Giuseppe Sottile

La bella Regione
che non ti aspetti

Ma è lei o non è lei? Ci sono momenti in cui la Regione ti appare come una Gran Signora: agile, efficiente, gentile e soprattutto pronta a rispondere, senza contorsioni né barocchismi burocratici, alle esigenze dei cittadini, delle imprese, delle comunità. E’ la Regione moderna e tecnologicamente a passo coi tempi; è la Regione che tutti abbiamo sognato e che, purtroppo, troviamo sulla nostra strada solo rarissime volte. L’abbiamo incontrata, per esempio, ieri. Quando l’Irfis, diretto da Giulio Guagliano, ha pubblicato il bando che rende operativo il decreto del governatore Renato Schifani sull’editoria siciliana. In meno di venti giorni gli uffici di via Bonanno hanno elaborato un documento snello, chiaro, semplice, lineare. Senza quella muffa inutile e cespugliosa che quasi sempre finisce per appesantire i provvedimenti della Regione. Già. Ma..

Il retequattrismo
e il gioco delle faccine

La curva nord del retequattrismo ha vissuto ieri sera, sulle reti Mediaset, il suo momento di gloria. C’era da sostenere un passaggio cruciale per il governo Meloni: quel decreto sicurezza che di fatto inserisce nel codice almeno dodici nuovi reati e un buon numero di nuove aggravanti. Per evitare che la sinistra prevalesse – “non prevalebunt”, si legge nella Sacre Scritture – la destra ha schierato in studio le due punte più acuminate: un Daniele Capezzone come sempre sferzante, aggressivo, impietoso, incontenibile; e un piritollino di nuova generazione, ufficialmente di Forza Italia. L’uno e l’altro abituati a usare nei dibattiti, oltre alle parole anche le faccine: il regista li inquadra e loro sistematicamente smontano e sviliscono – con sorrisetti ironici e segni di insofferenza – i concetti dell’avversario. Nello show..

La furba infallibilità
del Viceré di Sicilia

Bisognerebbe forse rileggere i documenti del Concilio Vaticano che nel luglio del 1870 proclamò l’infallibilità del Papa. Perché tra quelle carte dev’esserci certamente un codicillo che estende gli effetti del dogma, oltre che al Soglio di Pietro, anche al Viceré di Palazzo d’Orleans. Cioè a Renato Schifani, il presidente che non sbaglia mai. Le responsabilità infatti sono sempre degli altri: di chi lo sostituisce, di chi lo circonda o di chi lo affianca nel governo di questa sfortunata Regione. Le scelte sulle strozzature della Palermo-Catania le ha fatte lui che è il Sommo Commissario. Ma appena è esploso lo scandalo di un ingorgo indecente e insopportabile, il Gran Camaleonte si è tirato subito indietro e ha scaricato la responsabilità sui vice commissari. Anziché recitare un umile “mea culpa” si è..

Le forche caudine
della Palermo-Catania

Le fonti ufficiali non dicono quanti sfortunati automobilisti sono rimasti impigliati ieri nelle forche caudine di Altavilla e Bagheria lungo l’autostrada Palermo-Catania. Si limitano a puntualizzare che la coda del rientro ha sfiorato i venti chilometri. Facile immaginare le imprecazioni che in quelle ore di calvario sono volate al cielo. Ed è altrettanto facile prevedere che alle emergenze già in calendario per la prossima estate - siccità e sanità - bisogna aggiungerne un’altra: la viabilità. Al tempo dell’antimafia chiodata un sindaco fanatico, affiancato da un gesuita forcaiolo, sognava di trasformare Palermo in un grande Ucciardone. Quel sogno malsano si è in parte avverato. Oggi da questa città non si esce. Si evade. E il rientro è un’avventura ancora più improba: dopo le forche di Altavilla e Bagheria bisogna superare un..

Meloni riceve Macron
“Contrordine, compagni”

"Contrordine, compagni era la stilettata con la quale “Il Borghese” sbeffeggiava la fede “cieca e assoluta” che i militanti comunisti riponevano nelle parole dei loro leader. Una fede così intensa oggi non la ritrovi più in nessun partito, meno che meno tra gli eredi del Pci. Sopravvive solo tra i retequattristi di prima fila che ogni sera, dalle reti Mediaset, spargono parole d’amore e santità sul governo Meloni. Un loro punto fermo è stato in questi mesi l’attacco a Emanuel Macron, colpevole – si fa per dire – di avere tentato anche lui, al pari della “ducetta”, di accreditarsi come “pontista” tra Trump e l’Europa. Gli zelanti guardiani della rivoluzione meloniana lo hanno deriso, insultato, sputacchiato. Ma oggi il presidente francese sarà ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi...

