Giuseppe Sottile

Evviva, son tornati
i retequattristi

Lunedì Porro, ieri sera Bianchina, domani Del Debbio e domenica, dulcis in fundo, Mario Giordano. Ci mancavano. Ma per fortuna le vacanze a Mediaset durano poco e il retequattrismo è tornato, più forte di prima, a cavalcare le notizie, a spiegarci la politica, a orientare la massa dei telespettatori. Che, a dire il vero massa proprio non è. Perché Retequattro, col suo circo di ospiti e opinionisti, non si scosta dal cinque per cento. Intanto però tiene il fronte. A fine luglio 2026, a conclusione dell’annata televisiva, si potrà tirare un bilancio e vedere quante volte sono stati intervistati – a giro, dai quattro conduttori – gli amatissimi leader Meloni, Tajani e Salvini. O quante volte sono stati invitati in studio Sallusti, Capezzone, Sinaldi, Belpietro. Ufficialmente, davanti alle telecamere, ci..

Ignazio La Russa,
sminatore zelante

A sminare il percorso di Renato Schifani dalle insidie della politica dovrebbe pensarci Tajani. Ma il segretario di Forza Italia non c’è e di conseguenza provvede Ignazio La Russa. L’altro ieri a Ragalna, il gagliardo patriarca di Fratelli d’Italia si è scagliato addirittura contro la proposta, lanciata da Pietrangelo Buttafuoco, di candidare a Palazzo d’Orleans l’ottimo Luca Zaia, governatore uscente del Veneto. Quella del presidente della Biennale era una palese provocazione culturale. Ma il santo protettore di Schifani l’ha voluta comunque impallinare. Per fortuna sulle candidature deciderà nel 2027 Giorgia Meloni. Che, come si sa, risulta molto irritata dagli scandali che hanno sporcato il suo partito e che ruotano purtroppo attorno a Gaetano Galvagno, il picciotto di Paternò cresciuto per metà alla scuola di La Russa e per l’altra metà..

Se il geloso Renato
ricorre alla mamma

Insidiato dal fratellino Giorgio che vuole strappargli il pallone, il geloso Renato ha creduto bene di rifugiarsi sotto le ali protettrici della mamma. Parliamo del presidente della Regione, Schifani. Il quale, assediato dai franchi tiratori e dalle contestazioni che gli arrivano dai compagni di partito – Marco Falcone e Giorgio Mulè – è volato a Ragalna per farsi garantire la ricandidatura da Ignazio La Russa, il potente santone meloniano che tre anni fa lo ha proposto per Palazzo d’Orleans. Già che c’era, ha acquisito pure il via libera al bis da parte di Gaetano Galvagno, il golden boy di Fratelli d’Italia sotto inchiesta per corruzione. Ma al malmostoso Renato, ossessionato dalla riconferma, della questione morale non frega granché. Lo dimostra il fatto che, per evitare domande sgradevoli, si è fatto..

Una Regione vietata
ai minori di 70 anni

Altro che rinnovamento. Altro che ricambio della classe dirigente. L’invito che Marina e Pier Silvio Berlusconi hanno rivolto ad Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, è destinato a rimanere lettera morta, soprattutto in Sicilia. Politicamente parlando, la Regione somiglia al quadrilatero di Radetzky. Inattaccabile. Ma soprattutto tassativamente vietato ai minori di settant’anni. Qui le redini del comando sono in mano a quattro leader – non chiamiamoli cacicchi, per carità – che si trascinano sul palcoscenico del potere da un quarto di secolo, o forse più. Si chiamano Renato Schifani, Raffaele Lombardo, Totò Cuffaro e Totò Cardinale. Il più giovane è Cuffaro, 67 anni, gli altri veleggiano attorno ai 75. Nessuno scandalo, ovviamente: l’età anagrafica potrebbe anche essere fonte di saggezza. Solo che da queste parti si vede poca saggezza e..

Todos romanzeros,
todos camilleros

Scrive il mio amico Totò Rizzo dopo avere rievocato odori e memorie della sua amata Porto Empedocle: “Ordunque è ufficiale, con la benedizione delle istituzioni e la complicità del numero 100: nasce il camillerismo. Giusto, ogni tanto bisogna rinnovare l’armadio degli alibi per darsi un credito culturale, per autoassolversi e buttarla in cuio al rio destino. Dopo il gattopardismo, lo sciascismo, il giovannipaolismo – granitici lasciti del secolo scorso – finalmente un capo nuovo per tutte le stagioni, le magagne, i piagnistei e gli antroposofismi. Da lassù qualcuno vi guarda, magari un po’ serio, come nella celebre icona, poi secondo me, chiusa la persiana, si fa una nicotinica risata, alla Nenè, alla marinisi”. Todos romanzeros. Todos Camilleros. Si libreranno in volo, col commissario Montalbano, nel blu dipinto di blu delle..

