Alessandro De Angelis per HuffPost

L’infaticabile lavorìo di Mattarella,
imparziale ma non neutrale

L’ultima toppa riguarda il “ritocco”, apportato in Commissione Affari costituzionali, alla norma che affida alle Corti d’appello i ricorsi dei richiedenti asilo. Insomma, alla fine il governo, rispetto alla prima versione del decreto flussi, ha concesso più tempo ai giudici per organizzarsi. In mezzo, tra la prima e la seconda versione, il grido di dolore indirizzato dalle Corti d’appello al Quirinale. Con successivi approfondimenti e consigli proprio dei suoi uffici giuridici, per sminare le criticità. Il penultimo e terzultima tentativo di “toppa”, in ordine di tempo, riguardano invece il decreto sicurezza, già approvato alla Camera. Una è sulle madri detenute: per colpire le borseggiatrici era stata prevista la possibilità che le donne incinta e le madri con figli di un anno potessero andare in carcere; l’altra il divieto di acquistare..

Non solo Open Arms, su Salvini
anche le critiche dei colonnelli

Il cronista registra una ariaccia vera nella Lega. Succede sempre così: le botte elettorali scoperchiano malumori trattenuti e contraddizioni irrisolte. Ma su questo torneremo tra un po’. Prima, focus stretto su Matteo Salvini. La sua vera preoccupazione è il processo Open Arms, che arriva a sentenza il 20 dicembre. C’è chi racconta la favoletta che, se lo condannano, in fondo gli fanno un favore, perché può giocarsela sul martirio per aver difeso i confini. Mica tanto: facile fare i condannati coi processi degli altri. La condanna è sempre un bel problema, soprattutto per un leader abbastanza consumato. L’elemento positivo è il contesto, e infatti Salvini punta tutto su quello. In questo clima – Donald Trump, Elon Musk, l’Albania, il cattivismo delle parole e delle politiche – il dibattito sul “se..

Musk, Bannon e DeSantis:
gli zii d’America della Meloni

Elon Musk dà l’avviso di sfratto ai giudici italiani, rei di impedire la difesa dei confini. Matteo Salvini, trenta secondi dopo, si allinea perfettamente, anche nelle argomentazioni. Sostituisce quelle ideologiche, e tardo-berlusconiane, dei giorni scorsi (“comunisti”) col Musk pensiero (“mettono in pericolo la sicurezza nazionale”). Giorgia Meloni tace, ma a palazzo Chigi è impegnata a ricevere Ron DeSantis, il governatore della Florida anti-woke, anti-diritti e anti-Disney, in quanto colosso del politicamente corretto. Flashback: quando Ron De Santis sembrava dovesse correre per la Casa Bianca, il leader leghista, arringando le folle alla vigilia delle elezioni italiane, disse: “Con lui il mondo sarebbe un posto migliore”. Continua su Huffington Post

Col papocchio De Luca la sinistra
rischia il k.o. pure in Campania

Attenzione, attenzione, nuovo avvincente capitolo della serie “House of De Luca”. Un uccellino ci segnala che martedì prossimo, il 5 novembre, mentre il mondo sarà col fiato sospeso per quel che accade alla Casa Bianca, il nostro prepara il colpo gobbo a palazzo Santa Lucia. Che, ca va sans dire, nel suo cuore è molto più importante, vuoi mettere. Vincenzo De Luca, questo il colpo, porterà in Consiglio regionale la legge sul famoso limite dei mandati sfidando tutti. Roba forte. Chiediamo un’intervista: “Per ora il governatore è in modalità zen, parlerà dopo il voto in Consiglio”. Insomma, la finta quiete prima della tempesta. Continua su Huffington Post

Meloni, anatomia di uno sfogo. Il perché del voto anticipato

Quando Giorgia Meloni si incavola è oggettivamente irresistibile. Tratto popolano, linguaggio anche colorito, tutto si può dire fuorché che finga o che abbia perso l’autenticità: me so’ rotta, me ‘sto a fa un mazzo tanto pe’ questi qua, sono stanca. Effettivamente, dalla ripresa post ferie, ogni giorno ce n'è una: prima la soap pompeiana, poi il caso Spano, ridda di chiacchiere e veleni, eccetera. Direbbe un politologo che sta misurando i limiti della sua classe dirigente. Gli sfoghi, ultimamente, si concludono con una frase su quanto sarebbe meglio andare a votare. Addirittura, talvolta, proseguendo su questo filo di pensieri, si spinge a dire quanto sarebbe meglio tornarsene all’opposizione magari con un bel trenta e passa per cento, lasciando agli altri le grane di un paese ingovernabile e strozzato dal patto..

La polvere sotto il pratone. Salvini
a Pontida per coprire le debolezze

La settimana di Salvini potrebbe finire peggio di come è iniziata? Per esempio, per citare il capolavoro di Mel Brooks Frankenstein Junior, potrebbe piovere, trasformando il pratone di Pontida in una grande pozzanghera. Almeno la colpa sarebbe attribuibile al fato, perché ciò che dipende dalla sua volontà, su cui il leader della Lega è particolarmente indulgente, peggio di così non poteva andare. La settimana nera si apre con l’arresto di Luca Lucci, detto il “Toro”, il capo ultrà del Milan, già noto alle cronache per attività illecite, con cui l’allora ministro dell’Interno si era fatto immortalare, nell’epoca dell’onnipotenza. Può succedere lo scatto compromettente, se sei al Viminale un po’ meno, e comunque non è proprio uno spot virtuso quell’istantanea che lo accompagna a ogni disavventura del capo della curva sud...

M5s: tra Grillo e Conte
finisce a carte bollate

In altri tempi, quando riempiva le piazze (e le urne) con l’indignazione collettiva, Beppe Grillo avrebbe trovato modo di dilettarsi, in un giorno come oggi, sul romanzo pompeiano di Gennaro Sangiuliano. Mica male – praticamente un rigore a porta vuota – lo spettacolo di un ministro che racconta in tv, nell’ora di massimo ascolto, di aver voluto dare una consulenza all’amante, bloccata poi dalla moglie e tante altre amenità. E invece la notizia che ci regala – e questo conferma l’autoreferenzialità in cui è precipitato - è un post (leggetelo qui integrale) che, nel suo mondo, è un punto di non ritorno. In sostanza, vuole dire due cose: comando io in quanto garante del Movimento (non Giuseppe Conte) e, se non si fa come dico io, ho gli strumenti giuridici..

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