Alla luce delle recenti notizie di stampa relative alle posizioni assunte dal presidente del Cts, si dispone in via cautelativa la sospensione con effetto immediato della somministrazione del vaccino AstraZeneca a tutti i cittadini di età inferiore ai 60 anni”. Lo spiega in una circolare il dirigente regionale del Dasoe (Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico), ing. Mario La Rocca. Dimezzato, pertanto, il programma degli Open Day: gli over-18 che fino a domenica prossima si presenteranno negli hub vaccinali senza prenotazione, potranno farsi somministrare soltanto il monodose Janssen.

Il Comitato tecnico scientifico (Cts), secondo quanto si apprende, dovrebbe esprimersi a ore in merito all’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per i giovani dai 18 anni in su. Alcune Regioni hanno cancellato gli open day aperti anche ai ragazzi, a seguito di casi di trombosi rare verificatisi in alcune giovani donne. Le nuove valutazioni potrebbero portare a dei limiti di non fattibilità sotto i 30 o i 40 anni, come ha anche spiegato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, “mentre una revisione non la farei sopra i 50 anni, perché il rapporto tra rischi e benefici è indubbiamente, anche con la circolazione attuale, a favore del beneficio”. Anche se in Italia il vaccino di AstraZeneca è “già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età”, come ha ricordato il coordinatore del Cts Franco Locatelli, molte regioni si sono mosse in ordine sparso, e continuano a farlo. “Il 7 aprile – ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza – il ministero con circolare ha raccomandato l’uso preferenziale del vaccino AstraZeneca agli over-60 e Aifa ha ribadito che il profilo beneficio-rischio è più favorevole all’aumento dell’età. Queste valutazioni saranno sicuramente considerate nel prossimo parere del Cts. Tutti i vaccini sono però sicuri ed efficaci e la campagna nel nostro Paese ha superato i 40 mln di dosi”.

I vaccini disegnati con la tecnica del vettore adenovirale (AstraZeneca e Johnson & Johnson) dovrebbero essere vietati ai giovani? «Sì, penso che non dovrebbero essere somministrati sotto i 50 anni», afferma al Corsera Mannuccio Mannucci, uno degli esperti di coagulazione che hanno redatto per l’agenzia del farmaco Aifa documenti di valutazione dei due composti sotto i riflettori. «Anche l’agenzia europea Ema dovrebbe aggiornare le sue posizioni. È stata ufficialmente ammessa l’esistenza di una sindrome scatenata da questi vaccini, la VITT. Significa vaccine induced thrombotic e thrombocytopenia, dopo la prima dose ha colpito pochi soggetti su milioni di immunizzati, prevalentemente di sesso femminile, concentrati nella fascia 25-60 anni». Di cosa si tratta? «Sono state riportate segnalazioni di eventi trombotici in sedi non usuali (seni venosi cerebrali, milza). La cosa strana è che queste forme sono associate a carenza di piastrine con valori bassissimi. Si può morire di emorragia cerebrale».

Aifa: il 90% delle reazioni ai vaccini non è grave

Tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021, per i 4 vaccini in uso nella campagna vaccinale anti-Covid in corso sono pervenute 66.258 segnalazioni di reazioni avverse su un totale di 32.429.611 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 204 ogni 100mila dosi), di cui circa il 90% sono riferite a eventi non gravi come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. È quanto emerge dal quarto Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini Covid-19 pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Le reazioni segnalate – si legge nel report – insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (83% dei casi). Le segnalazioni gravi corrispondono al 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100mila dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino BioNTech/Pfizer (71,8%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale, e solo in minor misura ad AstraZeneca (24%), Moderna (3,9%) e Janssen-gruppo J&J (0,3% delle segnalazioni).

Record di vaccinazioni in Sicilia: superato il target di Figliuolo

Nuovo record di vaccinazioni antiCovid in Sicilia. Da venerdì 4 a giovedì 10 giugno nell’Isola sono state infatti effettuate 366.662 somministrazioni (di cui l’84 per cento come prima dose). Un risultato che ha consentito, quindi, di oltrepassare, per l’ennesima settimana consecutiva, di oltre cinquantamila dosi il target (superiore di quasi trentamila vaccini rispetto a sette giorni fa) – assegnato alla Regione Siciliana dalla Struttura commissariale nazionale guidata dal generale Figliuolo. In Sicilia sono state già effettuate oltre tre milioni di somministrazioni, con un milione di persone che hanno già completato il ciclo vaccinale. «Procede sempre più spedita – sottolinea l’assessore alla Salute Ruggero Razza – la campagna vaccinale nell’Isola: un evidente segnale, da parte dei siciliani, di volere ritornare a una vita normale. Un risultato che, da un lato, consente a tutta Italia di procedere a passo spedito verso l’immunizzazione dell’intera popolazione, dall’altro premia gli sforzi della Regione che, proprio in queste settimane, ha potenziato ulteriormente la rete di Hub e Centri di vaccinazione».