Auguri Maestro Camilleri,

oggi compie 93 anni e gliene augureremmo altrettanti se non suonasse da presa in giro, inducendole forse una di quelle tirate con cui il dottore Pasquano invita Montalbano a non scassargli i cabasisi.

Auguri Maestro. L’abbiamo ascoltata con emozione a Siracusa questa estate, è stata una notte speciale, di immensa suggestione: Tiresia-Andrea che, seppur cieco, ha dato la vista a moltissimi che senza di lui mai avrebbero aperto un romanzo, mai l’avrebbero letto con divertimento e frenesia, mai si sarebbero ritrovati a parlare e a godere della letteratura.

Auguri Maestro, Le hanno dato molte lauree ad honorem, le hanno intitolato teatri e hanno perfino dato il suo nome a un asteroide, il “204816 Andreacamilleri”. Immagino con quale distacco sornione lei guardi a questi simboli del successo, a questi riconoscimenti di una fama che le è esplosa addosso all’età in cui di solito gli uomini vanno in pensione, e per questo dev’essere stata più dolce e assieme più stupefacente per lei.

Auguri Maestro, credo che la storia le riconoscerà l’immenso merito di aver resuscitato l’anima e l’orgoglio siciliano attraverso la sua lingua bellissima. Quel “grammelot” pirotecnico che stupisce migliaia di lettori (ma come lo traducono, Maestro?) e che in chi ha una certa età innesca indicibili tenerezze, essendo la versione letteraria della lingua dei nostri padri e nonni, quel sicil-italiano con cui si parlava nelle case borghesi, prima che la televisione “normalizzasse” il nostro lessico e relegasse il siciliano ad idioma, figlio di un dio infimo, elemento di subalternità sociale e culturale. Una lingua parlata assai in Sicilia, una lingua bastarda però, mai esistita formalmente quella in cui ha scritto tanti romanzi Maestro. Mai esistita finchè lei non le ha dato dignità narrativa e diffusione urbi et orbi e quindi chiara fama. E così l’intercalare siciliano il mescolare volgare e dialetto è stato sdoganato. Uno non è più ignorante adesso, piuttosto “parla come Montalbano”. E lo sappiamo che dietro quella lingua c’è lavoro, e studio, e attenzione certosina, e passione letteraria, che in letteratura niente è più difficile di quello che al lettore pare semplice leggero.

Auguri Maestro