Giuseppe Maria Del Basto

In regalo a Sabrina la “Federico II”, con tre milioni di budget

Avida, ingorda, famelica. Non ci sono più aggettivi per descrivere Sabrina De Capitani, la faccendiera calata dal Nord per rastrellare in Sicilia, con la copertura di Manlio Messina e Gaetano Galvagno, carrettate di piccioli. Non le sono bastati i quarantacinque mila euro pagati cash dall’avventuriero lussemburghese che, con la scusa di Cannes, ha piazzato una truffa milionaria alla Regione. Non le sono bastati i bonifici dell’impresario Nuccio La Ferlita che l’ha dovuta ringraziare dell’intermediazione con il presidente dell’Ars per il concerto di Capodanno a Catania. Non le bastavano le ricompense di Marcella Cannariato e della Fondazione Dragotto e non le bastava nemmeno lo stipendio di portavoce. La “califfa” Sabrina ha preteso e ottenuto in gran segreto da Gaetano Galvagno non solo il pieno e totale possesso della Fondazione Federico II..

Cronache di una molto disonorevole seduta dell’Ars

Sono scesi in campo mostrando i muscoli e dicendo che il loro unico obiettivo era quello di difendere il tremulo e traballante Gaetano Galvagno. Ma in realtà volevano solo difendere le proprie mance e i propri privilegi. I più alti dignitari di Palazzo dei Normanni ieri, martedì primo luglio, hanno offerto uno spettacolo che ogni sincero democratico dovrebbe subito cancellare dalla memoria. Hanno balbettato per un’ora e passa dicendo che volevano tutelare la dignità di un presidente sottoposto, povero figlio, a un’ingiusta gogna mediatica. Ma in realtà volevano solo preservare un loro antico e consolidato costume: quello di foraggiare, con carrettate di denaro pubblico, le fameliche clientele sparse nei territori della Sicilia e di trasformare ogni legge in uno strumento utile per favorire parenti, amici e pagnottisti. Hanno improvvisato discorsi..

Ma il sondaggio su Schifani non dice tutto ciò che ci aspetta

Renato Schifani non sta attraversando una stagione favorevole. Man mano che passa il tempo e si avvicinano le prossime elezioni i nodi vengono al pettine e l’ordinaria amministrazione non basta più. Si è visto con i cantieri della Palermo-Catania. Sembrava tutto tranquillo. Poi c’è stato il Colossale Ingorgo e la rabbia della gente ha spezzato in un colpo solo il noioso tran tran del governo regionale, con tutta la sua atavica irrilevanza e il suo cronico immobilismo. Diciamolo: il governatore della Sicilia è accerchiato. A parte le imprecazioni degli automobilisti costretti in autostrada a code di venti chilometri, c’è il malessere dei Coltivatori diretti che non vedono soluzione alla siccità che avanza; ci sono i costruttori edili che denunciano l’inarrestabile trasferimento al nord di risorse destinate alle opere pubbliche del sud...

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