I manager? Inutili
Parola della Faraoni

Dio ce l’ha data e guai a chi ce la toglie. Parliamo di Daniela Faraoni che, come assessore alla Sanità, non ha eguali nelle altre regioni del Paese. Lei non governa, consola. Ha davanti il disastro del “118”, la società che dovrebbe garantire il pronto intervento con le autoambulanze, e che fa? Ci invita alla comprensione e dice, senza imbarazzo, che i poveri cristi del 118 “stanno attraversando un momento veramente difficile”. Stop. Daniela Faraoni si ritiene esentata da qualsiasi iniziativa. Non la sfiora nemmeno il sospetto, ad esempio, che sarebbe suo dovere la nomina, dopo sette mesi, del direttore dell’Asp di Palermo. “Tanto la barca va”, starà pensando la furbetta. E non si rende conto che, così facendo, finisce per trasmettere un messaggio bizzarro: i manager sono inutili; sono..

L’ultimo sfregio
a fratel Biagio

Nicola Tarantino – lo ricorderete – è stato il super burocrate che ha dato copertura allo scandalo di Cannes dove l’ex assessore al Turismo, Manlio Messina, ha bruciato oltre tre milioni di euro. Nonostante il suo nome sia stato mascariato dal dossier della procura sugli sprechi della Croisette, Tarantino è ancora a capo della Film Commission che gestisce con lo stile dello “spendi & spandi”, tanto caro al Balilla. Tutte le regioni prevedono per ogni produzione cinematografica un contributo massimo di 500 mila euro. Tarantino, unico in Italia, l’ha portato a 750 mila. Successe così che, quando fu il turno del film su Biagio Conte, i soldi erano già finiti: li avevano rastrellati i sette produttori più “sostanziosi”. Lasciando fuori dalla graduatoria il dovuto omaggio al missionario laico per il..

Resistono le greppie
della corrente turistica

La corrente turistica di Fratelli d’Italia si spezza ma non si piega. Neppure l’inchiesta per corruzione ha spinto Elvira Amata ad abbandonare gli sprechi e la gestione padronale del sottogoverno. Con una faccia di bronzo così resistente da sfidare non solo la magistratura ma anche la decenza, l’assessore al Turismo si ostina a mantenere sotto gestione commissariale sia l’Orchestra Sinfonica sia Taormina Arte, gli arrugginiti carrozzoni della Regione che il suo leader e maestro – l’intramontabile Balilla – ha trasformato in due greppie utili solo per foraggiare le clientele, le amiche e il super pagnottista della comunicazione fortemente raccomandato da Palazzo d’Orleans. La nomina dei consigli di amministrazione sarebbe il primo passo per riportare ordine nei due enti. Ma finirebbe la babilonia che all’Amata e all’allegra compagnia degli scandali piace..

Un Tajani distante
da Palazzo d’Orleans

Anche Antonio Tajani comincia a capire che la parabola di Renato Schifani ormai precipita verso il nulla. Costretto, per dovere d’ufficio, a difendere le ragioni della presidenza della Regione contro la nomina della leghista Annalisa Tardino al vertice dell’Ente Porto, il leader di Forza Italia si è tenuto sulle generali. Molto distaccato, quasi infastidito. Non sfugge ai suoi occhi che il governo della Regione fa acqua da tutte le parti; che gli alleati, tranne il devoto Cuffaro, sono tutti sull’orlo di una crisi di nervi; che il gruppo parlamentare dei “berluscones” trabocca di rabbia e di risentimenti verso Palazzo d’Orleans. A parte qualche smaccato regalo a Mediaset – i concerti pagati con denaro pubblico e ripresi dalla tv – il partito di Tajani ha ricevuto da questo governo più discredito..

Vacilla pure il sogno
di uno Schifani bis

Il governo della Regione si prepara a celebrare il terzo compleanno. Si farà festa, si tirerà un bilancio, si formuleranno i buoni propositi per il tempo che resta ancora da vivere e da regnare. Si spengono, va da sé, le candeline e, con le fiammelle, anche alcune speranze. A cominciare da quella che prevedeva la possibilità di un secondo mandato per il presidente Renato Schifani. In Forza Italia c’è una inarrestabile fronda interna; la corrente turistica di Fratelli d’Italia – la stessa che garantiva il massimo di copertura – è finita fuori gioco per un’inchiesta della magistratura; gli autonomisti di Raffaele Lombardo non vedono l’ora di assestare il colpo finale e anche la Lega è sul punto di rottura. Tranne il fedele Totò Cuffaro non si intravede all’orizzonte un alleato..

Gerenza

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