Congiunzioni e inciuci
dei riformisti del Pd

Scrive Salvatore Merlo sul Foglio che i riformisti del Pd non sono una corrente ma una congiunzione. Non fanno opposizione e non fanno rumore. Fanno presenza. Sono quelli che, per esempio, vanno alla manifestazione di Milano il 6 giugno e il giorno dopo pure a quella di Roma. “E bisogna immaginarseli indaffarati a prenotare i treni per arrivare in orario qui e lì. Con quelli che condannano l’antisemitismo e con quelli che evitano accuratamente di nominarlo. Con chi parla di genocidio e con chi ritiene che genocidio sia una parola sbagliata”. Con Calenda e con Fratoianni. Con Schlein e con chi si chiede come mai Elly sia potuta diventare segretaria del Pd. Fin qui Merlo sul Foglio. E i riformisti del Pd siciliano? Li trovate sui banchi dell’opposizione e all’un..

Quei “senza rossore”
arruolati dalla Regione

Nuccia Albano, assessore alla Famiglia, poteva pensarci prima a tenersi lontana dalla difesa medico che aveva coperto la malattia e la latitanza del boss Messina Denaro. Ma ci ha pensato dopo, quando la sua leggerezza è finita sui giornali, creando non pochi imbarazzi al Presidente della Regione, Renato Schifani. Bastava rifletterci un po’: le istituzioni hanno perso smalto ma meritano ancora un briciolo di rispetto. La stessa riflessione è mancata a Ferdinando Croce. Dopo ciò che è successo all’Asp di Trapani, il manager avrebbe dovuto uscire di scena in punta di piedi e con un pizzico di rossore dipinto sulla faccia. Lo scandalo dei referti di tumore consegnati con mesi di ritardo ha indignato l’Italia. Invece il patriota Croce ha pensato bene di invitare i dipendenti e dare l’addio al..

Quei Beati Paoli
dei berluscones

Sono gli eroi della notte. Con il viso coperto dalle mascherine, i deputati di Forza Italia lasciano al tramonto le dorate stanze di Palazzo dei Normanni e, travestiti da Beati Paoli, vanno in giro a raccontare le loro frustrazioni. Contestano l’immobilismo del presidente della Regione, Renato Schifani, e i tenaci silenzi del coordinatore azzurro, Marcello Caruso. Non solo. Maneggiano con destrezza il segreto dell’urna. E, con un puntuale sabotaggio delle iniziative del governo, continuano a invocare l’intervento del segretario nazionale, Antonio Tajani, per un ripristino della democrazia interna. Ma sul far dell’alba, concluse le scorrerie della notte, si riconsegnano alla grisaglia dell’ufficialità. E stilano un documento, impettito e risentito, per condannare ciò che loro stessi hanno detto e fatto contro Schifani e Caruso. E’ la politica, bellezza!

Una caduta di stile
al Teatro Massimo

Fuoco incrociato sul Teatro Massimo. Ha aperto le danze Repubblica che ha annunciato la nomina a direttore artistico del maestro Alvise Casellati, padovano, 52 anni, figlio della ministra per le Riforme, Elisabetta Alberti Casellati, ex presidente del Senato e forzista come Renato Schifani, suo predecessore a Palazzo Madama e presidente della Regione. La nomina “sarebbe la contropartita della conferma di Marco Betta”, uomo del sindaco Lagalla, al vertice dell’ente lirico. All’un tempo è intervenuto, con un post carico di amarezza, il giornalista Gery Palazzotto, per anni braccio destro dell’ex sovrintendente Francesco Giambrone. Ha ricordato che per onorare Falcone e Borsellino il teatro ha messo su, a partire dal 2017, una trilogia di opere sui misteri delle stragi. Quest’anno, silenzio. Il Massimo s’inchina alla politica e dimentica i due eroi dell’antimafia.

Gerenza

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