenderebbe). Per i lavoratori ex Pip, invece, sono previsti quasi 30 milioni di euro per la prosecuzione delle attività di tale bacino e 7,5 milioni per la stabilizzazione di un primo contingente, a seguito delle trattative condotte nelle ultime settimane dall’assessorato all’Economia. Un centinaio di persone dovrebbero essere assunte (in Resais) entro il 31 dicembre. Gli altri camperanno con la stessa speranza ancora qualche mese.

La prospettiva maggiore, però, è rappresentata dall’Accordo Stato-Regione, annunciato qualche settimana fa dal governo Schifani. Esso, come si legge in un’altra nota della presidenza, consente di “riaprire la stagione dei concorsi, dando il via a centinaia di assunzioni, ringiovanendo così gli organici e dotando la Regione di professionalità che oggi mancano”. Anche questo, fino a prova contrario, rimarrà un annuncio. Spendibilissimo in campagna elettorale, ma pur sempre un annuncio.  “Potremo finalmente far fare all’amministrazione il salto di qualità per affrontare le nuove sfide che ci attendono: dal Pnrr alla nuova programmazione, dalla transizione energetica a quella digitale”, ha detto Schifani. In particolare, le assunzioni del comparto non dirigenziale saranno/sarebbero effettuate sulla base della regola del turn over al 125 per cento dei pensionamenti nell’anno precedente per il triennio 2023-2025 e al 100 per cento a decorrere dal 2026. Per il personale con qualifica dirigenziale, le assunzioni sono effettuate sulla base della regola del turn over al 125 per cento dei pensionamenti nell’anno precedente per il biennio 2023-2024 e al 100 per cento a decorrere dal 2025.

La parola “assunzioni” si riflette anche sul privato. L’ultima, grande illusione, proviene da Palermo, dove l’assessore regionale allo Sviluppo economico – mica un pincopallino qualunque – ha annunciato l’apertura di un nuovo punto vendita Ikea in città. “Lavoreremo affinché quella micro imprenditorialità diffusa che esiste e che può incentivare la nascita di altre nuove realtà, serva per fruire al meglio i percorsi interni della nostra terra ma possa altresì rappresentare opportunità lavorative affinché i giovani non siano più costretti ad abbandonare le loro piccole comunità rurali”. Non pronuncia mai la parola “assunzioni” Tamajo, ma è chiaro che un annuncio di questo tipo genera aspettativa. Così come l’apertura del bando per la riassegnazione dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese (scadenza il 4 dicembre), dove centinaia di operai (anche dell’indotto) sono rimasti a spasso dopo la fine ingloriosa di Blutec: “Il nostro obiettivo – ha detto Tamajo – rimane la reindustrializzazione dello stabilimento per garantire un futuro e dare le opportunità alle lavoratrici e ai lavoratori ex Blutec, delle aziende dell’indotto e ai giovani del territorio”. In questa terra di Sicilia c’è sempre una speranza, almeno a parole.

“La Sicilia – ha detto qualche giorno fa l’assessore, osservando i dati di Unioncamere – oggi è ai primi posti nel Mezzogiorno per nascita di nuove imprese. Questi dati non possono che inorgoglirci e confermare la bontà del nostro lavoro”. Insomma, è anche merito della Regione se le imprese si sbloccano e, per inciso, assumono: “Il mio assessorato continua ad intervenire attraverso bandi e norme che hanno l’obiettivo di aiutare le imprese, accorciando anche le distanze tra la politica e le realtà imprenditoriali. È necessario un nuovo modo di fare impresa, che ponga al centro non soltanto il profitto, ma anche l’impatto ambientale e sociale; non la mera efficienza, ma il benessere e i bisogni delle persone”. Da qui al prossimo giugno il sogno può diventare ancora più concreto: la realizzazione del Ponte sullo Stretto metterà in palio centomila, dicasi centomila, posti di lavoro. Un treno, anzi un traghetto, da non perdere. Evviva le persone, avviva le assunzioni, evviva la Regione.